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QT n. 22, 24 dicembre 2004 Monitor

I ragazzi (poco) irresistibili

La non brillante commedia di Neil Simon resa con seria professionalità, ma senza mordente, dal Teatro Stabile di Trieste.

Fra le commedie di Neil Simon, "The Sunshine Boys" non è la più brillante. Il ritmo è rallentato per lasciare spazio a pause, riflessioni, introspezioni normalmente in sordina. Irresistibile, in realtà, è solo lo sketch del dottore; per il resto, il copione regala battute e gag incisive con minore frequenza del solito. Una pièce, dunque, in cui si ride a tratti e fino a un certo punto, almeno in generale.

Antonio Salines.

La traduzione italiana di Masolino D’Amico non esalta né appiattisce il testo originale, conservandone luci ed ombre. Francesco Macedonio aggiunge invece un pizzico di brio con la regia, aiutato dalle performance di buona parte del cast. Assolutamente in ruolo Antonio Salines (Al Lewis); strepitoso, carico d’energia, tanto da rubare la scena – non sempre gli applausi – al comprimario Dorelli. Merito, forse, della sua formazione di artista da cabaret. Degni di nota anche Orazio Bobbio nei panni di Ben Clark, ma soprattutto Maria Serena Ciano e Zita Fusco, due splendide infermiere agli antipodi: tanto sbrigativa e impassibile la prima, quanto sexy e civettuola la seconda.

Nel complesso, una dignitosa prova della Contrada – Teatro Stabile di Trieste, a cui talora è mancato proprio l’appoggio del nome illustre: Johnny Dorelli. Apparso sottotono, quasi intorpidito, il suo Willy Clark ricordava in alcuni momenti non un "grande comico del passato" ma la sua ombra. Ciò è dovuto, con ogni probabilità, ad un’immedesimazione nel personaggio, al tentativo riuscito di calarsi nella condizione psicologica di chi è stato dimenticato, escluso dal mondo dello spettacolo. Eppure, ci si aspetterebbe ugualmente più ironia, più cinismo da un uomo con una carriera da invidia (ci riferiamo a Willy non a Johnny); Dorelli, al contrario, schiaccia qualche volta di troppo il piede sul freno, affievolendo – non spegnendo – la vitalità sopita di Clark.

Ciò non ha impedito allo spettacolo di ottenere un meritato successo, sebbene si potesse osare di più. La forma, d’altronde, sfiora l’impeccabile. Le scenografie di Lauro Crisman sono accurate e adatte a creare la giusta ambientazione in ogni minimo dettaglio; di rado abbiamo visto appartamenti così ben ricostruiti su un palcoscenico. Nella media le musiche di Dorelli (che nel comporle si firma col suo vero nome, Giorgio Guidi), che non spiccano particolarmente, e d’altronde non c’è motivo per cui ciò avvenga: il loro scopo è puramente "funzionale", al limite dell’esornativo. Ogni melodia assolve il proprio compito con diligenza, fornendo all’azione una cornice sonora, né insignificante né invadente.

Johnny Dorelli.

Tutto sommato, un allestimento apprezzabile, spiritoso, competente… forse anche troppo. Le scintille si sono fatte desiderare e, alla fine, ci resta piuttosto la cenere. "

I ragazzi irresistibili" non hanno graffiato a fondo; il segno che ci hanno lasciato è debole, ma sicuramente migliore di "Molto rumore per nulla". Un conto è piegare una valida compagnia ed un mostro di bravura come la Goggi a un’operazione insulsa e dimenticabile; un altro è andare avanti con serietà, magari con qualche caduta, mostrando amore e rispetto per il teatro. Di questo rendiamo onore a Dorelli, Salines, alla Contrada, così come a Macedonio, D’Amico e Crisman. Con l’augurio che il loro prossimo lavoro, qualunque esso sia, dimostri più mordente.

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