Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 6, giugno 2023 Servizi

Il rogo

La notte del 18 maggio a Trento, in via Tommaso Gar, è stata dolosamente data alle fiamme l’automobile del direttore di Questotrentino Ettore Paris, andata completamente distrutta.

Pur in presenza di altre tre auto contemporaneamente incendiate nelle vicinanze, abbiamo pensato a un possibile attentato mafioso, anche perché proprio in quella mattina avevamo presentato al processo Perfido importanti documenti.

L’incendio doloso è un noto mezzo di intimidazione mafiosa. Che ricorre anche nelle vicende legate alla locale ‘ndranghetista cembrana.

Ricordiamo come sia stato oggetto di un attentato incendiario (attribuito a un barbone) lo studio della commercialista Marilena Segnana, curatrice fallimentare della Marmirolo Porfidi srl, di cui amministratore delegato e presidente (i due si scambiavano le cariche) erano il “nostro” Giuseppe Battaglia e Antonio Muto dell’omonima cosca, condannato a 8+12 anni nel processo Aemilia (e per la bancarotta fraudolenta della Marmirolo Muto finì in carcere, mentre Battaglia se la cavò). Nel 1985 era poi stata data alle fiamme sulla piazza del Municipio di Lona Lases l’auto dell’assessore alle cave, proprio mentre in Comune si discuteva il regolamento minerario. Nel 2018 il sodale Domenico Morello, testé condannato a 10 anni nel rito abbreviato del processo Perfido, con queste parole confidava alla moglie i progetti ritorsivi nei confronti di una ditta concorrente: “Basta che hai un po' di diavolina… appresso e la macchina piglia fuoco, piglia la prima, piglia la seconda, piglia la terza”.

Infine un ultimo attentato, non fatto ma subìto: al Suv di Innocenzio Macheda, il capo della locale, secondo la pubblica accusa. Ebbene Macheda non pensa certo alla follia di uno sbandato, ma a una pesante ritorsione di una cosca rivale: convoca in piena notte tutti i sodali, e progetta sanguinose ritorsioni (“…e se lo prendo con le mani, parola d’onore, gli faccio la famiglia polvere! …principalmente ai figli. A lui, a sua moglie ai figli”). Macheda rimarrà senza vendetta perché non riesce, prima dell’arresto per Perfido, ad individuare con sufficiente precisione gli attentatori. Con tutto questo, le conclusioni della Squadra Mobile, confermate da altre investigazioni, che fanno risalire l’atto allo squilibrio mentale di un disadattato (peraltro ripreso dalle telecamere) ci sembrano convincenti. L’individuo, infatti, già da una settimana si era prodotto in altri incendi; né sono state trovate tracce di suoi rapporti con qualcuno anche lontanamente riferibile ai sodali cembrani.

Insomma, l’attribuzione del rogo interamente alla follia piromane di uno squilibrato, ci pare molto sensata. Però il quadro generale che abbiamo appena descritto, e il fatto stesso che ci possa essere stato un qualche dubbio su altre più gravi ipotesi delittuose, ci evidenzia la gravità della situazione, che pensiamo nessuno possa sottovalutare. Per parte nostra, vogliamo sottolineare la grande, commovente solidarietà che ci è stata unanimemente espressa in questa circostanza. Ringraziamo di cuore.

E rispondiamo così: siamo del tutto sereni, andiamo avanti con il nostro lavoro.

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.