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Alla corte di Silvio

Una conversazione in aereo, tra una deputata e un imprenditore di Forza Italia: persone intelligenti, pronte, avvedute; ma quando si parla di Lui...

Sull’aereo per Roma, nella fila a tre sedili, mi trovo dalla parte del finestrino; nel posto sul corridoio c’è un noto imprenditore/intermediario in affari, e in quello di mezzo viene a sedersi una deputata, avvenente. Sono entrambi di Forza Italia, e non possono non parlare di politica.

E io non posso, lo voglia o no, non ascoltare.

Lo scambio tra i due è fluido ed immediato: hanno la parola sciolta ed efficace, senza inutili giri di parole; e sono persone intelligenti, avvedute.

La deputata contrappone l’effervescenza di idee a livello nazionale con la situazione di Forza Italia locale, "dove non c’è niente, non c’è dibattito; il partito è in mano a dei mediocri che per programma soffocano tutto".

"Come mai?" - ribatte l’imprenditore.

Silvio Berlusconi e l'amico George Bush.

"Perché così devono fare se vogliono rimanere al comando. Se in un anno si facessero tre convegni, si stabilissero obiettivi per la città, si ridisegnasse la commissione urbanistica... allora si troverebbero spiazzati, sono tutte cose su cui non hanno niente da dire. Per questo bloccano tutto". E’ una dinamica ben nota. Non posso non simpatizzare con lei.

Poi, Corriere della Sera alla mano, passano all’argomento del giorno, il decreto Bersani. Il giudizio ondeggia: "L’Italia è in rivolta" - commentano la serrata dei taxi; ma poi passano all’editoriale di Galli della Loggia, che in buona sostanza accusa il centro-destra di non aver fatto lui le liberalizzazioni. "Ha ragione – commenta la deputata – ha ragione".

"Sì - conferma l’imprenditore – Ma non credo sia colpa di Silvio. Lui badava soprattutto alla posizione dell’Italia all’estero, ai rapporti con gli altri Stati...".

Ci sarebbe molto da ridire: un presidente (imprenditore!) del Consiglio che trascura la politica economica non si è mai visto. Ma il mio vicino è troppo infervorato a tessere le lodi della politica di Silvio: "C’è stata questa sua strategia delle amicizie personali, riuscita in pieno. E lui ha capito in anticipo l’importanza di farsi amico Putin". A me viene in mente un articolo del New York Times che sbeffeggiava la politica berlusconiana delle pacche sulle spalle, in cui il rapporto amicale non era il mezzo, ma il fine; l’Italia, a George e a Vladimir, non poco ha dato, ma nulla ha ottenuto, se non qualche soggiorno in ranch o in dacia.

Il comico Antonio Cornacchione.

Ma il ragionamento dei due miei compagni di viaggio si inaridisce non appena si arriva a toccare Silvio. Allora l’intelletto si appanna, le facoltà critiche scompaiono: i due sembrano imitazioni di Cornacchione, "Silvio qui... Silvio lì...".

Eppure sono persone di mondo; tante cose le capiscono al volo.

"Vengo dall’esperienza socialista" – ricorda la deputata.

"Io ho conosciuto molto bene De Michelis, persona di grande intelligenza – ribatte l’imprenditore – Assieme andavamo a divertirci nei night, erano delle vere notti brave, fino alle luci dell’alba".

"Però avete esagerato".

"Sì. Ma erano dei momenti veri, belli".

"No – la donna è dura - Ne è derivato del discredito, ne siamo stati tutti danneggiati. Da allora De Michelis a Venezia non lo vogliono più".

"Lo so – l’uomo annaspa – ora ha problemi anche con Silvio".

"Sì".

"Nel senso che Silvio si rifiuta proprio di vederlo". Il che, evidentemente, è il massimo delle disgrazie.

Si cambia argomento: il Lombardo-Veneto. L’imprenditore indica in proposito un ponderoso articolo culturale sul Corriere; ne avevo letto la prima colonna, poi la firma prestigiosa non mi aveva trattenuto dal giudicarlo aria fritta e l’avevo piantato lì.

"E’ un tema importante. Dovremo lavorarci sopra con serietà" - dice la deputata.

"Lo penso anch’io. C’è poco da fare, noi come mentalità siamo più vicini all’Austria. Dovremo rifarci a quei valori. Il valore del lavoro, per esempio".

Qui vorrei intervenire. Ma quali valori? A Torino si lavora meno che a Milano? A Genova meno che a Verona?

Un partito nazionale come Forza Italia come può pensare di arroccarsi attorno ad idee posticce in una parte molto limitata del paese? Che si contrae sempre di più, in coincidenza con i risultati elettorali della Lega?

Vorrei presentarmi e inserirmi nel discorso; i due, quando parlano di Silvio, mi sembrano due alieni, anzi due cortigiani settecenteschi; ma sugli altri argomenti dimostrano intelligenza vivace ed esperienza di vita. Mi interessa interloquire. Ma sono lento e i due sono già passati ad altro.

"Silvio, come sta Silvio? – chiede l’imprenditore con un sorriso vagamente ironico (l’uomo non è del tutto omologato).

"E’ ancora arrabbiato".

"Eh, lo so. Quella tremenda notte dei risultati. Non gli è ancora passata". Ma via, sono trascorsi tre mesi! Non riesce a farsene una ragione? Uno che vuol fare lo statista...

"E’ comprensibile. E’ stata una botta tremenda".

"E ce l’ha con Casini. E con Fini".

"Ha ragione".

"Sì".

Silvio ha sempre ragione.