Kossovo: una storia dimenticata
Del Kossovo non parla più nessuno. Né i giornali, né la televisione. Sembra una storia dimenticata. L’opinione pubblica non ricorda più come è nato il conflitto e ignora la situazione attuale. Ciò non è giustificato ma è comprensibile: gli eventi si susseguono agli eventi, le notizie alle notizie. Inoltre vi sono gruppi di potere che hanno interesse a far dimenticare i propri misfatti e le proprie menzogne (come per l’Iraq). La conclusione che è passata nella maggior parte dell’opinione pubblica è che l’intervento militare è stato umanitario e legittimo, e che ora i problemi sono risolti. Ma ciò non è vero.
Sono passati appena quattro anni, ma quasi nessuno rammenta che l’aggressione alla Serbia avvenne dopo i negoziati di Rambouillet. L’Assemblea nazionale serba aveva accettato tutte le proposte del gruppo di contatto (Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Germania, Italia e Russia) e in particolare "l’autonomia del Kossovo che garantisse uguali diritti a tutti i cittadini e a tutte le comunità etniche" con la presenza di una forza internazionale di controllo. L’accordo fu fatto naufragare all’ultimo momento, dopo l’accettazione serba, con la presentazione di un allegato secondo cui le forze armate della NATO avrebbero avuto "diritto di passaggio libero senza restrizioni e un accesso illimitato in tutta la Repubblica federale di Jugoslavia, compresi il suo spazio aereo e le sue acque territoriali".
Di fronte alla prospettiva della occupazione dell’intero territorio jugoslavo, i Serbi rifiutarono come avrebbe fatto qualunque Stato sovrano. I bombardamenti della NATO cominciarono subito, colpendo non solo installazioni militari, ma anche civili. ospedali, fabbriche, ambasciate. Il 9 giugno, dopo 78 giorni di bombardamenti massicci, la Serbia capitolava, accettando una presenza internazionale con forze Nato nel solo Kossovo: un risultato già contenuto nei negoziati di Rambouillet ma non nel famoso allegato. Una guerra inutile, dunque, a meno che il vero obbiettivo fosse quello di creare un protettorato Nato nel cuore dei Balcani, che permette la contro pulizia etnica albanese: dei 200.000 Serbi che vivevano in Kossovo ne restano ora solo 60.000.
Per quanto riguarda la legittimità dell’intervento militare, l’articolo 2 paragrafo 4 della Carta dell’ONU proibisce agli Stati membri di usare la forza per la soluzione di controversie internazionali, ovvero per violare l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di altro Stato.
Conclusione: la guerra alla Serbia è stata illegittima e inutile. Si potrebbe obbiettare che la guerra ha avuto almeno un risultato positivo (che non era però tra gli obiettivi): l’allontanamento di Milosevic (con due anni di ritardo) e il rinvigorirsi della democrazia in Serbia. Ma la democrazia c’era già in Serbia: c’erano i partiti, le manifestazioni di piazza, la libertà di stampa, il Parlamento, Milosevic era in minoranza. Era proprio necessario fare una guerra con tutti i suoi orrori per accelerare il cambiamento? No davvero: bastava togliere l’embargo e avvicinare la Serbia all’Europa.
Per quanto riguarda l’Italia, le violazioni della Costituzione a causa della partecipazione al conflitto sono state macroscopiche: Articolo 11(L’Italia ripudia la guerra..), art. 78 (Le Camere deliberano lo stato di guerra...), art.87 (Il Presidente della Repubblica dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere...). Tutte e tre queste norme sono state ignorate.