Crisi della regione: proposte, riforme, balletti?
Da una parte lo scandalo e le inchieste, dall'altra l’ineludibile riforma della Regione, da sempre insabbiata. Intervista ai consiglieri provinciali Passerini (Rete-Ds) Taverna (An) Molinari (Margherita).
E’ esploso il problema della riforma della Regione. Sugli ultimi sviluppi parliamo nel servizio di apertura. Qui riportiamo le posizioni di alcuni esponenti politici sulle attuali proposte di istituire una commissione che elabori un progetto di riforma.
Vincenzo Passerini (Rete-Ds)
"Non è proprio il caso di formalizzarsi su specifici aspetti delle proposte: quello che conta è farla questa commissione. Con due condizioni: che sia una commissione ristretta per non essere pletorica; e che suoi membri, designati dai Consigli provinciali e dal Consiglio regionale, siano, oltre ai consiglieri, anche degli esterni. Questa è l’ultima chance dell’Autonomia per riprendere il cammino costituente."
Altrimenti?
"Altrimenti sarebbe la fine della Regione; la divisione tra popoli che la storia ha sempre visto uniti. E questo nel 2001, quando da una parte si tende alle aggregazioni; ma dall’altra si avvicinano anche i conflitti etnici, quelli con il tuo vicino che è differente. Dobbiamo renderci conto che non siamo pacificati per sempre: la pacificazione, come la democrazia e la libertà, sono un obiettivo da costruire e preservare giornalmente."
E quale modello di Regione?
"Io non la vedo come un’eredità del passato, ma come modello del futuro. Quella che abbiamo avuto, è stato un modello nazionalista, che non a torto i sudtirolesi hanno ritenuto punitivo per loro. Sbaglia chi crede che liquidare il vecchio modello significhi liquidare la Regione; ora si tratta di costruirne uno nuovo. Il che significa un’istituzione e regole comuni, che costringano, impegnino le due Province a lavorare insieme, a coordinarsi. Le strategie comuni non possono essere affidate solo alla buona volontà; è invece compito delle istituzioni dare profondità e continuità alle volontà, sottraendole al mutare delle persone e delle contingenze."
Claudio Molinari (Margherita)
"Sul problema Regione si è innestato lo scandalo (non dobbiamo aver paura di usare questo termine). Un mese e mezzo fa, ai tempi delle dimissioni della Cogo, avevamo l’occasione di fare un discorso politico sui destini dell’istituzione: l’abbiamo persa, e ora dobbiamo farlo sull’onda dello sconcerto della pubblica opinione."
Certo. Ora…
"Una cosa deve essere chiara: le commissioni d’inchiesta devono chiarire termini e portata dello scandalo; ma non è dai loro risultati che deve discendere il giudizio sulla necessità della riforma."
Con quali contenuti?
"L’ipotesi minimale è quella della Regione-agenzia (quella di chi propone Dellai e Durnwalder alternativamente presidenti regionali). Una possibilità più avanzata è quella di un’istituzione che sia politicamente al servizio delle due Province, per ricoprire ruoli che Trento e Bolzano da sole non riuscirebbero a fare: a cominciare dai rapporti con lo Stato o con l’Europa. Infine l’ultima ipotesi: una Regione con competenze proprie, ma non quelle attuali, che anzi vanno rapidamente delegate alle Province; ma altre, che abbisognano di ambiti più grandi delle due singole Province, penso al campo energetico e quello previdenziale."
Chi decide in che direzione andare? Attualmente ci sono due proposte di commissioni…
"Sono per una commissione radicata nel Consiglio Regionale, e che per regolamento sia raccordata a un comitato scientifico di personalità esterne. Le sue proposte andranno votate in Consiglio, ratificate da una votazione popolare, e quindi approvate a Roma."
Claudio Taverna (An)
"Lo stravolgimento della Regione si è avuto con il secondo Statuto di Autonomia (del 1972 ndr), che ha trasferito le competenze regionali alle Province. Dopo gli ultimi aggiustamenti la Regione è una scatola vuota."
E allora? Manteniamo la scatola vuota?
"Innanzitutto non vediamo quale ruolo potrebbe avere un Ente che, come proposto da alcuni, non dotato di competenze proprie dovrebbe coordinare le competenze altrui. Oggi il problema, a 50 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, è se le comunità trentina e altoatesina capiscono che sono finiti i tempi dei conflitti, e che è interesse di entrambi avere un reciproco stretto rapporto, per arrivare a un’aggregazione delle popolazioni. Per non finire schiacciati tra il Veneto e la Baviera."
E praticamente, come si arriva a questo?
"In via pregiudiziale non sono contrario alla proposta Cogo, su cui, a suo tempo, avevamo espresso parere positivo. Mentre invece non concordo con la proposta di Micheli e Passerini, che prevede un’incongrua presenza di persone esterne al Consiglio."
In conclusione…
"In conclusione: se non si riesce a operare una riforma, l’unica soluzione sarà quella radicale: le due Province del tutto separate, e ognuno va avanti per conto suo. Ecco, penso che il caso Zaffi abbia questo merito, aver posto all’attenzione la drammaticità del problema, finora lasciato marcire. Se ora invece verrà posto al centro del dibattito a causa sua, Zaffi dovremo ringraziarlo."