Il Giro d’Italia oscura la diga del Vanoi
Deve proprio essere un grande affare la prospettata diga sul Vanoi se è stata coinvoltaperfino l’organizzazione del Giro d’Italia. Come? Oscurando le proteste dei cittadini del Primiero e del Vanoi. Lo ha ordinato ai sindaci del bellunese la Prefettura di Belluno, lo ha ordinato a quelli trentini quella di Trento. Così si è imposto a chi riprendeva la tappa del giro (Selva di val Gardena-Passo Broccon) di evitare nelle inquadrature qualunque striscione o lenzuolo che esponesse il noalla diga. Eppure le lenzuola ben visibili nei boschi, sui muretti, sui balconi delle abitazioni erano decine. Alcuni cittadini avevano postato il dissenso anche sull’asfalto, con un semplice slogan: “No alla diga”.
Ci ha pensato il Servizio viabilità della Provincia di Trento a rimuovere le scritte, addirittura utilizzando mezzi “grattasfalto”, o imbrattando la strada con vernice nera.
La giustificazione? I dirigenti del servizio hanno definito le scritte “imbrattature” imposte sul demanio pubblico. Quando invece è consuetudine sulle strade del giro inneggiare, anche con scritte molto più invadenti, agli atleti o al Giro stesso, o a tematiche specifiche di una località. O come da anni si vede su certi murazzi in Primiero (Siror) campeggiare, sempre sul demanio, scritte riferite ad amori forse perduti.
Hanno obbedito agli ordini delle prefetture il giornalismo della RAI e chi riprendeva, ovviamente fin dove si è potuto. Ha disubbidito il giorno dopo il sindaco di Lamon, il Municipio era addobbato con un esplicito striscione. Ma nel passaggio dal paese la RAI ha avuto un black out. Casuale?
I sindaci trentini a testa bassa seguono Fugatti e le volontà del governo. Il dissenso, ovunque, va rimosso, lo sport è neutro, e sempre pulito - si afferma. Forse la conferma di questi assunti la troviamo nelle recenti inchieste piovute sulla Fondazione Milano Cortina 2026.