Trasparenza o reticenza?
Chi sono i personaggi che dovrebbero garantire, a Lona Lases, l’efficacia del “Protocollo di Sicurezza”.
Nel numero scorso abbiamo illustrato come disinvoltamente il Prefetto abbia promosso a garanti della legalità a Lona-Lases associazioni quali i Vigili del Fuoco e i Cacciatori, unitamente alle Amministrazioni separate degli usi civici, sottoscrivendo in tal senso un “Protocollo di sicurezza” col neo sindaco Giacomelli. Rimarchiamo che tali associazioni sono state il pilastro del consenso delle amministrazioni comunali succedutesi negli anni, caratterizzati da “sindaci legati a doppio filo al gruppo Battaglia” come ha affermato uno dei PM nel processo “Perfido” conclusosi con le condanne in primo grado. Pubblico ministero che specificava come “l’infiltrazione aveva un suo effetto concreto perché se il sindaco non favoriva il gruppo Battaglia allora ci rimetteva anche politicamente”, cioè rischiava di essere sfiduciato (Verbale d’udienza del 9 giugno 2023).
Le sezioni locali dell’Associazione cacciatori (il cui responsabile è definito “rettore”, non “provveditore”), una lobby potente nella nostra Provincia, coincidono in parte con l’altrettanto potente lobby dei concessionari di cava. Non a caso le sezioni valligiane dei cacciatori sono state utilizzate vent’anni fa per affossare il Parco fluviale dell’Avisio, inviso ai cavatori, che avrebbe dovuto essere l’elemento centrale dell’allora Patto territoriale e il perno attorno al quale avrebbe potuto prendere corpo un’altra idea e prospettiva di “sviluppo” della valle in parziale alternativa all’estrattivismo.
Da ciò si capisce quanto sia opinabile l’operazione fatta da Sindaco e Prefetto di individuare nei cacciatori un soggetto referente per il controllo di legalità in questo territorio, tanto più che negli ultimi anni sono balzati agli onori della cronaca vari comportamenti da parte di cacciatori valligiani non proprio virtuosi: abbattimento di animali protetti o in modi non consentiti (ad esempio di notte), uso di visori notturni e di armi modificate e con silenziatore. Va da sé che gli annunci fatti con gran squillo di trombe sono destinati a risolversi nel risultato opposto.
Stesso discorso, purtroppo, vale per le Asuc. In proposito ricordo che da due mandati quella di Lona è presieduta da quell’Ezio Casagranda, già segretario comunale ad Albiano, che ha ricoperto per due consiliature il ruolo di vicesindaco, condividendo col sindaco non solo il consenso dei già menzionati fratelli Battaglia, ma pure per 5 anni il posto in giunta comunale con Giuseppe Battaglia. Se questi sono i soggetti designati a tutelare trasparenza e legalità, stiamo freschi!
Anche l’iniziativa del sindaco di affiggere all’albo comunale i certificati penali dei consiglieri comunali, evidenziando come siano tutti incensurati (ci mancherebbe!) si rivela uno specchietto per le allodole. La nostra critica non riguarda le responsabilità penali, ma le innegabili responsabilità politico-amministrative.
Sotto questo aspetto sarebbe stato importante sapere quali e quanti dei neo amministratori hanno condiviso nel recente passato tale ruolo con quello dei fratelli Battaglia i quali, pur con la presunzione d’innocenza sul piano penale, risultano responsabili di condotte censurabili sotto il profilo politico/amministrativo.
Ebbene, andando sul sito del Comune, nella sezione “Amministrazione trasparente” si trovano sì i curriculum, ma alcuni di essi non menzionano le cariche ricoperte precedentemente all’interno delle amministrazioni locali (Comune o Asuc). Due degli eletti di peso quali Piermario Fontana e la vicesindaca Mara Tondini, addirittura non fanno menzione di aver ricoperto vari ruoli nell’amministrazione comunale dal 1995 ad oggi, entrambi in Consiglio per ben due decenni!
Il primo, titolare di quote in una società concessionaria di cava (quella Avi & Fontana a cui era intestato il telefono in uso a tale Franco Bertuzzi, mediante il quale si teneva in contatto con gli esecutori del sequestro e pestaggio di Hu XuPai, e poi avvertiva il comandante la stazione CC di Albiano mar. D’Andrea) ha ricoperto anche la carica di assessore e vicesindaco. La seconda, attuale vicesindaca, ha già ricoperto cariche quali assessore, vicesindaco e addirittura sindaco, con in lista uno dei fratelli Battaglia (per errore nel mio intervento su QT di febbraio le si attribuiva la nomina di Giuseppe Battaglia quale assessore esterno alle cave, nomina che in realtà fu opera di Marco Casagranda).
Tale reticenza è forse dovuta a quanto evidenziato dalla Cassazione nelle motivazioni con le quali ha confermato la sentenza di condanna di Saverio Arfuso per associazione mafiosa?
In esse, infatti, si legge che “il gruppo criminale” si era “stabilmente inserito nell’economia locale” e “attraverso gli associati, aveva intessuto rapporti con le istituzioni locali di interesse (consigli comunali e amministrazioni separate degli usi civici), tanto che i fratelli Battaglia avevano ricoperto cariche negli enti locali”. Motivazioni che avrebbero richiesto l’invio di una Commissione d’accesso, cosa evidentemente da molti temuta e per evitare la quale è stato fatto scendere in campo l’avv. Giacomelli. Come si vede, i primi passi, nonostante lo sbandieramento di protocolli e trasparenza, sono in realtà all’insegna della reticenza.