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QT n. 11, novembre 2020 Servizi

Contratto collettivo, addio

La SICOR, azienda di Rovereto in buona salute e che riceve contributi dalla Provincia, esce da Confindustria per evitare le regole del contratto nazionale, con evidente ricadute sul salario dei lavoratori.

Ci sono situazioni in cui la forma degli eventi che si dipanano è quella che conosciamo da tempo, ma la loro sostanza è invece di natura diversa da quella a cui siamo abituati. Questo è il caso della vertenza sindacale della Sicor di Rovereto.

La forma è quella di una vertenza con la proprietà sui livelli salariali. Niente di nuovo, apparentemente.

In realtà la sostanza della questione è diversa e proprio questa vertenza costituisce una specie di frattura profonda dello schema delle relazioni industriali per quanto riguarda il Trentino. Frattura perché per la prima volta da noi viene messa in discussione la contrattazione collettiva.

Ne abbiamo parlato con Manuela Terragnolo, segretaria generale Fiom provinciale.

Partendo da dati di bilancio, quanto di questa decisione dell’Azienda può essere motivato da problemi di bilancio e quanto è scelta politica? La nuova linea confindustriale di Bonomi sembra spingere a fondo per abbattere anche l’ultimo muro della mediazione sindacale e contrattuale. La Sicor va in questa direzione?

Noi siamo andati a vederli i bilanci. La Sicor è un’azienda sanissima. Ci sono stati gli ultimi due anni con un utile inferiore rispetto ai precedenti, ma per operazioni che nulla hanno a che fare con l’attività tipica. Operazioni contabili come la svalutazione del magazzino piuttosto che la svalutazione dei crediti inesigibili, anche a seguito del cambio di proprietà. Insomma il risultato di una “pulizia” del bilancio. Ma non sono andati in rosso, sono comunque in attivo. Va detto che lo scontro è scoppiato a luglio quando l’azienda, senza dire nulla al sindacato, ha illegittimamente assorbito il superminimo che i lavoratori avevano da contratto integrativo. E poi ha pensato bene di chiedere sabati di lavoro straordinario. Quindi non c’è certamente un problema economico all’origine delle decisioni aziendali di disdire prima l’integrativo e poi perfino il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici che da sempre viene applicato in Sicor.

Per quanto riguarda il disegno più ampio, va detto che l’amministratore delegato proviene da un’azienda dove già non si applicava il contratto dei metalmeccanici.

La Sicor ha cambiato proprietari da poco tempo. Chi sono i nuovi padroni?

Sono degli imprenditori spagnoli il cui nome non compare perché ufficialmente la proprietà è di due entità offshore con sede in Lussemburgo. Ma dietro a tutto c’è una famiglia di imprenditori catalani, i Gomis, che si muovono come una multinazionale. Tra l’altro abbiamo saputo che la famiglia Gomis, nel secondo stabilimento italiano che possiede - la Fermator di Novara - fino a pochi mesi fa aveva una quantità abnorme di lavoratori interinali (ossia precari, ndr). Almeno finché non è entrato in vigore il decreto dignità.

Tornando al disegno politico, quello che sta succedendo a Rovereto è fuori dal sistema Confindustria. L’attuale amministratore delegato, arrivato appunto con i Gomis, viene da un’azienda più piccola, in cui non esiste il contratto nazionale di lavoro e probabilmente non esiste nessuna relazione col sindacato. Lui ha cercato di riprodurre lo stesso meccanismo. Ha il mandato chiaro di tagliare i salari per fare più profitto. Lo ha anche ammesso molto chiaramente negli incontri. Quando gli abbiamo detto: “Ma la Sicor fa due milioni e mezzo di utili all’anno” lui ci ha risposto: “Non sono abbastanza”.

C’è quindi un comportamento da capitalismo predatorio dietro questa disdetta dei contratti?

Quella è l’anomalia che rileviamo su cui però si sta probabilmente innestando il progetto della Confindustria. Perché Sicor era iscritta a Confindustria e hanno dato disdetta, secondo le nostre informazioni, già a gennaio. Hanno dato il preavviso e saranno fuori con il 31 dicembre. Questo riporta anche la relazione dell’assessore Spinelli. Hanno dato disdetta del contratto nazionale metalmeccanici. La Confindustria sta cercando di recuperare la situazione, ma la sta anche cavalcando. In soprammercato l’azienda ha dato anche la disdetta del contratto integrativo aziendale. Quello che vuole fare Sicor è togliere una quota di salario garantita per sostituirla forse con un premio variabile che è quello che cercano di fare tutti gli imprenditori nel territorio e che la Confindustria cavalca. E questo è un modo per togliere salario.

