Una nuvoletta fantozziana
Da qualche tempo un destino maligno perseguita Dellai, il suo partito e lo stesso Consiglio provinciale.
Da impolitico lettore di giornali non saprei dire in quale misura la cosa dipenda da regole inadeguate che governano le istituzioni; quanto da comportamenti che ormai l’opinione pubblica non vuol più tollerare; e quanto da personali atteggiamenti arroganti del presidente. Il fatto è che su Dellai, sulla Margherita e più in generale sul governo della Provincia da qualche tempo veleggia una cupa nuvoletta fantozziana.
Dopo i recenti servizi sui privilegi dei nostri consiglieri comparsi su Repubblica, che secondo il presidente "avevano causato al Trentino più danni di quanti ne aveva fatti l’alluvione del ’66", ecco a fine novembre uscire l’Espresso con un articolo ("Dellai quante ne fai"), che ricordando varie vicende, fra cui "i rapporti al minimo storico tra la Margherita e i DS", conclude che "sembra essersi inceppato il meccanismo di una Provincia che per 10 anni è stata uno dei fiori all’occhiello dell’Ulivo nazionale".
Sprezzante anche stavolta il commento di Dellai, che evoca il complotto: "C’è chi, in cambio di una citazione sui giornali nazionali, si presta a spargere veleno facendo male a tutta la comunità".
Dopo di che la nuvoletta fantozziana concentra le precipitazioni direttamente sul partito del presidente e sul Capo stesso. Sull’Adige del 28 novembre Beppe Zorzi, fra i fondatori della Margherita, accusa il "pragmatismo senz’anima e accentratore che riduce ogni cosa a problema da risolvere in giornata".
Il 1° dicembre Franco De Battaglia, sul Trentino, boccia la politica di Dellai nei confronti degli alleati, rilevando che "non giova molto al presidente l’aver appiattito il Patt fin quasi a cancellarlo e l’aver quasi trasformato i Ds in una corrente della Margherita. Lo fa invece sentire più solo, con la sindrome, così frequente in chi detiene un potere quasi assoluto, dell’accerchiamento".
Il 2 dicembre si ha notizia dei risultati di un sondaggio nazionale, dal quale risulta che il gradimento di Dellai, rispetto al 60.8% con cui fu eletto, è precipitato al 51.2%. Il che, naturalmente, non smuove l’interessato: "Non ho mai dato peso ai sondaggi... sono assolutamente refrattario a questo tipo di indagini" - dichiara sul Corriere del Trentino.
Il 3 dicembre, poi, ha inizio la sia pur moderata rivolta dei peones margheritini con le dichiarazioni del consigliere Guido Ghirardini, amareggiato da una domanda di suo figlio: "Papà, cosa stai a fare in Consiglio? A scaldare una sedia?". E il papà, purtroppo, deve dargli ragione: "Noi consiglieri siamo ridotti a fare i soldatini… Siamo qui incatenati a mille rituali, costretti a prender atto delle proposte della giunta per poi alzare la mano quando si vota… Ci sono decisioni, a volte, che leggiamo sui giornali e apprendiamo non nel gruppo o nel partito, ma dai giornali, appunto".
Concorda con lui, l’indomani, un altro consigliere suo compagno di partito, Adelino Amistadi, che deplora le "interminabili discussioni, certe volte con la sensazione che ci sia chi si parla addosso e solo in funzione della diretta TV". Ma c’è di peggio: "Noi, che siamo i legislatori, ci troviamo a discutere e approvare dei disegni di legge fatti da altri - la giunta provinciale - senza essere stati prima coinvolti". E Tiziano Odorizzi, altro dellaiano, si dice a sua volta "d’accordo al cento per cento con quanto ha detto Ghirardini".
Prova a correre ai ripari il capogruppo del partito, Giorgio Casagranda, che minimizza: "Non ci sono drammi. E’ stato un anno di rodaggio"; mentre altri spiegano il malessere col fatto che alcuni consiglieri, già amministratori locali o imprenditori, hanno fatto l’abitudine alle decisioni rapide e mal sopportano i tempi lunghi e le ritualità vigenti in Consiglio. Il che è senz’altro vero, ma certamente non spiega tutto.
Apparentemente sopito il mugugno interno, è dagli alleati diessini che, il 6 dicembre, arriva una nuova doglianza, ad opera di Ottorino Bressanini. Il titolo - "Consiglio soffocato dallo strapotere di Dellai" - fa pensare ad una responsabilità personale imputata al presidente, ma non è così: "Arrivano troppi disegni di legge fatti dalla giunta" - dice Bressanini. Ma "il fatto che Dellai goda del potere che si trova ad avere, non è mica perché è cattivo. C’è una legge elettorale che lo mette in quella posizione".
Anche questo è vero. Ciò non toglie che Dellai, a volte, si allarghi ulteriormente, come quando, di testa sua, annuncia una seconda università a Trento di cui nessuno aveva mai sentito parlare (La “ridicola” università del Governatore).
Come reagire a questo diluvio di fatti e fatterelli che rischia di affogare la credibilità di Dellai, del suo partito e del Consiglio stesso (e abbiamo tralasciato la gaffe dei ventilati aumenti ai sindaci, con conseguente litigio fra lo stesso Dellai e Molinari)?
Il presidente del Consiglio, Giacomo Bezzi, ci prova a modo suo, imponendo (vedi L’Adige dell’8 dicembre) l’obbligo di cravatta per i consiglieri. Dopo la figuraccia rimediata con l’intervista a Repubblica sui privilegi dei consiglieri (vedi La colpa è della macchina fotografica?), Bezzi rischia grosso: dio non voglia che gli capiti fra i piedi qualche inviato delle Iene o di Striscia la notizia.