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QT n. 12, 17 giugno 2006 Servizi

RU486: l’esperienza di Chiara, 28 anni

"Psicologicamente ho attraversato varie fasi. Ma ho la certezza di aver fatto la cosa più giusta"

Incontro Chiara (nome di fantasia) perché so che da poche settimane ha interrotto la gravidanza con la RU468 e la sua testimonianza mi sembra utile per conoscere metodi, tempi ed effetti collaterali di questa nuova procedura clinica. Ma poi mi accorgo che è impossibile fare domande che toccano una sfera così intima rimanendo estranei alla storia personale. Ecco, in questi momenti noi donne ci scopriamo sorelle, madri, figlie. Sappiamo ascoltare senza giudicare, alleggerire la sofferenza offrendoci di portarne il peso, trovare parole e silenzi per sostenere. Nonostante un mondo maschile che rema contro e ci dipinge eterne rivali incapaci di andare d’accordo.

Chiara ha 28 anni e sta attraversando un periodo di malessere personale. Sta "cambiando pelle" come dice lei. Divisa fra il suo compagno di vita, coetaneo, cresciuto insieme a lei e fidanzatino fin dai tempi della scuola, e un uomo maturo, divorziato, affascinante, che conosce da un anno, che abita lontano e, proprio perché vede poco, le dà un amore intenso e passionale. Ma il dover prendere decisioni, le famose scelte che la vita ti mette sul percorso, le sta provocando attacchi di panico. Una gravidanza non ci voleva, proprio adesso.

Una gravidanza non programmata quindi. Che reazione hai avuto?

"Dopo una settimana di ritardo, ho scoperto di essere incinta. Non ho avuto nessun dubbio e quindi ho deciso di abortire. Il padre non era quello ‘ufficiale’. Ho chiesto alla mia psicologa di indicarmi cosa si fa in questi casi. Mi ha consigliato di rivolgermi al consultorio. Ho trovato un ambiente accogliente che ha preso atto della mia scelta senza colpevolizzarmi".

Luigi Penasa, “Vivisezioni”.

Ti hanno prospettato l’interruzione farmacologica?

"Sì. Avevo letto qualcosa al riguardo; loro mi hanno spiegato dettagliatamente questa possibilità e hanno preso contatti per me col Santa Chiara. Il giorno dopo, in ospedale, una dottoressa, professionale ma molto sensibile, mi ha dato altri chiarimenti e spiegato che il farmaco era individuale, ordinato per me. Avevo cinque giorni di tempo per pensarci. Poi ho fatto gli esami del sangue, l’elettrocardiogramma ed ho aspettato che mi chiamassero".

Come sono trascorse quelle giornate?

"Lentissime. La decisione ormai era presa; ma cinque giorni dopo, puntuali, mi hanno telefonato di presentarmi in ospedale. Davanti a questa dottoressa ho assunto tre pastiglie e sono rimasta in una stanza, in compagnia di un’amica. Dopo quattro ore sono stata dimessa. Ho avuto un leggero mal di pancia nei giorni successivi e qualche piccola perdita. Due giorni dopo, alle otto, sono rientrata in ospedale. La dottoressa mi ha fatto prendere altre due pillole e fatta accomodare in una stanza con altre pazienti. A mezzogiorno sono iniziati dolori molto forti e un’emorragia molto abbondante. Ho chiesto un antidolorifico, ma le infermiere mi hanno risposto che ci voleva il consenso di un medico perché in questo caso non erano indicati. Sembrava si dovesse soffrire a tutti i costi; dopo quasi due ore di inutile sofferenza ho ottenuto una tachipirina. Poi è tornata la dottoressa che mi ha dato degli antidolorifici più efficaci, assicurandomi che in questi casi non c’erano controindicazioni. Mi ha fatto un’ecografia di controllo e sono stata dimessa con l’accordo di telefonare se intervenivano complicazioni. Ho passato la notte a casa di questa amica; il giorno dopo stavo molto meglio e sono tornata alla vita di sempre. Nessuno si è accorto di nulla".

Come hai trascorso le giornate seguenti?

"Non pensavo di avere delle perdite così importanti. A distanza di venti giorni sono ancora consistenti. Il mal di pancia è stato molto più forte di una normale mestruazione, anche se ho preso qualche antidolorifico. Psicologicamente ho attraversato varie fasi. Ma ho la certezza di aver fatto la cosa più giusta: questa gravidanza mi avrebbe costretto ad una scelta alla quale non ero pronta. Forse è stato un segnale che inconsciamente ho lanciato. Mi sento attratta e respinta da queste due vite opposte. Adesso voglio rimanere sola per ritrovare me stessa e capire quale strada scegliere".