Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Crocefissi e presepi: la lunga marcia

Vent'anni di religiosità leghista

Non è facile fissare una data precisa che segni la conversione al cattolicesimo della Lega; se da un lato il 2011 fu l’ultimo anno in cui si svolse il rito dello svuotamento nella laguna veneta dell’ampolla contenente l’acqua del dio Po, fin dal 2007 il partito dei Cattolici Padani, alla elezioni per il Parlamento della Padania, conseguì un confortante 9% (contro un misero 2% dei Comunisti Padani, guidati da Matteo Salvini). E già nel 2001, in Trentino, esisteva una Consulta cattolica, incaricata dei rapporti con la Curia.

Il processo, insomma, è stato lungo e ancor oggi non può dirsi concluso: difatti, come bambini che nei libri si limitano a guardare le figure, i leghisti sono morbosamente attratti esclusivamente dai simboli visivi della nuova religione: il crocefisso, il presepe, ultimamente il rosario, domani, forse, le reliquie. Ma nessuno ha mai visto Salvini recitare il rosario, che viene invece esibito, sbaciucchiato e sventolato a mo’ di amuleto, non diversamente da un cornetto di corallo portafortuna. A ulteriore dimostrazione di quanto detto, ricordiamo l’intervento della Digos, che due anni fa bloccò, sottraendole all’ira leghista, due “sardine” che esibivano ad un comizio salviniano un cartello con su scritto “Ama il prossimo tuo come te stesso”, fondamentale comandamento cristiano che però ai neofiti suonava pesantemente provocatorio.

Vediamo ora alcuni passaggi di questa lunga marcia come vennero raccontati da Questotrentino.

2002

Enzo Boso e Sergio Divina presentano in Provincia un disegno di legge intitolato “Il crocifisso simbolo della nostra civiltà e della cultura cristiana”, dove i due firmatari ricordano che il Consiglio di Stato, nel ‘98, ha sentenziato che “«la Costituzione non prescrive alcun divieto all’esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che fa parte del patrimonio storico». Poi, però, con uno stupefacente salto logico, equiparano la non proibizione all’obbligatorietà: l’articolo 3 del disegno di legge prescrive infatti che «in tutte le aule delle scuole di ogni ordine e grado, negli uffici della Provincia e dei suoi enti funzionali e strumentali, in tutte le aule nelle quali sono convocati il Consiglio provinciale, i consigli comunali, circoscrizionali e comprensoriali, in tutti i seggi elettorali, nelle strutture dell’Azienda sanitaria e in tutti gli uffici provinciali fuori dal territorio provinciale, i responsabili espongano in posizione elevata e ben visibile l’immagine del Crocifisso»“.

E un altro leghista, Denis Bertolini, ribadisce il concetto con una mozione in Consiglio provinciale che chiede di “dare disposizioni a tutte le scuole dell’obbligo trentine perché allestiscano, nel periodo natalizio, il presepe”.

2004

L’iniziativa stavolta parte dalla base. All’istituto ‘Martini’ di Mezzolombardo uno studente rappresentante di classe e militante nel movimento giovanile della Lega vuole il crocefisso nella sua aula. Di fronte alle reazioni perplesse di molti studenti, si decide di indire un’assemblea con alcuni ospiti in veste di relatori: un consigliere provinciale della Lega, uno dei Verdi e un frate francescano. “Il preside della scuola, Mario Casna, si è dichiarato entusiasta dell’iniziativa. È apparso meno contento alcuni giorni dopo allorché è girato un documento che contesta merito e forma dell’iniziativa sui crocefissi e che raccoglie in una sola mattina l’adesione della stragrande maggioranza dei ragazzi”. Comunque, “ben prima della data dell’assemblea, all’esito della quale doveva essere legata la decisione sull’installazione dei crocefissi, l’affissione della croce sul muro della IV MB è avvenuto sotto gli occhi della telecamera: i giovani hanno saputo sfruttare la fame di sensazionalismo dei media e dopo alcuni giorni di articoli sulla carta stampata, per inchiodare il Cristo hanno atteso l’inviato della Rai”.

Al nostro articolo, quelli della Gioventù Trentino-Tirolese della Lega Nord Trentino replicavano pomposamente: “Noi della GTT abbiamo posto come basi del nostro agire politico-culturale la salvaguardia dell’Identità e della millenaria Tradizione Cattolica dell’Heimat Trentina dall’invasione terzomondista, dal mondialismo massonico e dalla globalizzazione omologante. E saldi nelle nostre convinzioni ci batteremo sempre per difendere la nostra Identità e la nostra millenaria Tradizione di Popolo Mitteleuropeo dall’immigrazione selvaggia, dal giacobinismo catto-comunista, dalla globalizzazione e dalla sovversione mondialista!”.

2008

Riecco il prof. Mario Casna, ora preside dell’Istituto “Buonarroti” di Trento, nonché candidato leghista al Consiglio provinciale: “Sbarcato a Trento, daccapo coi crocefissi: un’emergenza a suo dire, perché un Regio Decreto del 1924 li prevede, e dunque Casna ne ha acquistati 70 per dotarne tutte le aule e redarguisce i colleghi che non si erano posti il problema”.

