Tutto come prima
Tutto, nel pianeta, sta drammaticamente cambiando. Da noi invece si vorrebbe, irresponsabilmente, che tutto rimanesse come prima.
La frase è stata ripetuta infinite volte dopo la tragedia americana dell’ 11 settembre 2001: "Niente sarà più come prima". Lo hanno sostenuto poeti e filosofi, uomini di chiesa e di governo, potenti della terra e anonimi cittadini. Frase assolutamente vera. Dovremo, infatti, mettere in discussione gli antichi concetti d’amico e nemico, dello scontro di civiltà e di religione; l’uso stesso della parola, che non potrà essere usata a cuor leggero. Dovremo disfarci di tanti fardelli culturali che pesano nella nostra bisaccia d’uomini del Novecento.
Tuttavia qui, nel nostro microcosmo italiano e trentino, la routine sembra aver già triturato tutto, smorzato l’effetto della grande emozione, per cui il niente come prima, sembra, dalla lettura delle cronache quotidiane, tornato ad essere il più familiare "tutto come prima".
Le dispute romane sono quelle di sempre, la presidenza Rai e la commissione di vigilanza; la polemica s’increspa appena se, con un blitz, il governo coglie l’attimo fuggente per modificare la legge sugli immigrati che renderà più difficile e più penosa la gestione del problema. Si deve essere bipartisan, e poiché il vertice Nato è già stato trasferito a Bruxelles, si può competere solo parteggiando per Rimini o Montecatini, sedi proposte per il vertice FAO.
Nel Trentino che solo pochi mesi fa aveva visto il rapido succedersi delle presenze di Chiara Lubich, del Dalai Lama e di Carlo Azeglio Ciampi venuti a proporre itinerari di convivenza, di dialogo interreligioso e di tolleranza, le cronache ci consentono di riscaldare i cuori e infervorare le menti sul dilemma aperto in Consiglio provinciale sui numeri della nuova giunta: otto, dieci o ventidue? O da quello mai concluso dopo diciotto mesi di paralisi in Consiglio regionale su chi deve decidere le nuove indennità dei sindaci. E mentre covano sotto le ceneri le mai sopite dispute sui vertici di Informatica Trentina e di Trentino Servizi, i cittadini, senza bussola, sono sollecitati a credere che l’autonomia trentina sarà salvata da Paola Conci o Caterina Dominici, dal nuovo ingresso in giunta del PATT o dell’UAT.
Niente come prima? Pare piuttosto tutto come prima.
Si è detto che dobbiamo mettere in discussione tante incrostazioni del nostro passato. Ma qui le istituzioni, l’economia parlano il linguaggio di sempre.
Mentre il vecchio Papa si trascina fino in Kazakhistan per affermare che non si può uccidere in nome di Dio, qui si risponde con la proposta di abolire il Forum della Pace e di mettere alla fame, non i terroristi come vuole Bush, ma gli uomini di pace, che il Forum qui invita.
Solo un mese fa si discuteva dei nuovi lavoratori stranieri necessari a sostenere la nostra economia. Oggi qui solo pochissimi si levano a dire che la nuova legge sull’immigrazione renderà più complicata la vita degli imprenditori e più amara quella dei lavoratori.
Altri, si pensa, mentre il Trentino parla d’altro, risolverà i nostri problemi.
E intanto alle Borse del Turismo ci si consola pensando che il turismo nostro non sarà toccato e non subirà flessioni, che il panico del viaggiare e del volare non toccherà i territori alpini. E quindi si può disinvoltamente continuare a parlare di nuovi impianti e nuovi caroselli.
Tutto cambierà? Nel resto del pianeta sì, mentre qui, nei nostri piccoli mondi, tutto, irresponsabilmente, vorrebbe continuare ad essere come sempre, come prima.