Mele e veleni: l'Europa si muove
...mentre il Sudtirolo rimane riluttante a ridurre l'impiego dei pesticidi.
Il movimento europeo “Salviamo le api e gli agricoltori” ha raccolto in Europa un milione e duecentomila firme di aderenti registrati per una petizione a tutela dalla salute umana e della vita delle api, e i suoi rappresentanti ed esperti sono stati invitati il 24 gennaio scorso dal Parlamento europeo per un’audizione, nell’ambito delle proposte per l’attuazione dell’EU Green Deal e della Strategia Farm to Fork (dal produttore al consumatore). La Strategia, presentata nel 2020 dalla Commissione Europea agli Stati membri, ha lo scopo di guidare la transizione verso un sistema alimentare più equo, più sano e rispettoso dell'ambiente. La proposta della Commissione è di ridurre i pesticidi sintetici del 50 per cento entro il 2030 e di eliminare prima i 12 più tossici ancora in uso.
“I pesticidi danneggiano la salute delle persone e specialmente dei bambini e degli agricoltori che ne fanno uso”, è stato detto nel corso dell’audizione. I più pericolosi sono stati messi fuori uso da molti anni, ma la possibilità delle autorità di permetterne l’uso in caso di “emergenza” ha fatto sì che siano state concesse centinaia di deroghe. I parlamentari hanno ringraziato i rappresentanti di “Salviamo le api e gli agricoltori”, perché, insieme all’iniziativa civica “No Gliphosate” hanno dato forza a chi cerca di implementare i principi a salvaguardia della natura emanati dalla UE stessa, anche attraverso una legge sulla renaturazione.
Nel corso dell’audizione, non solo sono state portate prove dei danni provocati dai prodotti chimici di sintesi, ma un agricoltore francese ha raccontato di avere trasformato le sue coltivazioni, riducendo dell’80 per cento la quantità di pesticidi, con un successo non solo di carattere ecologico ma anche economico.
Queste le proposte di “Salviamo le api e gli agricoltori”:
1) Entro il 2030 l'uso di pesticidi sintetici sarà gradualmente ridotto dell'80% nell'agricoltura dell'UE. Entro il 2035, l'intera agricoltura dell'Unione funzionerà senza uso di pesticidi sintetici.
2) Saranno ripristinati gli habitat naturali e le aree agricole diventeranno un vettore di recupero della biodiversità.
3) Gli agricoltori devono essere sostenuti nella necessaria transizione verso l'agroecologia. Saranno favorite le aziende agricole piccole, diversificate e sostenibili e sarà sostenuta la ricerca intorno a un modello agricolo senza uso di pesticidi e OGM.
Inutile dire che le grandi lobby dell’industria agraria e alimentare stanno facendo grandi pressioni per ritardare o annientare ogni proposta di riduzione dell’uso di pesticidi. Il parlamentare europeo della Svp Dorfmann, in una riunione di contadini della Bassa Atesina di metà gennaio, ha detto che la proposta della Commissione di ridurre i pesticidi chimici è una cattiva idea. Però con il fatto che anche la guerra in Ucraina ha contribuito a mettere in dubbio la sicurezza alimentare, lui confida che il parlamento UE non la approvi. Invece la rappresentante italiana della petizione, un’agricoltrice biologica della Val Venosta, Annemarie Gluderer, spera che le cose cambino.
Ma proprio nella sua valle, nonostante lo sforzo di giovani agricoltori biologici, che cercano di introdurre nuovamente la coltivazione di altre piante, come i cereali antichi (uno di Laces ha ricevuto il premio “La spiga d’oro”), i padroni delle monoculture egemonizzano ancora le scelte politiche locali.
Ora è arrivata l’ultima novità della lunga vicenda che vede la popolazione dell’alta Venosta e in particolare di Malles lottare da molti anni contro l’uso indiscriminato di erbicidi, fungicidi e insetticidi chimici. Ricordate le denunce per diffamazione fatte dall’assessore Schuler e da centinaia di contadini contro l’Istituto per l’Ambiente di Monaco di Baviera che avevano denunciato l’uso di pesticidi nei meleti della Venosta con il film “Pestizidtirol”? (L’autore dell’inchiesta, Karl Bär, è ora parlamentare a Berlino). I processi sono finiti nel nulla, - confermando il diritto di cronaca e di libera opinione anche nella nostra provincia - mentre in Europa si diffondeva un’immagine nient’affatto buona della provincia di Bolzano e delle sue mele.
Nel corso del procedimento erano stati sequestrati e consegnati in copia agli avvocati della difesa 681 registri dei trattamenti con prodotti fitosanitari, o quaderni di campagna, che i proprietari e conduttori dei meleti devono tenere. L’Istituto per l’Ambiente li ha studiati. Voleva presentarne i risultati insieme alla giunta provinciale, ma, a sentire l’Istituto, non è stato possibile trovare un accordo per la presentazione. E dunque lo studio è stato reso pubblico il 25 gennaio.
