Olimpiadi: troppa attenzione, troppi investimenti
Giudico esagerate le attenzioni e le aspettative che il mondo politico riserva alle Olimpiadi invernali 2026. Certo, saranno messe in circolo ingenti risorse. Mi chiedo però se la scelta di spesa sia la migliore in un momento in cui appare necessario ripensare la vecchia economia. Mi pare che vengano riproposte strade fin troppo note.
Il turismo invernale, legato all’industria dello sci e per molti versi espressione di consumismo, non ha bisogno di ulteriori sostegni. Esso è stato occasione di un grande consumo di territorio, col proliferare di seconde case e la distruzione di paesaggi montani, grazie agli squarci provocati dalle piste e agli energivori impianti di risalita. A parere pressoché unanime degli esperti, questo è un tipo di turismo che sembra avviato al declino. Non mi sembra perciò sensato indirizzare lì le nostre risorse.
Le troppo mitizzate Olimpiadi già più volte in passato han lasciato debiti e opere incompiute o inutilizzate. Il loro richiamo, inoltre, rischia di mettere in ombra delle più concrete possibilità finora trascurate e capaci di dare al turismo trentino un’impronta più sostenibile e duratura.
Certo, per metterle a frutto serviranno una cura del territorio e una capacità di programmare a lungo termine che fin qui sono mancate. Ma molto si potrebbe fare. Penso, ad esempio, al Bondone-Stivo, straordinario ponte naturale fra Val d’Adige e Garda, fra la natura alpina e un mondo già mediterraneo. Quale straordinaria varietà e ricchezza di presenze naturalistiche e ambientali e di motivi di interesse storico, artistico e architettonico offra quest’area, è stato più volte sottolineato. Il gruppo Stivo-Monte Bondone attende solo di essere fatto conoscere. Resta urgente il recupero delle troppe proprietà pubbliche abbandonate al degrado. Così l’hotel Panorama a Sardagna, la Colonia Degasperi a Candriai, le casermette austriache alle Viote. Vicino a queste, a quanto ne so, fanno ancora mostra di sé i resti del Centro di Ecologia Alpina, straordinaria intuizione di Walter Micheli cancellata dai suoi successori.
Non mancano certo le opportunità di far conoscere la varietà e bellezza del territorio trentino, in un contesto di sostegno alle iniziative che si stanno sviluppando: agriturismi, ristoranti, cantine... Penso alla Val Lagarina fra Rovereto, Ala e il Lago di Cei, alla Val di Gresta, alla Piana Rotaliana, alla Val di Cembra. Occorre puntare su un turismo e un’agricoltura collegati tra loro e legati al territorio.
È mancato finora uno sforzo per presentare - pur nella diversità fra valli – un’immagine unitaria del Trentino.