La loro intenzione, confermata dalla relazione di Spinelli (nel Consiglio provinciale straordinario ad hoc di qualche settimana fa, ndr), è di passare ad un contratto “pirata”, che è quello firmato dal Cisal, un sindacato nato negli anni ‘50 in Fiat, e non riconoscere più Fiom, Fim e Uilm e Confindustria.

Ci sono già stati casi in Italia di disdetta del contratto nazionale e di complessiva destrutturazione delle relazioni industriali, ma per il Trentino questo sembra essere il primo caso.

L’azienda dice che ci sono altri casi, ma noi non ne siamo a conoscenza. E non hanno fatto nomi.

Comunque in aziende grandi è certamente il primo. Che in realtà deve ancora accadere. Stanno usando le disdette come strumento di ricatto. L’azienda ha fatto tutte le mosse con l’obiettivo di costringere i sindacati a trattare sull’integrativo aziendale. Un’operazione che finirebbe per togliere ad ogni lavoratore circa 8.500 euro l’anno tra stipendio e contributi.

Se la vertenza andasse male, quali ricadute sul Trentino si possono ipotizzare?

La preoccupazione di tutti è che questo crei un effetto domino. Non per caso già a luglio ci sono stati scioperi di solidarietà, non solo tra i metalmeccanici. E anche nelle forze politiche c’è stata un’importante presa di coscienza con un Consiglio provinciale straordinario dedicato alle politiche industriali e la richiesta trasversale unanime a Spinelli di attivarsi per dire all’azienda che deve ritirare la disdetta del contratto nazionale e quantomeno sospendere quella del secondo livello.

La Sicor riceve contributi provinciali?

Ne ha ricevuti e riceve tuttora. Sgravio dell’Irap nel 2018 e 2019 e sta ancora ricevendo contributi per il suo insediamento in Trentino, una cifra che pensiamo sia intorno ai 33mila euro l’anno per 10 anni. Anche per questo è gravissimo che non abbiano dimostrato nessun rispetto per le istituzioni. Si sono perfino rifiutati di incontrare il sindaco.

E i rapporti con la Giunta?

Ci pare che se li stiano coccolando. La Giunta ha messo a disposizione risorse, ha detto che se c’è un piano di sviluppo loro sono disposti a sostenerli. E l’azienda ha risposto “Non mi servono i tuoi soldi”. Millantano che il sistema non gli serve proprio mentre lo stanno usando.

E la Giunta come vede veramente la questione?

Direi che Spinelli è un commercialista, secondo me la vede molto dal suo punto di vista professionale. La relazione che lui ha fatto al Consiglio provinciale straordinario riporta papale papale parole che potrebbero essere della Fim Cisl (il sindacato più “morbido” nella trattativa, n.d.r.) o della Confindustria. Ha sposato la posizione dell’azienda. Non ha il coraggio di dire ai lavoratori “arrangiatevi”, ma la sostanza è quella.

Quanti lavoratori dell’industria votano Lega, secondo voi?

Tantissimi.

E quindi per la Giunta è un problema.

Non se lo pongono evidentemente, perché non ci pare che stiano facendo cose significative per proteggere i lavoratori. Per quel che abbiamo visto in generale si intravvede che l’assessore ha una sorta di pregiudizio negativo nei confronti del sindacato e di pregiudizio positivo a favore delle imprese. Ha una visione liberista nel senso del “laissez-faire”. Spinelli lo dice anche pubblicamente: la Provincia deve starsene fuori dalle dinamiche del lavoro, se ne sta in disparte e fa da spettatore.

Questo segna una cesura rispetto ad una tradizione in cui la politica, che fosse di destra o di sinistra, ha sempre svolto un ruolo di mediazione quando ci sono dei conflitti. Invece l’approccio di partenza dell’assessore è sempre: “Non possiamo farci niente”. Poi per spingerlo ad intervenire bisogna che la situazione esploda. Secondo noi di fatto c’è una scelta di campo della Giunta a favore degli imprenditori. Io ho l’impressione che loro non ne abbiano piena consapevolezza. Da un lato finiscono per sposare la linea di Confindustria (salario variabile, etc), poi ci siamo noi (sindacato, ndr) che suoniamo l’allarme dicendo che l’effetto di questa cosa rischia di essere un generalizzato abbassamento dei salari e minore redistribuzione della ricchezza. Dall’altro lato, a volte, lo stesso Spinelli ha delle uscite che sembra che scavalchi a sinistra tutti.