Famiglie cooperative in difficoltà
Il caso della famiglia cooperativa Königsberg.
L’assemblea della famiglia cooperativa Königsberg (Piana Rotaliana) che si è svolta nei mesi scorsi è stata caratterizzata da sfiducia e malumore. Di lì a pochi giorni, presidente e vicepresidente si sono dimessi e da qualche settimana, il consiglio di amministrazione, parzialmente rinnovato, ha nominato presidente Chiara de Vescovi, volto noto nella piana Rotaliana anche per i suoi ruoli di vice presidente di Cassa Trento e di ASIA, l’azienda di igiene urbana che raccoglie i rifiuti in molti comuni trentini. La nuova presidente conosce bene la realtà della famiglia cooperativa di Mezzocorona per averne rivestito in passato il ruolo di sindaco.
Per rendere l’idea di come erano andate le cose in assemblea, i 405 soci presenti fisicamente o tramite delega avevano approvato il bilancio 2022 con una quarantina di voti, mentre tutti gli altri si erano astenuti (345) o avevano espresso contrarietà (12). Anche la successiva votazione, dedicata al rinnovo di una parte del Cda, aveva visto bocciati tre dei quattro consiglieri dimissionari che si erano ricandidati.
A quel punto, considerato che già altri quattro membri del Cda avevano assunto un atteggiamento critico nei confronti della gestione della cooperativa di consumo, il nuovo consiglio di amministrazione è ora formato da una maggioranza che ha fortemente criticato la gestione del presidente Paolo Ghezzer il quale, pochi giorni dopo, ne ha preso atto dimettendosi.
Il bilancio 2022 approvato (abbiamo visto con quali numeri) presenta l’ennesimo deficit (- 364.000 €) di gestione ed anche il fatturato è in costante calo dal 2013, fatti salvi gli anni 2020 e 2021. Questa situazione è però purtroppo abbastanza diffusa (vedi scheda a parte) nelle famiglie cooperative di fondovalle, ma molti soci si erano arrabbiati per le promesse non mantenute, la scarsa trasparenza ma ancor più per la controversa strategia adottata dalla famcoop Königsberg per tentare di uscire dall’angolo.
La famiglia cooperativa Königsberg è il risultato di una serie di fusioni: una decina di anni fa la famiglia cooperativa di Pressano (frazione di Lavis) si era unita con la consorella di Mezzolombardo nel tentativo di rinsanguarla, visto che da tempo quest’ultima non riusciva più a sostenere la concorrenza col vivace tessuto commerciale della borgata. Nel 2016, il salto successivo: la famcoop Mezzolombardo e Pressano si uniscono con la più potente famcoop di Mezzocorona; nasce così Königsberg, una cinquantina di dipendenti distribuiti nei negozi di Mezzocorona, Mezzolombardo, San Michele, Faedo, Sorni e Giovo, con un patrimonio netto di circa 2,5 milioni di euro. Il nome della nuova società è mutuato da quello della relativa Comunità di Valle, appunto Rotaliana-Königsberg. La famcoop Königsberg dispone di un grande (anche con bar) punto vendita a Mezzocorona e sempre in quel paese di un grande emporio agricolo, di un punto di vendita alimentare a Pressano ed anche qui con un importante emporio agricolo, così come a Verla di Giovo. Nonostante accorpamenti e fusioni, la situazione dei bilanci è rimasta comunque e ripetutamente negativa. Nel 2019 è stato anche chiuso il punto vendita di Mezzolombardo, considerato una delle palle al piede della nuova compagine. Poco prima anche il piccolo punto vendita di Sorni di Lavis, aperto coi contributi pubblici su insistenza del Comune, era stato dismesso.
A questo punto, poche settimane prima dell’ultima assemblea, è iniziata a circolare la notizia che il Cda della famcoop Königsberg aveva pensato di risollevare la situazione economica vendendo a DAO il principale asset patrimoniale: il grande negozio-supermercato di Mezzocorona. L’accordo prevede che DAO si farebbe carico dell’ammodernamento del punto vendita e che lo affitterebbe quindi alla famiglia cooperativa a fronte di un canone pari al 5% del fatturato annuo. Il contratto prevederebbe la possibilità del riacquisto da parte della famiglia cooperativa. La scelta sarebbe dettata dalla necessità di rinnovare profondamente il punto vendita che a detta del Cda non risulta più attraente. E in assenza della sufficiente liquidità necessaria per assumere direttamente l’onere finanziario non resterebbe altra opzione che la vendita. Un’operazione immobiliare che ricorda non troppo da lontano la cosiddetta finanza creativa dell’allora ministro Tremonti, che aveva venduto agli immobiliaristi alcune sedi di importanti enti statali per poi prenderli in affitto a caro prezzo dai nuovi proprietari. La scelta della famiglia cooperativa non è stata apprezzata dall’assemblea dei soci, come ben evidenziato dai numeri emersi dalle votazioni.
