Fiemme 2003: i mondiali della riconciliazione?
Così si sperava che fosse, dopo gli scandali di Fiemme ‘91; ma purtroppo...
Tra mille difficoltà dovute alle condizioni del tempo, temperature alte ed assenza totale di neve, in valle di Fiemme ci si avvicina ai due appuntamenti nazionali più importanti dello sci nordico: la Marcialonga e i campionati mondiali, questi ultimi previsti dal 18 febbraio al 1° marzo.
La valle sta facendo il possibile per cancellare dalla memoria il precedente appuntamento del 1991. Erano stati i mondiali legati agli scandali della strada di fondovalle, di Mondialfiemme, del torrente Avisio irreversibilmente sconvolto: erano stati i mondiali gestiti nella totale assenza di trasparenza amministrativa. Ogni opera (strada di fondovalle, stadio del salto, stadio del fondo, palazzo dei congressi) venne affidata al consorzio di imprese trentine in assenza di aste pubbliche e di ogni ricerca di risparmio. Ogni struttura venne conclusa con il raddoppio dei costi preventivati, la strada di fondovalle passò dalla previsione di una spesa di 23 miliardi a un conto definitivo che superò i 180 miliardi. Mondialfiemme S.p.A. per quell’appuntamento spese oltre 220 miliardi di denaro pubblico.
I mondiali che ci apprestiamo ad accogliere fra poco più di un mese vengono presentati come i mondiali della riconciliazione sociale, in quanto non vi è più conflitto con gli ambientalisti (le opere sono ormai realizzate) e di riconciliazione con l’ambiente. Ma al di là degli altisonanti titoli e di una stampa che sembra addomesticata, incapace di scavare fra le notizie, o semplicemente impigrita, in valle vi è scarsa percezione dell’avvenimento. Si raccoglie distacco, stanchezza, nonostante la presenza di 1.200 volontari, nonostante l’intervento delle scuole. Dodici anni fa, pur in presenza di un duro conflitto, la situazione era opposta: si vivevano attese, il fermento era reale, il volontariato motivato. Oggi tutto viene deciso in modo verticistico, dentro le scatole dei municipi, nei rapporti con le società impiantistiche.
Si ha la netta impressione che questa offerta dello sci di fondo nello scenario mondiale risulti solo funzionale agli interessi dello sci di discesa, mentre ancora una volta lo sci nordico viene interpretato come parente povero del turismo di montagna, adatto a costruire passaggi di serenità, di contatto con l’ambiente. Non è un caso che in una delle cartine della valle in abito invernale l’area del Cermis venga illustrata a ridosso di Bellamonte, confinante con Lusia e Rolle: l’intero gruppo del Lagorai sparisce, è cancellato.
Nell’organizzazione si enfatizza l’ottenimento della
certificazione ISO 14001, il marchio di qualità ambientale. Ormai lo si sa, questo, più che un marchio ambientale, è una certificazione di efficienza organizzativa, è un marchio che ha perso sostanza. Non è un caso che nessuna associazione ambientalista fra quelle riconosciute a livello nazionale sia mai stata coinvolta nell’organizzazione. Non è un caso che nonostante una specifica richiesta al comitato organizzatore dell’appuntamento le organizzazioni sociali e sindacali non abbiano nemmeno ottenuto risposta alle loro proposte. La questione ambientale diventa solo una cornice barocca carica di retorica e priva di contenuti.
All’avvenimento non troviamo affiancato nulla di eclatante. Troviamo mostre d’arte (merita attenzione quella su Valentino Rovisi), una generica presenza di folclore, equitazione su neve e le solite offerte gastronomiche. Sono assenti sinergie importanti fra settori produttivi diversi, non troviamo gemellaggi di qualità o di eccellenza. Ci si poteva aspettare una qualche riflessione sulla deriva dello sport dei nostri giorni. Poteva essere ripresa la questione doping dopo gli scandali delle ultime olimpiadi invernali (vennero coinvolti i finlandesi e campioni come la Lazùtina), poteva trovare attenzione l’affacciarsi del doping nello scialpinismo, o il collegamento con le tristi vicende del ciclismo, o del calcio e le denunce ormai provate dai fatti avanzate dall’allenatore Zeman.
Si è invece preferito investire nell’inno dei mondiali, una canzonetta scritta da Vito Pallavicini e Carlo Alberto Rossi intitolata senza sarcasmo alcuno "La neve": "Vola sulla neve fin lassù e una stella troverai, oltre il blu, oltre il blu"- è uno dei versi più ispirati del motivo, per il resto troviamo parole e ritmi banali: anche in questo caso, con un minimo costo, si poteva investire in eccellenza, si è scelta l’ordinaria semplicità.
Si scivola anche sui costi della ristrutturazione delle strutture. Si sono spesi 2 miliardi e 600.000 euro nel rifacimento dei trampolini, altrettanti per il centro del fondo di Tesero, altri milioni per il centro logistico di Cavalese, il centro di passo Lavazè. Spese definite inevitabili, dovute, anche in una valle ancora e sempre carente di servizi sociali e di risposte culturali.
Per evitare di incorrere nelle figuracce dell’assenza di spettatori del ‘91 si è invece pensato di chiudere le scuole per una settimana, dal 25 febbraio al primo marzo: anche questo un passaggio discutibile, rafforzato in positivo dalla presenza di 100 studenti dell’istituto superiore nella organizzazione dell’appuntamento. Un passaggio, però, che potrebbe essere letto anche in altro modo: l’aver attinto furbescamente all’utilizzo di manodopera scambiandola per offerta formativa dei giovani.
Nel frattempo questa prima parte dell’inverno si conclude con prospettive allarmanti riguardo il turismo della neve. Si è ripetuta la ormai tradizionale assenza di nevicate, e a questo si è aggiunto un lungo periodo di persistenza di temperature alte, di piogge copiose fino a 1500-2000 metri di quota; in due mesi si sono lette temperature inferiori allo zero solo in due-tre nottate.
Fino all’Epifania le distese prative erano verdi, trovavamo fiorite le violette e nei giardini le rose, negli orti ancora raggiante il radicchio, nei boschi l’erica aveva assunto il vivace e intenso colore che le dona la primavera. E’ così saltato l’appuntamento di Coppa del Mondo previsto a Lago di Tesero il 14 e 15 dicembre, come sono saltate altre gare: i cannoni per l’innevamento avevano alzato bandiera bianca.
Nonostante questa situazione climatica ormai consolidata, in Provincia si continua a sostenere la costruzione di impianti fallimentari come Val Jumela, la pista del Cermìs che arriva fin dentro l’Avisio, i collegamenti di Colbricon e Pinzolo, le piste sul Bondone. Nemmeno davanti all’evidenza si riesce più a riflettere e cambiare pagina.
E’ dentro questa quadro che la valle di Fiemme si appresta a ripetere i percorsi già visti nel 1991. Sarà una iniziativa che non lascerà in valle alcun valore aggiunto, né economico, né culturale. Eppure, davanti a tanta disponibilità finanziaria, bastava poco impegno per consolidare investimenti di lungo periodo. Ma si è preferito ancora rimanere all’ombra dell’industria dello sci di discesa, anche mentre si organizza un’offerta che avrebbe dovuto risultare alternativa.