La lezione di Genova/2
Sgomento, rabbia, senso di sconfitta e una tristezza infinita: questo lo stato d’animo sul pullman che ci riporta a casa dopo la manifestazione di Genova. Poco vale a consolarci il fatto di ritrovarsi sani e salvi, senza averle prese.
Un pugno di violenti provocatori, infima minoranza di ambigua provenienza, ha scatenato la reazione violenta della polizia (che sembrava non aspettare altro) contro il corteo di 300.000 manifestanti pacifici e pacifisti. I disordini sono scoppiati sul lungomare proprio quando arrivava il gruppo dei trentini che, sotto una pioggia di lacrimogeni, hanno cercato scampo in tutte le direzioni: Walter e Carlo su per una scalinata, Camillo saltando il cancello di un giardino, mentre Paolo, rimasto isolato, ha vagato per ore prima di ricongiungersi agli altri. Mai, in 30 anni di partecipazione a manifestazioni di piazza, abbiamo visto tanta violenza. E di fronte a questo anche gli argomenti della contestazione al ‘68 sono passati in secondo piano.
La stampa (le TV, è ovvio, sono sue) quasi tutta si è accodata alla tesi governativa secondo cui i manifestanti pacifici hanno protetto i violenti: non è vero! Che cosa avremmo dovuto fare: arrestarli noi se non l’ha fatto la polizia?
Il nuovo governo ha mostrato il suo volto. Dopo tanti anni le pallottole della polizia sono tornate a uccidere nelle piazze. Ma se della morte di Carlo Giuliani è direttamente responsabile un suo quasi coetaneo, politicamente e in maniera ben più grave sono responsabili il cavalier Berlusconi e il suo compare Scajola.
Ma nonostante tutto, nonostante la latitanza e la schizofrenia di buona parte della sinistra istituzionale, nonostante le carenze organizzative della manifestazione di sabato, a Genova si è visto quanto forte e diffuso sia il movimento contro questa globalizzazione neoliberista.
Il "nano ridens" definisce un inconveniente la fame nel mondo, e con una pacca sulla spalla a Bush si dichiara entusiasta del programma militare USA (scudo spaziale). Non è questo che interessa ai popoli. Questo mondo fatto di 6 miliardi di persone scoppierà se chi detiene il potere economico non metterà mano, presto, a radicali riforme che portino a una ridistribuzione più equa della ricchezza, cioè delle possibilità di vita.
P. S. Questa è la lettera che, reduci dalla manifestazione di Genova, abbiamo scritto per il bollettino comunale di Lavis su esplicita richiesta del presidente del comitato di redazione (che è anche assessore dell’Ulivo). Ahimé, su questa cosa la redazione del giornalino è andata in tilt! Prima si è espressa (a maggioranza?) per la non pubblicazione della lettera (e di altre pervenute, sempre sullo stesso argomento), quindi, dopo travagliate riunioni e dopo che 34 cittadini avevano firmato una petizione in favore della libertà di espressione, ha definitivamente optato per la censura, con un documento sottoscritto da tutti i partiti tranne Lavis Progressista (vicina a Rifondazione).