Le promesse mancate.
Nei primi giorni di gennaio 2021, i soci della famiglia cooperativa erano stati raggiunti da una comunicazione che li aveva informati che il consiglio di amministrazione della cooperativa aveva deciso di abbandonare SAIT per associarsi a DAO come strategia per uscire dai numeri negativi degli ultimi anni. “Possiamo dire di avere individuato un percorso tutto nuovo che permetterà alla famiglia cooperativa di rinnovarsi e di avere una prospettiva futura…” aveva affermato all’epoca il presidente. La nuova prospettiva, appunto, sarebbe stata garantita dal cambio del fornitore, dallo storico SAIT a DAO che gestisce le insegne CONAD ed EUROSPIN. Secondo gli intenti dei promotori, DAO avrebbe assicurato margini più elevati e prezzi di vendita più competitivi. Ma il rilancio non è avvenuto.
Effettivamente il bilancio 2021 aveva chiuso in utile ma prevalentemente grazie alla vendita di alcuni immobili di Pressano di Lavis. E con il 2022 i conti sono tornati ad essere in rosso. Nel corso del 2022 solo i due empori agricoli di Pressano e Verla ed il negozio di San Michele all’Adige hanno marcato segni positivi.
La dirigenza ha motivato i magri risultati con l’imprevista impennata dei costi energetici, del calo generale dei consumi indotto dalla guerra e non ultimo dalla scarsa fedeltà di molti soci della cooperativa (oltre tremila) che si rivolgono ai punti vendita della concorrenza anziché utilizzare la loro famcoop.
La mancata trasparenza
L’importante scelta di abbandonare SAIT non era stata assunta dall’assemblea dei soci ma più semplicemente discussa e approvata dal Cda: all’epoca, da noi sentita, una dei sindaci aveva confermato la legittimità del percorso seguito perché lo statuto di quella cooperativa affida al Cda tale importante livello di decisione. Già allora si era misurato qualche malumore, via via cresciuto nel tempo con l’esito che si è visto nella più recente assemblea. Anche la famiglia cooperativa Vallate Solandre aveva scelto nel 2021 di passare da SAIT a DAO/CONAD, ma l’importante decisione era stata sottoposta al voto dell’assemblea dei soci. Ora, la decisione di vendere a DAO il grande negozio di Mezzocorona, affermano i critici, è stata fatta passare ancora una volta sopra la testa dei soci.
Altri fattori, non propriamente economici potrebbero però aver a suo tempo convinto famcoop Königsberg a cercare accordi con DAO e ad abbandonare SAIT. A Mezzocorona la contestata fusione con la Cassa rurale di Trento aveva lasciato una scia di scontento nei confronti della Federazione delle cooperative, accusata di non essere intervenuta per correggere presunte scorrettezze nella gestione dell’assemblea che aveva approvato la fusione con Trento. Insomma, accanto a valutazioni di tipo economico c’è chi sostiene malignamente che la decisione di famcoop Königsberg di uscire da SAIT poco dopo la fusione della Cassa rurale, possa essere letta anche come una ritorsione verso la federazione delle cooperative. Nella contestata vicenda della fusione con Trento della locale Rurale, la neopresidente de Vescovi della famcoop Königsberg si era decisamente schierata per la fusione, riuscendone eletta anche in quel consiglio di amministrazione. La presenza poi del presidente della Federazione delle cooperative, Roberto Simoni, alla prima riunione del nuovo cda della famcoop Königsberg e i buoni rapporti della neopresidente con la Federazione stessa, secondo alcuni può essere l’inizio di un percorso virtuoso per la famiglia cooperativa, magari con un prossimo rientro in SAIT.
Ma secondo un consigliere del Cda se le varie componenti territoriali rappresentate nella cooperativa non abbandoneranno l’approccio campanilistico, salvo miracoli (i risultati economici dei primi mesi del 2023 sono però positivi), il risanamento sarà particolarmente complicato.