Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 6, giugno 2023 Servizi

Stop ai bassi salari, il sindacato è tornato

Dopo gli asili nido, ora la battaglia si sposta sulle Rsa.

Una generazione di giovani sindacalisti ha incrociato una generazione di lavoratori stanchi. Stanchi e un tantino arrabbiati per aver perduto, in tanti anni, qualità di vita e salario sui luoghi di lavoro. Con un sindacato che aveva inteso “concertare”, cioè mediare sempre e comunque, sullo status quo tra lavoro ed azienda. Giovani sindacalisti come Giovanni Virruso e Roberta Piersanti(CGIL-FP) e Fabio Bertolissi e Ermanno Ferrari (Cisl-Fisascat) negli ultimi due anni hanno accompagnato lavoratrici e lavoratori degli asili nido e al loro fianco hanno scosso una sonnolenza che aveva portato la categoria a livelli di stanchezza e demotivazione preoccupanti.

Abbiamo sentito Virruso e Bertolissi dopo la firma di uno storico accordo sull’inquadramento professionale (e quindi salariale) delle educatrici degli asili nido delle cooperative sociali.

Bertolissi: “È andata bene. Un primo grande passo. Altri ne dovranno venire. Quello dei nidi di infanzia e della cooperazione sociale è un contesto lavorativo nel quale ci troviamo a che fare con l’affidamento di servizi tramite appalto. Se da un lato l’esternalizzazione consente l’ottimizzazione di risorse e l’ampliamento dei servizi rivolti alla cittadinanza, negli ultimi anni abbiamo però assistito, drammaticamente, a un tentativo della parte pubblica di ottenere il miglior servizio al minor prezzo. All’interno di un contesto caratterizzato dall’elevato impiego di manodopera come i nidi, il miglior prezzo si ricava dalla contrazione dei costi destinati al personale. Proprio nella vicenda delle educatrici dei nidi si evidenzia quello che è un paradosso: erogare servizi attraverso lavoratori di elevata professionalità, credendo che si possa non corrispondere una equa retribuzione. È l’intera società che deve interrogarsi… E il discorso vale per altri servizi: anziani, mense ecc”..

Fabio Bertolissi

Virruso:È terminata bene, ma è solo la prima parte di una mobilitazione che non è finita. Ma si è trattato di un punto di svolta per le educatrici. Ora rimangono aperte altre questioni sulle quali però abbiamo già spuntato degli impegni formali nell’accordo con la Federazione delle Coop. Ad esempio sulla questione del personale impiegato con funzioni ausiliari nell’organizzazione dei nidi. E rimane l’impegno sulla ripresa della discussione sul contratto territoriale, fermo al 2006. Un accordo con contenuti significativi come il livello retributivo territoriale rispetto al contratto nazionale e su cui ci aspettiamo anche miglioramenti dei rimborsi chilometrici e relativi ai servizi dei soggiorni estivi degli utenti. La trattativa continua. Abbiamo chiuso però con grandi soddisfazioni un accordo importante, che recupera buona parte degli arretrati e che ci ha permesso di ottenere il pieno riconoscimento dei percorsi formativi svolti dalle lavoratrici nel corso degli anni, della loro formazione professionale”.

E quale sarà il prossimo passo? L’orizzonte in cui vi muoverete?

Bertolissi: “Il prossimo passo è avere impegnato la Federazione per un incontro a breve termine sulla partita dei nidi, gettando uno sguardo generale alla società. Dobbiamo interrogarci tutti su quale potrebbe essere il futuro dei servizi esternalizzati - nidi, mense, case di riposo - affinché una loro valorizzazione consenta alla nostra società di prosperare e limitare spopolamento, fuga dei giovani e depauperamento del territorio. Il che non può che andare nel senso della valorizzazione del lavoro e, quindi, di una distribuzione diversa del reddito nazionale”.

Virruso: “Serve un’analisi sulla perdita delle retribuzioni in questi decenni. Ma non si può incolpare un singolo soggetto. Ci sono state politiche da parte dei governi che si sono succeduti che non hanno favorito l’adeguamento salariale come nel resto d’Europa. Responsabilità? La attribuirei soprattutto a quei governi, di colori diversi, che si sono alternati nei ultimi due decenni. Mi riferisco alle normative che hanno spinto verso la liberalizzazione, che non hanno favorito gli adeguamenti salariali e hanno creato precarietà e salari più bassi”.

Ma il sindacato dov’era in questi anni?

Bertolissi: “Può essere attribuita una responsabilità al sindacato. Nella misura in cui sono lavoratrici e lavoratori che ne fanno parte. In quanto rappresentanza democratica anche il sindacato è una cartina al tornasole della nostra società. Oggi il più grande partito politico in Italia è quello di chi non vota e non vuole partecipare alla gestione della cosa pubblica. Le organizzazioni sindacali vivono grazie alla forza e all’energia che viene da lavoratrici e lavoratori, da giovani che oggi faticano a trovare nel sindacato un interlocutore a cui guardare per avere un supporto, una tutela. Questo contesto complesso può essere una delle ragioni per le quali abbiamo assistito a questa drammatica perdita del potere d’acquisto da parte della, diciamo, classe operaia”.

Virruso: “La domanda non dovresti farla a noi, funzionari sindacali che vivono a stretto contatto coi lavoratori. La dovresti fare ai vertici. Il sindacato ha forza quando ha una base solida e forte. Ciò che è avvenuto ora in Trentino è la prova che il nostro lavoro ha avuto un punto di svolta nel momento stesso in cui le lavoratrici hanno creduto nell’opera del sindacato e sono scese in piazza a protestare. E siamo riusciti ad ottenere il risultato mentre prima, per anni, i colleghi sollecitavano l’apertura di un tavolo alla Federazione delle Cooperative. Era dal 2019 che si stava lavorando attorno a questo nodo”.

Giovanni Virruso

La parola magica, da vent'anni, era “concertazione”: un accordo a prescindere e a qualsiasi costo.

Bertolissi: “Per la Cisl lo sciopero continua a costituire l’ultima ratio. Concertazione fino a dove? Prima partendo da noi stessi. Noi sottolineiamo il fatto che fino all’ultimo ci si deve parlare. Ma senza che la controparte ne approfitti. Analizziamo questa vicenda degli asili nido: Cgil e Cisl hanno fatto un percorso virtuoso: per quattro anni hanno tentato ciò che purtroppo è risultato impossibile. Una concertazione tra sindacato, consulenti della Federazione e le stesse cooperative sociali. Poi le lavoratrici sono scese di loro spontanea volontà in piazza. Spontaneità che era frutto di uno sviluppo di coscienza sindacale, percorso di maturazione in cui il sindacato ha avuto la sua importanza”.

Virruso: “Il processo di concertazione è finito nel momento in cui anche tra le lavoratrici si sono trovate solidarietà e compattezza. Anche le educatrici laureate sono scese in piazza a fianco delle colleghe, quelle che avevano già ottenuto il livello stabilito dal contratto. Questo ha costituito un fattore molto importante, che ha dato impulso alla battaglia. Unità e solidarietà tra le lavoratrici. Si era in presenza di un’ingiustizia evidente, che oggi è stata sanata.

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.