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Forza Italia in Trentino: 10 anni formidabili?

Un libro dei militanti berlusconiani per celebrare il decennale del Club Forza Trento. Un'inaspettata e acuta rassegna autocritica di dieci anni di (meritate) sconfitte. Della serie: quando i militanti sono meglio dei dirigenti.

In tema di anniversari, ricordavamo le commosse dichiarazioni dei trentini reduci da Roma, dov’erano andati a festeggiare con Berlusconi i 10 anni del movimento: ‘Anch’io gli sono arrivato vicino! Mi ha dato la mano. Ora sono felice’".

"Forza Italia è il solo partito vicino alla gente… l’unico modo per fare il bene del popolo. Se non ci fosse F.I… sarei come spaesato"

"Alla fine Silvio mi ha abbracciato: un ricordo che non dimenticherò mai".

E in tema di iniziative editoriali c’era il buffo precedente del fascicolo inviato agli italiani nell’imminenza delle politiche del 2001, con le 200 foto del Capo in 128 pagine, la censura sul suo divorzio, le bugie sulle cause che determinarono la caduta del suo primo governo, e tutto il resto.

Questi precedenti spiegano perché l’annunciata uscita di un volume, edito dal "Club Forza Trento! Nonsoloclub", associazione fiancheggiatrice di Forza Italia, sui dieci anni di vita di quel partito nella nostra provincia, non ci aveva granché interessato. Non ci prendemmo nemmeno il disturbo di andarne a ritirare (gratis) una copia alla conferenza stampa di presentazione. Poi il presidente del club, Giovanni Tommasi, è venuto gentilmente in redazione a portarci il libro; allora ci siamo sentiti in dovere di darci un’occhiata, trovandovi parecchie sorprese, e siamo qui a darne conto.

Punto e a capo. 1994-2004, dieci anni di Forza Italia nel Trentino", curato da Adriana Mongiovì Zanghellini, sono 160 fitte pagine che ricostruiscono minuziosamente, soprattutto con infinite citazioni tratte dalla stampa locale, un decennio di dibattito politico e di vicende elettorali; con un occhio particolare, evidentemente, alle dinamiche interne a Forza Italia e alla Casa delle Libertà. L’autrice, nel cucire queste citazioni, ci mette poi del suo ed è qui che trovi quello che non ti aspetteresti in un testo che ritenevi puramente autocelebrativo.

Non che manchi la consueta vulgata del centro-destra, come un’iniziale filippica contro il comunismo e una fremente invettiva contro "l’atteggiamento supino di molta parte dei dirigenti delle sinistre di fronte alle richieste degli esponenti islamici… Questi cittadini ammantati di buonismo… non vedono nella stragrande maggioranza delle perentorie richieste dei capi religiosi islamici il profondo e destabilizzante tentativo segregazionista, intollerante e antidemocratico che esse nascondono e non ne notano l’assoluto disprezzo verso l’infedele, e soprattutto verso la donna… e verso la cultura occidentale e cristiana…". Il tutto originato dalla sensata richiesta di poter disporre, nel cimitero, di uno spazio riservato alle sepolture secondo il rito musulmano.

Né mancano le ripetute lamentele contro l’atteggiamento pregiudizialmente ostile della stampa nei confronti di Forza Italia, anche se - e già questo è un passo avanti - il partito, "spesso e volentieri, fa di tutto per cadere nella trappola giornalistica".

Ma col procedere della lettura ammissioni di questo genere, che depongono a favore della serietà dell’autrice, si moltiplicano. Ai tempi di Mani Pulite – leggiamo - "noi tutti o quasi accogliemmo con favore questa forma di giustizialismo… In essa vedevamo la rivincita contro anni di politica clientelare perpetrata dai partiti… e contro un sistema di corruzione generalizzata e condivisa".

Delle modalità con cui fu fondata e propagandata Forza Italia non si nasconde "tutto il contorno, anche folkloristico", e si ammette che per le elezioni del ’94 fu organizzata una "campagna pubblicitaria del tipo utilizzato per il lancio di un prodotto commerciale".

Quanto alla caduta del primo governo Berlusconi, la colpa non fu di una congiura giudiziaria (il famoso avviso di garanzia), come lamentava Berlusconi nel suo opuscolo auto-agiografico prima citato: responsabili ne furono "l’individualismo, l’imperizia, l’improvvisazione, quella improvvida del principiante che si trova improvvisamente nella stanza dei bottoni".

Ma è trattando le vicende locali di Forza Italia che il panorama s’incupisce ulteriormente. Pazienza se l’organizzazione femminile del partito, Azzurro Donna, "è un organismo di facciata che non conta nulla. Nulla a livello nazionale e tanto meno a livello locale". Ma anche i maschi si comportano male. Alle elezioni comunali del ’95, Maurizio Perego "è un candidato troppo giovane, politicamente e amministrativamente inesperto". Lui e Innocenzi "non danno mai l’impressione di possedere forti capacità di mediazione e soprattutto di ascolto". Insomma, c’è "una sostanziale assenza di feeling con la società trentina", e per di più "un deficit di comunicazione fra dirigenza e base, e la presenza del malsano vezzo del pettegolezzo all’interno", ed un continuo rincorrersi di "piccole faide interne".

