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Densità o qualità?

Bolzano ha urgente bisogno di alloggi. Come costruire?

C’era una volta un assessore provinciale all’urbanistica, che con normative urbanistiche severissime frenò la costruzione di alloggi a Bolzano per molti anni. Moltissime persone, non trovando casa nel capoluogo, si trasferirono nei dintorni: a Laives, Appiano, eccetera.

A quei tempi le scelte erano condizionate da un contesto di conflitto etnico, ma la motivazione che veniva avanzata per rifiutare il reperimento di nuove aree, era di carattere ambientale. Per "salvaguardare le aree verdi", sull’onda di ripetute emergenze, furono costruiti i quartieri di viale Europa, con i suoi grattacieli, e di via Ortles, un affastellamento di case senza disegno urbanistico, dei quali - soprattutto del secondo - tutto si può dire ma non che costituiscano un esempio di qualità urbana.

Nel corso del dibattito in corso in Consiglio provinciale su una proposta di modifica della legge sull’edilizia abitativa agevolata, molte voci, fra le quali alcune di Arbeitnehmer (l’ala sociale della SVP), si sono levate a criticare alcuni comuni, e in primo luogo Bolzano, per l’incapacità di mettere a disposizione nuove aree per edificazioni residenziali ritenute necessarie e urgenti.

E nelle settimane scorse proprio da Bolzano si grida ad una nuova emergenza: sono necessari mille alloggi, duemila in due anni. Oppure tremila - ha detto qualcuno.

Il presidente della giunta provinciale ha indicato nel reperimento di nuove aree la via per risolvere il problema: una proposta non indolore, perché si scontra anche con l’opinione di diversi esponenti cittadini della SVP.

Asuo tempo, nel 1989, fu proprio Durnwalder, nel primo periodo della sua presidenza, che affrontò con decisione la questione dell’emergenza abitativa del capoluogo, concedendo l’individuazione di nuove aree edificabili, in una visione moderna, che da un lato cercava di mettere da parte una delle ragioni di frizione fra gruppi linguistici, e dall’altra apriva ad una concezione di Bolzano città capoluogo del Sudtirolo, quindi degna di attenzione da parte della politica provinciale.

Oggi tuttavia sembra che si voglia ritornare a sviluppare la città aumentando la densità dell’edificazione, quindi più case e case più alte, e minore qualità urbana. A chi sostiene che la qualità urbana può essere garantita anche con i grattacieli, è facile rispondere che nel nostro territorio in generale la preferenza va verso residenze non troppo alte e quartieri meno densi. E che l’esperienza del passato dice che all’aumento della densità ha corrisposto una bassissima qualità. Niente verde, o pochissimo verde e pochissimi servizi.

Trovare un accordo politico, per permettere un’espansione di buona qualità della città, che affronti il bisogno di abitazioni, è certamente più difficile, anche se gli aumenti di cubatura sono molto graditi dai costruttori. Ma non vale forse la pena? Non vale la pena di spendere un po’ di fatica per esplorare se non sia giusto e se non esista il consenso sufficiente, non fra i partiti, ma fra le cittadine e i cittadini, per proseguire nella direzione presa nel 1989?

Nel corso della campagna elettorale comunale, la maggioranza delle forze politiche era d’accordo nell’indicare nella mancanza di qualità urbana nei quartieri uno dei problemi che si dovevano affrontare e risolvere.

Non ho mai sostenuto la politica di Alfons Benedikter in questo settore, (anche se gli sono grata per avere salvaguardato le pendici verdi della nostra città, che ne costituiscono un carattere di qualità), soprattutto per il dramma vissuto, per la mancanza di case, da molte persone e famiglie di un paio di generazioni. Nello stesso tempo tuttavia sono convinta che una città non sia fatta solo di case, ma anche di spazi per le persone, i bambini, gli anziani. Spazi verdi e servizi. Spazi per stare insieme. Per vivere in città, per non dover fuggire appena si può dal mare di cemento, in auto, diretti verso dintorni non in grado di sopportare un impatto tanto forte.

A parere di chi scrive, il diritto di scelta, su questioni determinanti per lo sviluppo della città, non è degli addetti ai lavori ma delle cittadine e dei cittadini.

Gli "addetti ai lavori" hanno il dovere di informare esattamente delle diverse opzioni e delle loro conseguenze sulla qualità della vita nella città, anche alla luce degli scempi commessi in passato in conseguenza di scelte determinate da interessi estranei agli abitanti. Gli abitanti hanno il diritto e il dovere di scegliere il modello di sviluppo della loro città.