La dittatura morbida del centro-destra
Alcuni lettori mi hanno chiesto perché, a mio giudizio, la politica dell’attuale maggioranza di centro-destra metterebbe a rischio la democrazia.
Non penso certo che Berlusconi voglia togliere ai cittadini la libertà di voto e di parola. Temo invece che voglia anemizzare a tal punto questi diritti da renderli innocui o addirittura favorevoli al suo potere.
Gli italiani continueranno a essere liberi di esprimersi e di votare, ma come vuole Berlusconi. Le opinioni contrarie diventeranno marginali, l’opposizione ininfluente, l’alternanza al governo solo un’ipotesi teorica.
Per ottenere questo risultato non occorrono i manganelli né l’olio di ricino. La dittatura morbida attraverso la democrazia formale: questa è la ricetta pericolosa che sta già ingannando i cittadini.
Con quali mezzi Berlusconi cerca di raggiungere questi scopi? A me pare che siano i seguenti :
1) l’attacco continuo contro la magistratura al fine di sottometterla al potere esecutivo;
2) l’abolizione della obbligatorietà dell’azione penale al fine di assicurare l’impunità alla classe dirigente politica e imprenditoriale;
3) l’indebolimento del potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti e dei loro diritti (articolo 18 dello Statuto) per omologare ulteriormente il mondo del lavoro subordinato;
4) il controllo globale dei media (TV e stampa) da parte di chi governa, in modo da condizionare il voto e le opinioni nonostante, anzi grazie alla formale libertà di espressione;
5) la riduzione al minimo degli strumenti dell’opposizione a causa della concentrazione di poteri in una sola persona per via dell’irrisolto conflitto di interessi;
6) una politica "euroscettica" al punto di sacrificare un ministro degli Esteri come Ruggiero, che allenti i vincoli che ci legano all’Europa e consenta a Berlusconi più libertà di manovra nell’evitare o aggirare i comuni obblighi democratici.
Tutti questi elementi sommati insieme tendono a costituire la dittatura morbida della maggioranza. Gli esiti possono essere molto pericolosi. Per fronteggiare questa situazione non basta la denuncia.
La politica del lamento è sterile. Non è sufficiente che l’Ulivo sia la coscienza critica della deriva antidemocratica, ma deve proporsi come guida alternativa al governo del paese. Deve quindi contrastare senza cedimenti le punte offensive del berlusconismo trasformandole in progetti concreti e credibili di segno contrario sui problemi del lavoro, della scuola, della sanità, di una giustizia efficiente e uguale per tutti.
Ma l’uomo non vive di solo pane. Occorre anche un sogno, un’utopia possibile che allarghi l’orizzonte e il respiro della politica toccando l’immaginazione e la coscienza di ciascuno. Questa utopia possibile è, ancora una volta, l’Europa, che già nel 1996 trascinò l’Ulivo alla vittoria. Abbiamo raggiunto il grande obbiettivo della moneta unica.
Ora dobbiamo avere anche una Costituzione, un Parlamento deliberante, un Governo, un comune sentire nella ricchezza delle diversità nazionali.
Questo è il progetto trascinante che può ridare carica e unità vincenti alle forze democratiche del centro e della sinistra.