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Primi per il “Sole”, ma non per i bambini

Secondo alcuni, per vivere bene servono soprattutto tanti sportelli del Bancomat, più che gli spazi verdi e la salubrità dell’aria.

"La Befana di Legambiente regala carbone a Catania" - titola la Repubblica del 5 gennaio. Se si legge un po’ più in giù, si scopre che fra le città che meritano il carbone della vecchina, per essersi poco occupate dei loro baby cittadini, c’è in pole position la nostra Bolzano.

Ma come? Una settimana prima era la prima in Italia per qualità della vita, secondo la classifica del Sole 24 Ore ed ora retrocede così vistosamente?

Dipende da che cosa s’intende per qualità della vita. Per il giornale economico vuol dire avere poca disoccupazione e molti sportelli bancari. Se sull’importanza del lavoro come condizione di certezza e benessere non c’è dubbio, per ciò che riguarda il secondo criterio ed altri di questo genere esiste più che un dubbio. Il dato elevatissimo delle morti per cancro pesa come un macigno sul destino delle persone e delle famiglie bolzanine, ma non pesa nel conteggio del Sole. Eppure nella scala dei criteri per valutare se si vive bene o no, ben prima della possibilità di ritirare denaro ad ogni cantone, la maggior parte degli abitanti delle città pone un ambiente sano e la possibilità di muoversi, incontrarsi, parlarsi nello spazio pubblico senza pericoli.

Nei giorni scorsi ripetuti allarmi inquinamento hanno portato a sospensioni del traffico di qualche ora, del tutto inutili e ridicole a fronte di un problema peraltro del tutto ignorato.

A Bolzano di recente un’iniziativa civica ha proposto di realizzare percorsi protetti per i bambini e le bambine che si recano a scuola. Proposta encomiabile da parte di genitori giustamente preoccupati e civilmente impegnati. Ma come ignorare che si tratta anche di un segnale allarmante dell’incapacità dell’amministrazione pubblica di ammettere i propri cittadini più piccoli (o più vecchi, o meno abili) al diritto di godere dello spazio urbano? L’istituzione di percorsi riservati che cosa significa se non che alcune categorie di cittadini non possono andare con sicurezza dove vanno gli altri?

E che sia così lo conferma la tristissima situazione dei percorsi pedonali, pieni di barriere architettoniche, spietati verso chi non ha piedi per saltare o è troppo vecchio per farlo. E’ incredibile, per chi scrive, constatare l’indifferenza con cui tante diverse amministrazioni si sono susseguite negli anni, senza che sia apparso un solo assessore che prendesse a cuore questo problema.

La qualità della vita è anche altro: e anche su questo la città tentenna. Significa biblioteche di quartiere, luminose e attraenti, e su cui invece da sempre si lesina ogni quattrino, a differenza da ciò che si fa in altri paesi, come Silandro o Appiano: come se non fossero bene spesi quei denari che portano a costruire luoghi intelligenti di aggregazione ed educazione per tutte le età, magari in quei quartieri dove l’unica alternativa "sociale" è costituita dai bar, anche per i ragazzini. Significa un sistema assistenziale con un’ossatura stabile, in cui la pubblica amministrazione non si appoggi mollemente sulla generosità (grandissima ma in contrazione) del volontariato: non è possibile che una realtà ricchissima e civile misuri la possibilità di sopravvivenza delle persone in difficoltà, i servizi loro offerti (e per loro indispensabili), dalla generosità dei singoli.

Significa spazi pubblici da vivere insieme. Le promesse elettorali sulle nuove piazze e piazzette sono state rimpiazzate dalle attuali minacce di densificazione e dalle orribili realtà di piazza Mazzini e piazza Adriano, per non parlare di piazza Matteotti. Un disastro urbanistico e architettonico, dove il diritto alla bellezza, come fonte di gioia e di equilibrio psichico, viene ignorato e anzi offeso.

Evidentemente ciò non conta per la classifica sulla qualità della vita di un giornale economico, i cui redattori abitano l’altrove e frequentano i Bancomat.