Giuliano Ferrara, la legge e la morale
Seguo costantemente le trasmissioni di "Otto e mezzo" con Giuliano Ferrara. A volte si impara molto da chi non la pensa come te, più che da un amico politico. Considero Ferrara un grande anchorman, un abile affabulatore, un giornalista acuto e paradossale, un uomo colto e intelligente, spesso però fazioso e arrogante, e non sfugge all’impressione di essere un cinico: una persona che ne ha viste tante e non è più capace né di stupirsi né di vergognarsi.
Un anno o due fa ha candidamente confessato in televisione di avere fornito notizie riservate sul conto del PCI e della situazione interna italiana alla CIA, dietro pagamento in dollari (alcune decine di migliaia). Ero davanti al televisore e sono rimasto stupefatto, soprattutto per la serenità con riferiva il fatto. Da comunista convinto e militante a spione degli Stati Uniti: un bel salto, da volta gabbana acrobatico.
Il mio stupore derivava anche dal fatto che nel nostro ordinamento penale esistono gli articoli 256, 257, 258 e altri che puniscono lo spionaggio politico interno dello Stato, anche se fatto a favore di Paesi alleati. Se Giuliano Ferrara faceva la spia contro il PCI a favore degli USA danneggiava l’interesse politico interno dello Stato, essendo il PCI uno dei fondatori e dei garanti della democrazia italiana: la Costituzione non è firmata solo da De Gasperi ma anche da Terracini.
Ho pensato: adesso Ferrara va in grane. E invece nessun Pubblico Ministero (dove sono le toghe rosse?) si è mosso, neppure per avviare le indagini. Forse il reato era prescritto. Anche questa è un’anomalia italiana: per i potenti, per i grandi ladri e corruttori, per gli amici della mafia i reati sono sempre prescritti.
Sere fa, ascoltavo ancora una volta "Otto e mezzo", e Ferrara riprendendo un intervento del bravissimo storico Sergio Luzzatto, parlava di un presunto abbraccio mortale tra antifascismo e comunismo, che avrebbe indebolito e privato di credibilità il primo. Ancora una volta sono sobbalzato dallo stupore.
Ferrara dimenticava infatti (o voleva dimenticare) che i comunisti sono stati la spina dorsale della Resistenza, cioè della lotta per la libertà e la democrazia, in Francia, in Italia, in Norvegia, in Jugoslavia, nella stessa Unione Sovietica e nei paesi dell’est. Ferrara stava facendo una operazione intellettuale non corretta (per non dire di peggio): confondere l’esecrabile "socialismo reale" prima e dopo Stalin nell’URSS e nei paesi satelliti, con l’afflato di libertà, con la generosità, il coraggio,lo spirito di sacrificio dei comunisti, da cui anche la resistenza azionista e cattolica ha tratto alimento e vigore (vedi la testimonianza di Giorgio Bocca)
Forse ho avuto torto a meravigliarmi di una operazione intellettualmente così spregiudicata. Cosa potevo aspettarmi da un uomo che si è ridotto per denaro a fare la spia a favore della CIA? Mi sembra che a Ferrara manchi un minimo di senso morale. Anche fra i ragazzetti delle elementari l’accusa più sanguinosa è: tu sei una spia! Le notevoli capacità di Giuliano Ferrara non cancelleranno mai questa macchia della sua vita. Ma nessuno è perfetto, diceva quel film.