Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 11, 29 maggio 1999 Servizi

Perugia-Assisi: i volti e i colori del mondo della pace

A dispetto dei timori della vigilia, un corteo numeroso e ricco come non mai.

La marcia per la pace Perugia-Assisi, tenutasi in edizione straordinaria come risposta alla guerra, era vissuta con timore dagli organizzatori: poco tempo a disposizione per organizzare, pochi contatti, nessuno sicuro della partecipazione in quanto in Europa non si erano ancora tenuti raduni di massa per la pace. Ovunque il movimento pacifista aveva esposto le sue ragioni attraverso convegni e momenti pubblici, ma erano mancate le grandi organizzazioni di massa, i sindacati, i movimenti cattolici, i partiti della sinistra, stavolta coinvolti nella decisione di appoggiare la guerra.

Ciò nonostante, abbiamo assistito alla marcia più imponente degli ultimi anni, un lungo corteo che impiegava quasi due ore a svolgere il colorato insieme di persone, immagini e musiche che lo caratterizzavano: una fila di persone che, viste dalla Rocca di Assisi, si perdeva 5 chilometri addietro, nel lungo rettilineo che porta a Santa Maria degli Angeli.

Abbiamo accennato ai colori: nonostante la gravità della situazione, l’insieme di sofferenze che accomuna chi ha subito la pulizia etnica e chi si è trovato bombardato dalla Nato, nonostante la consapevolezza di una situazione tanto pesante, la marcia è stata un insieme di festa o di gioia. Il mondo della pace non abdica alla speranza, e ha preteso di essere ascoltato dalle forze politiche, dai governi di centro-sinistra di tutta Europa.

Alla testa del corteo trionfava una grande bandiera per la pace, cinque metri per venti, portata in tutti i suoi colori dai ragazzi dell’Agesci, in camicia blu e calzoncini corti. Subito dietro lo striscione "Cessate il fuoco" e poi lenzuola e manifesti fantasiosi di circoli culturali, associazioni pacifiste e ambientaliste; i fiori, chiassosi ed esuberanti, dipinti da napoletani e romani, centinaia di gonfaloni di comuni e province, dei partigiani. Le bandiere, diffuse come un lungo tappeto quelle della pace, ma anche quelle delle Acli, di alcune delegazioni Cgil, dell’ Asinello di Di Pietro, dei Verdi, di Rifondazione. E tanti suoni, bande rock portate su carri agricoli, quelli dei centri sociali in furgoni o camioncini, bande comunali con musiche melodiche, ritmi di marcia, canzoni politiche. Un corteo che ha dipinto per le strade e le colline umbre la volontà di vita e di pace della collettività italiana.

Nel confronto con le passate marce sono spiccate anche clamorose, significative assenze. Poche le bandiere Cgil (per lo più quelle della componente di Alternativa Sindacale o gruppi e categorie locali), assenti quelle della Cisl e quelle della Uil. Assenti le bandiere e i politici Ds. Non è vero quanto letto sui giornali circa la presenza dei leaders politici, che si sono fatti vivi solo al via, e dopo aver pontificato davanti a Tv e giornalisti, sono spariti travolti dai fischi. Quanta distanza dal settembre ‘97, quando Veltroni e Cofferati venivano accolti da ovazioni, con sincero entusiasmo! Nemmeno Cofferati ha partecipato alla marcia, anzi, lungo il percorso gli slogan più duri e purtroppo violenti univano la sua persona a quella di D’Alema.

Non è vero neanche quanto abbiamo letto in un resoconto troppo di parte del Manifesto e cioè delle presunte prevaricazioni dei Verdi. Se rottura del clima c’è stata, a tratti insostenibile, questa la si leggeva negli spezzoni che facevano riferimento a Rifondazione Comunista. Da questi settori, attorno a queste bandiere, si levavano slogan violenti, rozzi, attacchi personali, si leggeva una politica vecchia, tutta tesa alla ricerca di un nemico, in contrasto netto con lo spirito della marcia.

Nell’insieme la marcia è stata una risposta dura ai comportamenti dei governi europei. Il messaggio inviato da Flavio Lotti dal palco della Rocca d’Assisi a D’Alema era un esplicito atto d’accusa, anche se amichevole e leggero nei toni. In Italia si è confermata la presenza di una cultura di politica estera alternativa a quella del nostro governo, portata avanti da gruppi cattolici, di sinistra, ambientalisti; una cultura che sta con difficoltà diffondendosi. E’ la cultura vissuta dai tanti volontari, che ben prima delle sponsorizzazioni governative dell’operazione Arcobaleno lavoravano per aiutare i kossovari, i serbi, tutte le minoranze che vivono situazioni di umiliazione, anche là dove il nostro governo e la Nato non vogliono guardare: in Turchia, in Colombia, in tutta l’Africa, fin dentro le metropoli nordamericane.

Questa è la forza messa in campo dal mondo della pace nella marcia Perugia-Assisi, una forza che verrà consolidata a fine settembre con una nuova marcia e con il contemporaneo convegno che cercherà di indicare all’Europa nuove strade di liberazione dei popoli e di sviluppo e difesa dei diritti umani.