Il parroco e la cooperativa
Anche a S.Michele la globalizzazione provoca degli effetti...
Il parroco di San Michele all’Adige ha commentato pubblicamente il futuro statuto della Famiglia Cooperativa raccogliendone una dura reazione da parte del presidente della cooperativa stessa.
Don Giancarlo Pellegrini (chiamato amichevolmente don Turbo), prete noto anche per la sua rubrica religiosa del sabato su L’Adige e attivissimo anche al di fuori dei confini ecclesiali, l’aveva presa alla lontana partendo dalla globalizzazione che oggettivamente può essere contenuta grazie alle fusioni. "Casse rurali che si uniscono..." - aveva esordito don Giancarlo dalle pagine del bollettino parrocchiale - Anche la Famiglia Cooperativa di San Michele ha fatto un’unione con quella di Mezzocorona…. La fusione è avvenuta con certi accordi che poi si sono rivelati difficili da mantenere. Viene a mancare la partecipazione fatta di interessamento, disponibilità, adesione di nuovi soci. Il pericolo è che alla fine invece che fusione di due realtà in una ci sarà un assorbimento… Alla prossima assemblea dei soci sarà proposta una modifica dello statuto per cui non ci sarà più l’obbligo della presenza di quattro soci di San Michele nel direttivo".
Il parroco aveva poi concluso il suo breve intervento in maniera ecumenica, sollecitando i cittadini di San Michele a sostenere la cooperativa, "una realtà senza la quale la comunità diverrebbe più povera sul piano sociale e di partecipazione civile".
Il presidente della cooperativa, Luca Colletti, ha diffuso una nota scritta (molto più lunga ed articolata dell’intervento del parroco) distribuita nel punto vendita di San Michele, nella quale, tra l’altro afferma di "non trovare etico che un Parroco si pronunci su delle decisioni prese da un Consiglio di Amministrazione… Non penso che fomentare malumori sia compito di un Parroco… Correttezza vuole che prima ci si documenti e poi si sputino sentenze". Insomma, una reprimenda.
La Famiglia Cooperativa di San Michele, verso la metà degli anni Ottanta (sembra che fosse economicamente in difficoltà), cercò ed ottenne la fusione con la più robusta sorella di Mezzocorona. L’accordo, oltre a regolare le questioni economiche e di gestione, aveva previsto che nel Consiglio di Amministrazione fossero garantiti alcuni posti a favore dei soci di San Michele. Nelle fusioni questo tipo di accordi sono la regola. Ad esempio, recentemente, il consorzio ortofrutticolo C5 di Lavis ha assorbito la Sor di Mezzolombardo e l’accordo garantisce la rappresentanza nel CdA anche dei nuovi soci acquisiti.
Il presidente della Famiglia Cooperativa di Mezzocorona, Luca Colletti, ha accusato don Giancarlo di "essere stato male informato e che la territorialità violata del vecchio statuto viene riproposta pari pari nel regolamento che l’assemblea dei soci andrà ad approvare".
La premessa del presidente Coletti è che il direttivo "ritiene che sia ora e tempo di considerare la Famiglia Cooperativa di Mezzocorona e San Michele un’unica azienda e che sia anacronistico pensare a due basi sociali ben distinte… I consiglieri devono essere eletti dalla base per meriti e non per statuto. Non possono proporre dei candidati perché non ce ne sono altri e questi siano eletti per statuto con un solo voto".
Secondo il presidente Coletti, un consigliere di San Michele, per altro in disaccordo con i suoi stessi colleghi del paese, avrebbe informato il parroco in maniera distorta, provocandone l’intervento pubblico. Resta il fatto che lo scritto di don Giancarlo, più che un’ ingerenza, sembra un appello al senso di responsabilità della sua comunità, che ultimamente come tante altre realtà, appare piuttosto spaesata.
Nel frattempo, per usare l’argomento di don Giancarlo, la globalizzazione avanza: le famiglie cooperative di Pressano e Mezzolombardo hanno concluso un accordo e, più sorprendentemente, le casse rurali di Mezzocorona e Mezzolombardo, dopo anni di tira e molla, hanno annunciato la loro fusione. Resiste, per ora, nel suo splendido isolamento, la piccola Cassa Rurale di Roverè della Luna. Infine, come noto, la Società Ortofrutticola Rotaliana ha evitato la liquidazione coatta solo con l’accordo con il Consorzio 5 Comuni.