Retribuzioni e privilegi
Quanto apparso nelle scorse settimane sulla stampa locale e su questa rivista in merito alle retribuzioni dei nostri amministratori, dirigenti pubblici e rappresentanti politici nazionali e provinciali potrebbe tessere la trama e il copione di un nuovo libro di Collodi, e così Benigni potrebbe reiterare il successo cinematografico di Pinocchio. Uno scenario peraltro intriso di falso moralismo e di tanta demagogia .
I nostri politici non gradiscono parlare pubblicamente di queste tematiche ma invece operare nel silenzio delle stanze ovattate ove si smorzano le criticità e ci si arrende facilmente all’imponderabilità delle norme e delle regole parallele secondo il principio delle analogie e delle omologazioni, come se la determinazione delle regole non facesse parte delle loro responsabilità. E’ evidente che le aspirazioni per una ottimale retribuzione, in rapporto alle professionalità e responsabilità attribuite ed esercitate, sono più che legittime. Così anche l’equiparazione tra parlamentari nazionali e consiglieri provinciali e regionali, può essere fondata. Perché allora stracciarsi le vesti?
Dall’altra parte giudici, dirigenti generali e capi ufficio stampa hanno retribuzioni analoghe o superiori . La rincorsa e l’intreccio tra le diverse situazioni per ottimizzare le posizioni e le rendite è palese, ma tutti stanno difesi e coperti e negano l’evidenza perché ci sono tanti scheletri negli armadi e quindi il muretto difensivo è sostenuto da tutti gli interessati. Opinioni, pareri, aspirazioni, opportunità in merito a questi sistemi di equiparazione sono stati espressi a più riprese e in tante sedi , ma sempre in modo non ufficiale e così nessuno si è assunto la responsabilità di una proposta generale in materia.
Nessuno che consideri anche il vero problema: la funzionalità e l’efficacia del lavoro dei nostri amministratori, dirigenti e consiglieri delle istituzioni locali, della nostra autonomia come con enfasi sono anche chiamate. Ma ci deve pur essere una sorta di raccordo tra compensi, funzioni e risultati; non può essere solo un problema di soldi, di quanto vengano retribuiti e di come spendano i compensi. A nessuno interessa quanto dei soldi intascati versano ai partiti o ad enti assistenziali. Sentiamo dichiarazioni di moralizzazione negli enti pubblici, ma poi i comportamenti sono sempre analoghi e spudoratamente omologati al sistema e le ventilate riforme non si realizzano mai. E qui c’è analogia tra tutti gli enti ed istituzioni, anche se la stella della nostra Regione brilla più delle altre per favoritismi. Ed infatti è anche quella che paga compensi, benefit e vitalizi dorati e che vuole continuare a pagare nonostante sia ormai senza ruolo e competenze, solo per mantenere un minimo di prestigio.
E’ certo comoda, irrituale e forse illegittima questa situazione. E forse è di scarsa responsabilità la posizione odierna di inadempienza normativa rispetto alle nuove attribuzioni statutarie. L’autonomia provinciale si invoca solo quando fa comodo, ma non si esercita quando si deve. I nostri consiglieri sfuggono a tali questioni ma dovrebbe essere nella loro responsabilità definire le regole che disciplinano il sistema e quindi anche questi aspetti dei livelli retributivi.
La situazione odierna dei compensi, diarie, rimborsi, benefit, vitalizi d’oro, agevolazioni, privilegi è a dir poco scandalosa ed esige una nuova regolazione. Ad ogni aumento periodico si elevano grida di scandalo ma poi tutto si normalizza. E’ comunque grave che i consiglieri si esprimano sottovoce, nei salotti del Palazzo, ma che non si pongano neppure il compito, il dovere giuridico e morale di affrontare in modo organico e formale questi problemi. Gli stessi Presidenti della Giunta e del Consiglio provinciale e regionale affermano che la questione non è assolutamente all’esame. Ma invece dovrebbe esserlo, cari presidenti e cari consiglieri. Oppure si sta barando, si sta facendo tanta demagogia e retorica attorno a tali questioni, favorendo l’orto del vicino che poi sarà di riferimento per il proprio.
E allora si fanno tante dichiarazioni e tante smentite, si perdono le staffe e il senso della misura, schiavi e prigionieri della civiltà mediatica; si fanno i giochi di parole e i distinguo tra il piano tecnico e quello giuridico, tra atti formali e proposte operative, dando atto che tutti sono bravi professionisti cui è dovuta adeguata retribuzione.
Ma c’è oggi l’esigenza diffusa - lo chiede a gran voce il popolo trentino - di determinare ex novo il sistema delle regole e di rompere quindi i meccanismi ipocriti delle rendite di posizione e delle omologazioni al sistema; ed oltre ai politici e ai dirigenti adesso c’è anche il preoccupante fenomeno di un sempre maggiore coinvolgimento e asservimenlo della cooperazione sociale e dei movimenti di volontariato alla gestione del potere economico e finanziario - sono molti quelli che hanno già messo le mani nella mangiatoia....
La nostra autonomia speciale, tanto decantata e non sempre bene utilizzata, dovrebbe essere gestita con la piena responsabilità del ruolo e delle funzioni attribuite agli amministratori pubblici.
Aspettiamo segnali di cambiamento, ma purtroppo sono ancora tanti che vivono alle spalle della politica - quella non trasparente che condiziona e ti toglie gli spazi di libertà - e che dicono le bugie nell’esercizio del dovere; e il libro di Collodi rischia di arricchirsi di tante nuove figure.