Leo Maggi e Elliott Murphy
Leo Maggi, il bravo seppur sconosciuto cantautore che apre il concerto; ed Elliott Murphy, la star del rock, cantante, autore, critico. All'Auditorium di Lavis.
Ruolo ingrato quello di cantanti e gruppi-spalla, categoria del limbo musicale che ogni sera ha il compito di aprire, con una manciata di canzoni, il concerto, in attesa che si materializzi la star di turno. Capita poi di rado che qualcuno, tra stampa e giornali, si occupi di loro. Noi facciamo un’eccezione per lo sconosciuto Leo Maggi, che, in attesa di Elliott Murphy, ci ha regalato mezz’ora di ottima musica e una boccata d’aria fresca nel desolato mondo del giovane cantautorato italico. In realtà il ragazzo proprio un signor Nessuno non è: già lo avevamo ascoltato all’ultimo Premio Pavanello. La sua "Milonga del sognatore" era risultata essere, senza dubbio, la miglior canzone proposta in quell’occasione, ma la giuria ritenne doveroso non prenderla minimamente in considerazione.
Al di là di questo, a Maggi non mancano né le qualità musicali né la presenza scenica stralunata che ricorda Capossela. Melodie raffinate e comunque orecchiabili, lievemente sospese tra jazz e richiami di stampo sudamericano, e testi di buona fattura con espliciti riferimenti letterari. Benvenuto Maggi.
Per il bentornato a Murphy ci pensano, invece, i trecento spettatori dell’Auditorium di Lavis (tutto esaurito). E il cantautore, scrittore e critico musicale di New York li ripaga con due ore e mezza di rock energico, tra delicate ballate acustiche ed improvvise esplosioni blues. Con oltre venti album alle spalle, il repertorio da cui pescare non gli manca e così capita di ascoltare "Last of the rock stars" che risale al primo album "Aquashow" (1973), e brani più recenti come "Eiffel tower blue", "Fix me a coffee", "A little push", tutti inclusi nell’album "Soul surfing".
La voce di Murhy si esalta poi nelle covers: oltre alla immancabili "Little red rooster" e "Gloria", bella la scelta del Dylan minore di "Blind Willie McTell". Gran finale beatlesiano con "Twist ‘n shout" e "Norvegian wood". Davvero niente male per questo artigiano del rock ‘n roll innamorato e innamorato della vita on the road.