Patt di sinistra
Dopo un anno e mezzo di comune opposizione alla giunta leghista, Patt e Pd si sono riavvicinati in vista delle prossime elezioni comunali
Sembrava un incontro del PD, o meglio dell’Arci, l’incontro tenuto al Muse dal direttore del Censis, Massimiliano Valerii al Muse su un tema centrale come “Oltre la società del rancore”: analisi sociologica, raffinatezza lessicale, approfondimenti, qualche vaghezza nelle conclusioni. Insomma, un incontro di sinistra. Invece era del Patt.
Con l’ex assessore Michele Dallapiccola a fare gli onori di casa, l’ex presidente Ugo Rossi in primissima fila, e tutta una serie di sindaci di valle, assessori e personale vario a riempire la sala. E poi anche l’intervento del neo candidato a sindaco di Trento Franco Ianeselli, accorto nel muoversi con discrezione in un ambiente che non è propriamente il suo.
La serata, seguita di poco alla proclamazione dello stesso Ianeselli a candidato sindaco del redivivo centro-sinistra autonomista, ha segnato il decisivo posizionamento del Patt in quell’ambito. E gli applausi ai vari interventi, calorosi da una parte della sala, più freddini da un’altra, sottolineavano la svolta.
Perché? Che senso ha?
Quando alle ultime elezioni il Pd aveva deciso di non proporre la ricandidatura dell’uscente Ugo Rossi, Il Patt si era orgogliosamente messo per conto proprio, e la separazione aveva accentuato la distanza dal vincente centro-destra. Accentuato: la sconfitta, in assenza di un radicale rinnovamento, era inevitabile, il ciclo Dellai-Pacher-Rossi, durato venti anni, aveva ormai esaurito la sua ragion d’essere. Ora invece, dopo un anno e mezzo di comune opposizione alla giunta leghista, i due campi si sono riavvicinati.
In questa convergenza ci sono evidenti ragioni politiche: lo spazio a destra è presidiato dalla Lega e da un’ampia varietà di cespugli, da Agire di Claudio Cia a Progetto Trentino, e in questo quadro il Patt si aggiungerebbe all’interno di uno spazio ormai ristretto. Ci sono però anche ragioni più di fondo: il Trentino, anche nelle valli, non è tutto schierato dietro le cacce anti-migranti, anti-orsi, anti-tutto dei leghisti, anzi, lo spirito solidale (non a caso evocato nella conferenza di Valerii) è ancora vivo. E più in generale la giunta leghista ha già dato troppe prove di un dilettantismo poco scusabile; e si è incartata in rapporti subordinati al Veneto di Luca Zaia (vedi il pasticcio della facoltà di Medicina, e la sempiterna PiRuBi), che non possono essere graditi agli autonomisti, subordinati piuttosto, se proprio devono esserlo, nei confronti di Bolzano e del mondo tedesco, ma non verso Venezia.
Di qui lo spostamento a sinistra. Al quale si oppone il solo Franco Panizza (non a caso assente alla serata al Muse, pur essendo presidente del partito), inopinatamente succube del nuovo – non certo esaltante - ruolo di scudiero di Vittorio Sgarbi.
Ma non sarà lui a fermare la carrozza ormai in corsa.