Scuola: riforme e teatrino
Avete seguito, naturalmente, le notizie di cronaca a proposito della approvazione della Giunta Provinciale del Disegno di Legge "Salvaterra" (ma sarà poi del tutto suo questo disposto?). I giornali ci hanno soprattutto riferito della trattativa interna fra Salvaterra in persona ed il partito dei DS.
Il tema qual era? Può la Provincia di Trento farsi una legge che riguarda l’ordinamento scolastico della Scuola a carattere statale diversa da quella che si è data o si darà (come nel caso della riforma delle superiori voluta dal governo di centro destra, ma inattuata)? Dice Salvaterra, e riportano i giornali: "No, non si può perché la provincia ha potere concorrente". Invece, dice il partito di sinistra al governo: " No, non si deve perché se no ci tocca attuare la riforma Moratti".
Il dibattito è continuo, tutti e due dicono di no, tant’è che alla fine riescono a concordare la soluzione. In Trentino non si farà quasi nulla di diverso dal quello che è riportato nelle norme nazionali. E quindi in Trentino si farà come si deciderà di fare a livello nazionale. Soddisfatti i contendenti, ci rimane solo da chiedere a cosa è servita la farsa. Stai a vedere che grazie all’accanito confronto sul nulla non c’è stato modo di accorgersi che entrambi avevano concordato di dare milioni di euro all’Arcivescovile e scuole similari. In questo almeno il Trentino anticipa il nazionale, perché il governo Berlusconi questa legge ancora non è riuscita a farla. Ma che bravi!
Sorprese e previsioni. Si legge, stamane, che la solita amminsitrazione provinciale avrebbe deciso di chudere l’istituto professionale "Don Milani" di Rovereto nel quadro di una radicale riorganizazzione del sistema scolatico in Val Lagarina. Il piano, del quale si ha qualche vaga indiscrezione e nulla più, prevederebbe la costruzione di un polo linguistico incentrato sulla neo Arcivescovile, cui la Provincia ha dato 10 milioni di euro. Si sono scadalizzati in parecchi, stando a quanto si apprende. Fra questi, anche un paio di amici sindacalisti di scuola della CGIL, ed anche uno della CISL.
Siamo sorpresi, perché Donatella Boschetti, regista del Consiglio Provinciale dell’Istruzione per nome e conto della CGIL, a suo tempo ce l’aveva messa proprio tutta per chiarire che distinguere fra la scuola privata e quella pubblica è un nonnulla laicista. Ci sorprende anche, ma un po’ meno, del collega della CISL che si sorprende proprio quando finalmente la scuola confessionale va a sostiture quella pubblica: proprio come la CISL da tempo convintamente va sostenendo.
Il Presidente e la cultura istituzionale. Dice Lorenzo Dellai, in una delle sue frequenti apparizoni mediatiche: "La scuola è scuola, senza aggettivi". Noi in Italia, come in molti paesi dell’occidente, abbiamo inventato il diritto positivo. Non è poca cosa, perché grazie al diritto positivo sono state scritte le costituzioni, e la legislazione scritta è sostanzialmente un punto fermo della nostra vita sociale. Ma non ovunque è così. In altre parti del mondo il diritto viene trasmesso oralmente, si confonde con la tradizione non scritta e viene interpretato da appositi preposti, fra i quali gli Imam. E’ vero che noi del sindacato scuola siamo piuttosto allenati a raccogliere come citazione di fonte di norma "il dirigente mi ha detto", ovvero "ho sentito dire", oppure "i colleghi dicono". Però è anche vero che il Presidente è un’altra cosa e se lui interpreta la Costituzione e le norme di diritto pubblico amministrativo vorrà dire che ha avuto l’incarico di abbandonare la storia del diritto occidentale ed adottare quella in voga fra i cultori del diritto interpretato dai preposti arcani.