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QT n. 11, 4 giugno 2005 Servizi

Due testimonianze

Un’aspirante mamma e una malata di sclerosi multipla si raccontano e spiegano perché voteranno sì.

Un’aspirante mamma.

“Mi chiamo Francesca, ho quasi 38 anni e le mie possibilità di avere un figlio calano velocemente, mano a mano che l’età aumenta.

Il desiderio di un bambino è arrivato quando la nostra coppia è diventata stabile (siamo insieme da tre anni). La natura non ci ha aiutato: abbiamo fatto moltissimi esami, fino a quando il verdetto è stato inesorabile. Il mio compagno è sterile, non può avere figli.

Voleva lasciarmi, il peso di non poter diventare padre era insostenibile. Sono stati momenti dolorosi, evitavamo di essere a casa nello stesso momento, a volte il desiderio di un figlio mi sembrava solo egoismo, altre volte diventava un’ossessione.

Durante una tristissima vacanza in Inghilterra ho avuto un’emorragia; la ginecologa che mi ha curato, una donna di colore, ha capito la sofferenza del mio cuore e mi ha spiegato con calma che la soluzione poteva essere l’inseminazione artificiale: sicuramente era un atto di amore, il più grande. Siamo tornati da quel viaggio in Inghilterra con il solo desiderio di provare.

Nel frattempo la Legge 40 aveva tolto la possibilità della fecondazione eterologa. Increduli, abbiamo chiesto in vari ospedali italiani, ma niente, adesso è vietato.

Ho scelto quindi una clinica in Austria e ho fatto vari esami e colloqui. Il costo è notevole (oltre seimila euro), e si aggiunge al mutuo per la casa; ma non vogliamo coinvolgere i nostri genitori e alla fine il mio compagno si è fatto anticipare la liquidazione.

Il mese prossimo sarò ricoverata per la fecondazione; abbiamo la speranza che basti un solo tentativo, ma non è così facile, meglio non farsi illusioni.

Si deve cambiare la legge con questo referendum, non ha senso che le coppie debbano andareall’estero, non tutti se lo possono permettere economicamente, anche se per avere un figlio si è disposti ad indebitarsi. Sono sicura che nessuna coppia sterile, anche se cattolica, rinuncerà a questa possibilità solo perché in Italia è vietato”.

Una malata di sclerosi multipla.

“La sclerosi multipla è entrata prepotentemente nella mia vita undici anni fa, con una prima paresi alla gamba sinistra. Da anni il mio corpo lanciava campanelli d’allarme che non erano interpretati dalla medicina ufficiale; ma una diagnosi precoce non aveva senso in questa malattia incurabile. In quegli anni era meglio non sapere, la certezza di avere la sclerosi multipla provocava un immediato peggioramento fisico.

Sono stati gli anni peggiori. Intorno a me tutti minimizzavano. Chiedevo spiegazioni e ricevevo pacche sulle spalle. Sarebbe stato giusto essere informati, trovare un medico capace di dire: “I suoi disturbi possono essere dati dalla sclerosi multipla, segnale di una grande sofferenza interiore. Solo con un atteggiamento positivo lei può contrastare questa malattia, ma deve cambiare la sua vita, volersi bene, fare quello che desidera, evitare stress e fatiche inutili”. Sarebbe stato un discorso onesto, lo avrei accettato mettendo in moto ogni risorsa per guarire il mio dentro. Avrei passato più tempo con i miei figli adolescenti, con gli amici, lavorato di meno, viaggiato per il mondo, cercato emozioni profonde e lasciato andare il passato senza più soffrire.

Ho saputo della mia malattia solo quando era conclamata e la mia vita aveva già subito una brusca frenata.

La lista delle cose che non posso più fare si allunga d’anno in anno. Correre, sciare, andare in bicicletta, ballare, camminare con passo sicuro, salire su un autobus, fare le scale, prendere un bambino in braccio.

Le mie capacità sono altre e le assaporo con gioia perché so che potrebbero essere a scadenza. Adesso ho più tempo per coltivare la mia anima, leggere, ascoltare musica, guardare un film, pensare con calma, prestare maggiore attenzione alle persone, scrivere usando la tastiera (a mano è diventato difficile), sapere che la vera ricchezza è quella interiore. La sofferenza mi ha cambiata, addolcita, perché la saggezza è il dolore che si cristallizza.

La cosa che evito è piangermi addosso, ma sono privilegiata perché riesco ancora a camminare per una decina di minuti e posso talvolta dimenticare che, al prossimo attacco, dovrò forse accettare la sedia a rotelle.

La scienza medica ha fatto grandi progressi: fino a dieci anni fa la sclerosi multipla non dava scampo, era incurabile e inguaribile. Poi, con la scoperta di farmaci come l’interferone e il copolimero, si è ottenuto un rallentamento della malattia, anche se solo in certe forme; ma siamo ancora lontani dalla soluzione.

La vera speranza per noi ammalati sono le cellule staminali. Solo queste cellule possono ricostruire la mielina danneggiata e ridarci l’uso delle gambe.

Ho visto in televisione dei topolini malati di sclerosi multipla e incapaci di muoversi, mettersi a correre dopo il trapianto di cellule staminali. Ecco, è il mio sogno, e quello dei miei sfortunati compagni di sventura: correre lungo una spiaggia o in mezzo ad un prato verde.

Voterò sì a questo referendum e con me, e per noi, lo faranno sicuramente tutte le persone dotate di sensibilità”.