Anche nel merito delle scelte concrete, c’è da ridire; come quando, partendo da un articolo comparso su Questotrentino e concordando sulla nostra analisi, l’autrice conclude: "Il prestare una maggiore considerazione ai temi ambientali è una sollecitazione che i sostenitori di Forza Italia dovrebbero rivolgere con vigore costante agli esponenti azzurri, i quali sembrano ignorare… che le questioni ambientali sono d’importanza vitale"

Ma rieccoci agli esami elettorali, che non finiscono mai, e con esiti quasi sempre insoddisfacenti: se alle elezioni comunali del 2000 "l’aggregazione delle opposizioni del centro-destra non sfondò, malgrado le affermazioni soddisfatte dei suoi esponenti", decisamente peggio andò alle provinciali del 2003, dove Forza Italia "paga lo scotto di 10 anni di battaglie perse, d’incoerenze, di litigi e defezioni all’interno e nell’ambito delle alleanze di coalizione"

Di fronte a questa dirigenza che non ne indovina una, i militanti di base si sentono "trascurati, non ascoltati e lasciati a se stessi". Il che è particolarmente pericoloso perché queste persone non hanno, per lo più, una lunga storia politica alle spalle, sono fragili "militanti neofiti, con le aspirazioni idealistiche e un senso di compartecipazione alle vittorie e alle sconfitte molto sentiti e per questo passibili di venir facilmente frustrati", col rischio quindi di abbandoni in massa e di smottamenti elettorali.

Il libro segue e documenta passo dopo passo l’intricata e tormentata vicenda delle lotte intestine fra chi auspica soprattutto il dialogo coi centristi, chi tende a riprodurre l’alleanza nazionale e chi vuole far da solo: una storia burrascosa che ad un certo punto fa dire all’autrice "Il lettore potrebbe constatare di avere in testa una totale confusione e non avrebbe torto. Questo benedetto Polo, come e con chi, ma soprattutto chi vuole farlo in Trentino?" Il guaio - spiega - sono le "troppe primedonne alla ricerca del successo personale. Gestire il capitale che porta in dote Mamma Provincia fa gola a tutti i partiti".

Se questa interpretazione del dibattito interno, venata com’è di qualunquismo, non può evidentemente soddisfare, più chiara e motivata appare la critica in occasione dell’ultimo congresso di Forza Italia. Anche stavolta Adriana Mongiovì Zanghellini riprende, concordandovi pienamente, una intera pagina di commento comparsa sul nostro giornale in cui si sottolineava come la dirigenza del partito fosse sempre più in mano ad ex democristiani, da Malossini a Zampiccoli, uomini decisamente poco propensi a certi estremismi berlusconiani. Ma quello che noi notavamo quasi con compiacimento, per lei è un guaio: "La presa di distanza da Berlusconi e dalla C.d.L da parte della dirigenza appena insediata rischiano di contagiare altre realtà autonome…, in un rincorrere ognuno le proprie specificità" E poi, "se al centro s’incontrano Margherita, Forza Italia, Udc e Patt, che senso avrà scomodarsi per andare ad adempiere al nostro diritto di voto?… Che democrazia dell’alternanza sarebbe, ovvero, che democrazia sarebbe?"

L’utilità di questo libro, in definitiva, è soprattutto quello di tratteggiare un ritratto abbastanza definito del militante (non dell’elettore, il cui profilo è molto più variegato) di Forza Italia. Che è a suo modo un rivoluzionario, fermo alle promesse berlusconiane di dieci anni fa, forse disattese ma per responsabilità degli alleati e di dirigenti incapaci, non certo del Capo, che, se potesse… Con un po’ più di cultura, insomma, i nostri forzisti seguirebbero le orme di un Giuliano Ferrara, che neppure a Berlusconi lesina le critiche, accusandolo di scarsa fermezza nell’attuazione dei suoi progetti più iper-liberisti. E forse rifletterebbero sul fatto che la mancanza di democrazia interna che essi indicano come pesante palla al piede di Forza Italia in Trentino, a livello nazionale è ancor più marcata. O forse il fondatore del partito può, in quanto tale, comportarsi come un autocrate?

La strada auspicata – a Roma come a Trento - è dunque quella di un’alleanza di ferro con i partiti della Casa delle Libertà, senza rapporti privilegiati con gli ex democristiani e tanto meno accettando che vecchi marpioni di quel partito s’impadroniscano di Forza Italia snaturandola.

Anche perché il rinnegato "giustizialismo" di dieci anni fa ha inevitabilmente lasciato qualche meritoria traccia.

Sta di fatto che le cose sono andate diversamente rispetto alle speranze; e ci piacerebbe sapere come si sarebbe concluso il libro se avesse dovuto trattare anche gli attuali scomposti contorcimenti della maggioranza in tema fiscale. Ma anche così può bastare.

Un’ultima curiosità dobbiamo pur avanzare: perché mai, all’interno di un tale avvilente panorama, il gentile presidente del club "Forza Trento! Nonsoloclub" ha intitolato il suo intervento in chiusura del volume " Formidabili questi dieci anni"?