Su due dei grandi mass-media della Germania sono apparsi in anteprima i risultati. Il Süddeutsche Zeitung, uno dei giornali più importanti della Germania, ha dato la notizia in prima pagina, con il titolo “Il veleno sulla mela”, con due intere pagine interne, in cui sconsiglia i suoi lettori di mordere mele sudtirolesi. Lo stesso la radio della Baviera, Bayerischer Rundfunk. E il portale www.tagesschau.de ha titolato: “Irrorato e naturale?” Un vero disastro mediatico per una regione il cui marketing punta sulla naturalità.
I risultati dello studio condotto dall’esperto indipendente Lars Neumeister effettivamente sono impressionanti. Dall’esame dei quaderni, che ogni agricoltore è tenuto a compilare, risulta che dall’inizio di marzo alla fine di settembre del 2017 non c’è stato neppure un giorno in cui in Venosta non si sia irrorato. In media su ogni meleto sono state irrorate 38 sostanze diverse. Sono stati usati 83 tipi di pesticidi, di cui 17 già allora si trovavano nella lista di quelli che la UE riteneva dovessero essere vietati, perché sospettati o accusati di essere mortali per le api, dannosi per la fertilità, e cancerogeni. Il 90 per cento dei quaderni attesta l’uso dell’erbicida glifosato, che secondo l’OMS ha forti rischi di essere cancerogeno. E poi c’è l’effetto cocktail, per cui il mescolamento di diverse sostanze causa di per sé gravi conseguenze. Ne sono state contate anche 9 diverse al giorno.
Ancora più grave, lo studio dei quaderni fa a pezzi anche l’agricoltura integrata, che in provincia di Bolzano è sempre stata contrapposta a quella biologica, come efficace e più fattibile. Le direttive europee e le linee guida provinciali per Agrios prevedono che i pesticidi siano usati solo se i tentativi di usare altri metodi naturali non hanno avuto successo. Lo studio non ha trovato nei quaderni registrazioni di tentativi di risolvere i problemi con altri metodi meno pericolosi. E anche se alcuni di quei pesticidi non erano allora (nel 2017) vietati, tuttavia il sospetto anche da parte delle autorità UE che fossero pericolosi ne avrebbe dovuto far evitare l’uso, perché le direttive europee per l’agricoltura integrata richiedono di applicare il principio di precauzione.
Fabian Holzheid, direttore dell’Istituto per l’Ambiente di Monaco, ha commentato: “Specialmente nella regione turistica del Sudtirolo, dove la coltivazione delle mele viene presentata al mercato come vicina alla natura e sostenibile, vengono irrorati massicciamente pesticidi che in parte sono altamente velenosi per persone e ambiente. Quando nel 2017 abbiamo messo sotto accusa le quantità di pesticidi usati nella frutticoltura in Sudtirolo, la giunta provinciale ci ha portati in tribunale. Lo studio che abbiamo presentato dimostra che la nostra critica era assolutamente giustificata”.
Il consigliere provinciale dei Verdi Hanspeter Staffler ha amaramente constatato che “per la frutticoltura sudtirolese stanno arrivando tempi difficili. L’uscita dall’agricoltura intensiva ad alto impiego di pesticidi è inevitabile, ma il sistema si oppone con tutte le sue forze”.
Gli ambientalisti, gli agricoltori biologici e molte cittadine e cittadini, chiedono una diversificazione nelle colture: oggi il 99 per cento delle mele vengono esportate e il 99 per cento dei cereali devono essere importati, dicono.
L’assessore all’Agricoltura e le cooperative dei frutticoltori hanno reagito parlando di “mezze verità” e di “polemica”: “In Sudtirolo – dicono - c’è un ottimo controllo sull’uso dei pesticidi. Migliore che in altri posti”. Schuler si dichiara non contrario a una bio-regione, ma non in fretta. Tuttavia il Sudtirolo difficilmente rinuncerà, se non costretto, al modello della monocultura. L’assessore è convinto che la globalizzazione del mercato mondiale spinga le regioni a una specializzazione. “Le nostre condizioni climatiche sono adatte alla coltivazione di mele e vino, forse anche a cereali, se i prezzi per ettaro nel mercato mondiale fossero in grado di coprire i costi di produzione”.
Ma rapidi cambiamenti stanno mutando il clima, le viti risalgono le valli e i cereali costituiscono una nicchia in crescita. E anche i prezzi salgono. Forse non possiamo nutrirci solo di mele (che siano avvelenate o no) e vino. Se la politica fosse in grado di guardare lontano si preparerebbe per tempo. Certamente non lo farà la classe politica attuale, in ben altre faccende affaccendata.
La trasmissione d’inchiesta di Rai3 “Report”, 8 anni fa ha condotto un’inchiesta sulla pizza a Napoli. Il risultato fu molto critico. Il giornalista che l’aveva fatta fu allora duramente criticato e perfino insultato. Un paio di mesi fa lo stesso giornalista ha ripetuto il servizio. I pizzaioli, allora offesi e cattivissimi con lui, l’hanno ringraziato perché le sue osservazioni hanno permesso un cambiamento radicale della qualità della pizza a Napoli.
Chissà se le osservazioni degli amici ambientalisti bavaresi non convincano un numero maggiore di contadini sudtirolesi che non vale la pena ammalarsi e far ammalare i loro figli e coloro che mangiano le loro mele, e seguano l’esempio del collega francese del movimento “Salviamo le api e gli agricoltori”.