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QT n. 4, 26 febbraio 2005 Servizi

Convenzione della Alpi, il desolante esempio del Trentino

Disattenzioni e debolezze della politica nell'attuare la Convenzione (soprattutto in Trentino). A questo punto le associazioni ambientaliste...

Le Alpi sono una Ecoregione? Non c’è dubbio, anche se questa entità non ha alcun riferimento istituzionale. C’è una convinzione sociale diffusa, anche politica, che le Alpi rappresentino un contenitore di biodiversità naturali, un insieme di risorse fondamentali per il futuro dell’Europa; proviamo solo a pensare alle ricadute che l’utilizzo della risorsa idrica viene ad avere per tutti noi e per l’agricoltura delle grandi pianure.

Fra i nostri rappresentanti istituzionali questa percezione è ancora assente. Ovunque si parli di montagna non si fa mai riferimento ai protocolli della Convenzione delle Alpi: il governo sta facendo il possibile per evitare la ratifica definitiva dei protocolli al Senato; il Segretariato è un organismo latitante, privo di proposta e la Consulta Stato-Regioni manca di ogni struttura operativa. Ma anche l’Unione Europea non brilla in sensibilità: infatti l’Europarlamento non è ancora stato chiamato a ratificare i protocolli della Convenzione.

Proprio per superare le disattenzioni e le debolezze della politica l’associazionismo ambientalista alpino italiano si è ritrovato a Feltre per individuare le strategie più efficaci nel rendere esigibili, a qualunque livello, i contenuti della Convenzione delle Alpi.

Il periodo, vicino al rinnovo delle amministrazioni regionali e delle grandi città alpine, è ottimale: le diverse aree politiche presenteranno programmi specifici in grado di evidenziare le emergenze della montagna? Con questo passaggio l’ambientalismo offre al mondo politico la possibilità di costruire politiche coerenti di sviluppo delle aree rurali, nella gestione delle risorse paesaggistiche, forestali e idriche, nel promuovere anche nelle Alpi laboratori convincenti nel mondo della ricerca, superando le attuali offerte di lavoro che puntano sulla precarietà e acuiscono disagi sociali (il settore turistico).

Nella ricerca delle coerenze legislative delle Regioni con gli obiettivi dei protocolli della Convenzione, ci si rende conto di come la situazione normativa possa risultare certamente sufficiente, complessivamente positiva. Solo singole Regioni sono totalmente inadempienti.

Ma quando si leggono le decisioni politiche che vengono imposte ai territori il panorama diventa desolante. Il Trentino è un esempio forte di questo percorso: in molti casi abbiamo anticipato legislazioni nazionali ed europee, ma in questi ultimi anni la Giunta provinciale di centro-sinistra ha demolito l’impianto delle regole, le ha rese aleatorie tanto da poter costruire e potenziare nuove aree sciabili, passare con infrastrutture pesanti nei parchi (Pinzolo-Campiglio-Passo Rolle), trascurare problemi di sicurezza pubblica (Val della Mite, Mastellina). Le conoscenze tecniche dei vari servizi sono state irrise, asservite al volere politico, mentre la partecipazione pubblica ai processi decisionali è oggettivamente resa impossibile sia ai cittadini che alle associazioni (ancora il Trentino e l’Alto Adige insegnano).

Ci sono emergenze che non possiamo più eludere e che non si possono affrontare con decisioni dettate dall’emergenza: pensiamo all’inquinamento da traffico, quindi al problema della mobilità, pensiamo alla difesa della risorsa idrica e dei ghiacciai come bene pubblico da tutelare per il futuro di tutta Europa, pensiamo alla necessità di conservare all’agricoltura i pochi suoli rimasti liberi nei fondovalle e al recupero dei terreni abbandonati, pensiamo alla totale assenza di indicatori quali-quantitativi che ci permettano di "misurare" il bene ambientale e la sua qualità.

Davanti alla povertà culturale dimostrata in tutte le sedi internazionali dal nostro Governo, per ridare voce alle motivazioni che muovono la cultura ed il vivere in montagna, una voce soffocata dal grido dei grandi interessi economici delle pianure, una buona parte della società civile si mobilita, scuote anche le associazioni e promuove questa azione di sensibilizzazione delle Regioni e delle Comunità montane. Mentre si avvia questo impegnativo percorso, si apre da subito una nuova esigenza: rendere esigibile, ovunque , la legislazione presente, smascherare le furbizie dei politici troppo legati alla promozione di interessi particolari e svuotati di idealità, ridare senso alla qualità del vivere e dei saperi.

Vedremo nei prossimi mesi come questa azione si svilupperà e come l’associazionismo saprà diffonderla sui territori: vedremo se le forze politiche che si dicono attente all’ambiente e alla difesa della salute rimarranno ancora una volta inerti e insensibili.