2009

Altra modalità di intervento, il blitz, come quello del consigliere Alessandro Savoi, che – scrivono i giornali - “alla chetichella e senza farsi notare ha appeso un crocifisso di legno sulla parete dell’aula, proprio dietro lo scranno più altro riservato ai consiglieri leghisti. Il crocifisso l’aveva nella borsa, se l’era portato da casa”.

2010

In un articolo intitolato “Il crocefisso come la polenta”, notavamo che per gli uomini del Carroccio “il crocefisso è un elemento come un altro delle loro immutabili tradizioni, del loro nebbioso paesaggio mentale, al pari della polenta e della morra. Utilizzato, per di più, come strumento di una politica che stride orribilmente con i principi rappresentati da quel simbolo”.

Seguiva la cronaca dei fatti: “Nella sala consiliare di Trento di crocefissi ce n’è uno artistico (opera di Othmar Winkler), tanto grande che han dovuto spostarlo di qualche metro, perché i consiglieri andavano a sbatterci. Ma non bastava: ecco una mozione per «provvedere all’ostensione nelle aule comunali del Crocifisso», poiché «chi è abituato a frequentare luoghi istituzionali, nota con stupore che alcune aule di Palazzo Thun ne sono prive».

«Ma dove vorrebbero metterlo oltre all’aula principale? - chiosa il cronista - In corridoio? Nei bagni?»“.

Ma anche a Rovereto si lotta, con “una desolante (50 persone) marcia organizzata dal consigliere Pdl Ciro D’Antuono, per invitare i cittadini «ad esporre il crocefisso nelle case e nei luoghi di lavoro». Intanto, quello offerto al Mart non è stato accettato e il crocifero se ne duole: «Non credo che per un crocefisso che non parla, che non dà fastidio a nessuno, appeso nell’atrio del Mart, i visitatori rimangano senza identità». Se poi un prete, come il parroco di S. Marco, non è d’accordo perché in questo caso il crocefisso diventa «motivo di divisioni e di dissensi», gli si fa la predica. E se il vescovo Bressan, com’è suo costume, non dice nulla, il suo è «un silenzio scandaloso»“.

Non manca, infine, una mozione in Provincia che invita il presidente Dellai “a vigilare all’interno delle scuole trentine per fare in modo che il crocefisso non venga rimosso

Ma il Natale è vicino, e la lotta si sviluppa anche sul fronte dei presepi. I leghisti “se ne sono procurati 250, da 8 euro l’uno, ci dicono, «fatti da mani trentine», da distribuire negli asili. Anche qui, bacchettate ai dirigenti scolastici che, non volendo avallare una squallida operazione di demagogia che cerca di strumentalizzare i bambini, rifiutano il dono”.

2011

Il crocefisso è ormai diventato trendy, e a Romarzollo quelli del PATT, ancora lontani da intrinsichezze col centro sinistra, si preoccupano che nelle aule delle elementari, reduci da un’ imbiancatura, vengano risistemate le croci. Per sicurezza avviano anche una raccolta di firme, che verranno portate in Consiglio a sostegno di una loro mozione, e “se anche quest’ultima mossa non dovesse sortire risultati, si raccoglieranno le firme per la crociata, quella vera: un referendum comunale pro crocefisso nelle scuole”.

2012

Dalle scuole alle montagne, al monte Castellazzo. “Da lassù, guardando verso il basso, si legge la maestosità della foresta di Paneveggio e all’opposto la asperità della valle Veneggia, due luoghi simbolo del Parco Naturale di Paneveggio-Pale di San Martino. Alzando lo sguardo ci si trova circondati da mitici gruppi delle Dolomiti come il Latemar, l’imponente parete sud della Marmolada e le spettacolari torri delle Pale di San Martino. Senza trascurare l’abbraccio offerto dai gruppi porfirici della catena del Lagorai e della Lusia-Bocche. Improvvisamente, dal 2010 ad oggi, la montagna è stata invasa da oltre centomila persone, attirate da una croce e dalla statua di un Cristo pensante imposte in vetta. Pellegrinaggi organizzati, proposte di trekking religioso, ben sponsorizzati dalle APT hanno cambiato la funzione della montagna. Per poterci arrivare si sono scavati decine di sentieri, il pascolo di alta quota è stato divelto, mentre le trincee ospitano i bisogni di quanti si trovano a dover soddisfare le proprie necessità fisiologiche”. E appiccicati alla crociona, sempre più numerosi, tanti rosari, come i lucchetti degli innamorati al ponte Milvio di Roma.

Sono proseguiti, negli anni successivi, altri doni “identitari” alle scuole, come i 13 crocifissi regalati nel 2016 alla scuola di Brentonico. Finché l’anno scorso la giovane giunta leghista è ripartita all’attacco su entrambi i fronti: “«Avvicinandoci alle feste natalizie – diceva Bisesti - non possiamo non fare presente ai responsabili delle scuole trentine che il Natale dovrebbe essere ricordato nelle scuole con l’allestimento dei presepi, simbolo della nostra millenaria storia cristiana, e che nelle classi scolastiche, come in tutti gli uffici pubblici, non dovrebbe mancare il crocefisso»“.

Venendo all’oggi, con le feste natalizie ormai vicine, confidiamo vivamente che i leghisti nostrani, ultimamente afflitti da seri grattacapi, si dimentichino finalmente di catechizzarci sulla indispensabilità del presepe.