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Regione: la lezione di Mosca

Giorgio Grigolli
La sede di Bolzano del Consiglio regionale.

Non trovo il fiato per difendere "questa" Regione. Dico, dopo le auto blu rubate ad Atz in Ungheria, dopo il funzionario "dimenticato" a Mosca da Grandi, sullo strascico delle interminabili liti tra la presidente e l’intemperante suo vice, contemplando il nullismo della maggioranza, l’esibita vuotaggine delle opposizioni, sullo sfondo dell’interessato sprezzo politico della SVP. Poco che si dica, questa è marcescenza istituzionale.

Occorre, tuttavia, resistere a un "tutti a casa". Almeno valutando il profilo rincuorante della Regione "disegnata" ed esistita, recuperabile. Quella che aveva stabilito lo stile e le priorità. Mi ritrovo a evocare (pateticamente, d’accordo!) una iniziale delibera della prima Giunta Odorizzi, l’acquisto di tre biciclette "ad uso degli uscieri, eventualmente anche degli assessori" (a proposito di Audi Blu). Oppure un 13 dicembre 1948, aula Depero, il primo discorso di Magnago da presidente del Consiglio regionale, l’invito "a fare molto lavoro nell’amministrazione, quindi poca o nessuna politica", quasi a coincidere con la veduta espressa sette mesi prima, al Sociale, da Degasperi:"Le autonomie si salveranno ad una condizione, che dimostrino di essere migliori della burocrazia statale, del sistema accentratore, perché se un’autonomia dovesse esistere a spese dello Stato, essa sarebbe appena apparente per qualche tempo e non durerebbe a lungo". Possibili verifiche di momento sarebbero estensibili alla Provincia autonoma, valide anche rispetto ad espressioni di "turismo istituzionale", deplorato dalla Zendron, introdotto da Pahl, proseguendo con Atz.

Certo, la SVP politica ne ha fatta. Tuttavia, la dialettica dei partiti (adesso malamente accantonata) ha consentito alla Regione una sopravvivenza anche dopo la stagione del "Los von Trient" e dei tralicci. Qui è un nodo dei problemi, traghettare la fase dei partiti/persona in assetti della politica riepilogati da cultura e progetto, capaci di riscontro, con intitolazioni valide oltre certa botanica di comodo. Insistendo nella deplorazione, occorrerebbe passare, in Regione, dalla fase degli ortolani (l’assessore con l’orticello proprio, sussidiato, incontrollato) ad una qualche collegiale capacità di veduta, governata da chi deve. Trentinamente parlando, anche in vista di un 2003.

Alla ricerca di un leader? Certamente, tuttavia senza incoronazioni precipitate. Tocqueville ha lasciato detto che la rivoluzione (la politica che si propone il cambiamento) un capo lo incontra per strada.

Adesso, occorrerebbe un gesto di riscatto politico. Qualcosa in più delle petulanti speculazioni su Mosca di Taverna-Boldrini, meglio del penoso moralismo di Grandi, che intenderebbe proporre la riduzione al 50 per cento delle indennità consiliari (L’Adige del 2 dicembre).

Un gesto andrebbe compiuto dalla presidente Cogo, l’iniziativa di una specie di Costituente, un comitato di saggi designato dalle istituzioni autonomistiche, misto di diritto, di esperienze e di rappresentanza, con il compito di delineare la Regione "terza", più in là di quanto già statutariamente definito, ben oltre l’ impraticabilità delle commissioni consiliari, oltre gli appelli alla persistenza o al seppellimento della Regione. Salvo il seguente riscontro politico-legislativo, a livello dell’aula, dato che la recente modifica della Costituzione (titolo quinto) lo consente e lo esige.

Nell’immediato, altro occorrerebbe attendersi. Anzitutto, una linea di percorso di governo, a conferma o aggiornamento dei ricorrenti protocolli siglati dalla maggioranza regionale, che possano anche decentemente raccordare competenze legislative (ridotte) e disponibilità finanziarie (cospicue). Che la Regione, nella sua lunga espressione di convivenza, possa insegnare qualcosa ai sopravvenuti, anche in Moldavia, è possibile. Neanche sono da escludere, quindi, convegni all’estero di attendibile serietà. Ultimamente, il presidente Ciampi ha indicato la nostra esperienza a modello augurabile per il Kossovo. Adesso, la Giunta dica in quale modo procedere nel governo, ben oltre taluni atteggiamenti strumentali, soprattutto della SVP, intesi ad effigiare la Regione come supplementare Bancomat, utile a soddisfare qualche intuizione di giornata, qualche ping-pong club, talune persistenti convenienze clientelari.

Nel dettaglio, avrebbe titolo d’ingresso anche qualche curiosità del cittadino sui riversamenti miliardari determinati dagli enti pubblici (Regione e Province) a favore di entità quali Pensplan e altre, tra il difendibile e l’artificioso.Tutto difficile, d’accordo. Ma questa, al momento, è la lezione di Mosca.