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Hanno ucciso la Vucciria

Nelle brochure turistiche e nelle pagine online si parla ancora del mercato della Vucciria, del cuore vibrante di Palermo, di quel mondo di odori, colori e sudori che pulsa al ritmo delle grida dei venditori.

Uno si aspetta di entrare in un suk rural-popolare che gli farà girare la testa. Ha in mente le foto delle bancarelle con montagnole di broccoli e distese di pesche, finocchi, aglio e tutto il ben di dio che la Sicilia può permettersi.

Il cuore del mercato, dice la brochure, sta tra piazza Caracciolo e piazza Garraffello.

Per questo, arrivandoci un lunedì mattina, uno dice: beh, forse il lunedì il mercato non c’è (il lunedì è giorno morto per la vita sociale di Palermo). Perché tra le case di quel pezzo di centro vecchio di Palermo non c’è niente. Un chioschetto di spremute al centro di piazza Caracciolo attorniato da operai edili che si prendono una meritata pausa. E basta. Chiuse le serrande dei piccoli negozietti, nessuna bancarella. Soprattutto nessuna folla umana. Nessuno.

Lo stesso andando giù per via Argentieri e fino a piazza Garraffello, dove il vuoto è pneumatico. Tanto da lasciare in piena vista le rovine di uno dei tanti palazzi signorili che furono squarciati dagli alleati nel bombardamento di Palermo nel 1943: un moncone di dente, uno squarcio aperto tra i denti marci dei palazzi circostanti, spesso in procinto di rovinare a terra. Quasi tutti, ma non tutti.

Uno allora si rivolge al libraio dell’usato - unico posto aperto in zona - che sta dentro la sua bottega sul lato della strada: “Scusi, ma il mercato è chiuso il lunedì?” La risposta è raggelante: “La Vucciria non c’è più. Questa adesso è zona di movida”.

E, a guardar bene, le insegne sopra le serrande chiuse di quelli che erano negozietti e botteghe spiegano: “Hamburgeria”, “Drinkeria” (neologismo meraviglioso linguisticamente, deprimente dal punto di vista socio-antropologico) “Pub”. Non c’è bisogno di chiedere che cosa è successo.

Dietro i ponteggi che avvolgono svariati palazzi si intravvedono le insegne tarlate di vecchi stemmi nobiliari, palazzi in procinto di diventare case vacanze.

La Vucciria non c’è più.

Il quartiere si sta trasformando freneticamente in un turistario di case vacanze, pronte ad accogliere la miriade di giovani e meno giovani che si vedono girare per tutta Palermo con il trolley d’ordinanza (misure rigorosamente dentro il biglietto standard di Ryanair).

Giovani (e qualche meno giovane) che la sera diventano popolo della movida, semovente a gregge tra i locali, tutti in corsa per uniformarsi al peggio. Pochi, pochissimi i posti che offrono il panino con la milza della tradizione. Molti, moltissimi, tutti in verità, con le insegne dello spritz.

Gli abitanti sembrano essere stati già sfrattati da questa zona storica della città.

Prime location” si definiscono queste aree nel gergo immobiliare. E la Vucciria è certamente “primaria”: messa tra il mare e le vie dello shopping palermitano, con la struttura urbanistica di un affascinante centro storico, piena di vie storte, vecchi edifici, spesso palazzi in rovina, pronti per essere acchiappati e ristrutturati.

Succede, direte voi, in tutte le città del mondo. Venezia, ahilei, docet.

Ma qui a Palermo il salto è squassante.

La vita che ancora si intravvede - non per molto eh, affrettatevi se volete sentirla - in altre zone centro-degradate della città - come nella zona del mercato del Capo - è scomparsa.

Perlomeno, ci diciamo a consolazione, i palazzi vengono restaurati e riportati ad un’apparenza esterna che certamente i loro nobili ex proprietari avrebbero gradito. Non più sacco di Palermo come negli anni ’60, quando il cemento colò su tutto, bello e brutto.

Questa volta le esigenze del turista richiedono che decori e stemmi, frontoni e balconate rispettino l’originale.

Ma questo nuovo “sacco” è perfino più profondo, intimo: sventra la vita della città.

È quello che abbiamo visto negli anni dappertutto (do you remember Barrio Chino a Barcellona?), è quello che sta accadendo anche nella piccola Trento. Dove non ci sono zone degradate da ristrutturare, ma dove in centro non si riesce più ad affittare una casa a prezzo decente: sono arrivati i b&b.

Ma vedere da vicino, in stereovisione, il vecchio e il nuovo che avanza a Palermo, onestamente, fa male al cuore. Tenetevi strette le brochure e le vecchie foto: quella cosa lì che tanto vi aveva attirato, non c’è più.

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