La lezione della lince
L’esemplare storia di B132, l’unica lince che vive in Trentino, raccontata in una bella serata al Muse
C’è una lince in Trentino. Una sola: B132. Un bell’animale, sui 25 chili, maschio. Immaginatevi un grosso gatto dal pelo fulvo e maculato, un gattone di 5 chili, e moltiplicatelo ancora per cinque: un animale che incute rispetto. Vive nel Trentino orientale, tra il Brenta e il Monte Gaza, dai monti sopra Cles fin sopra il lago d’Idro: si tiene negli areali meno battuti dagli orsi, che tenderebbero a rubargli le prede. È un animale schivo e solitario. E solo. Proviene dalla Svizzera, Cantone di San Gallo, lontano 300 chilometri, che ha percorso 11 anni fa. E che (presumibilmente) nessuna altra lince percorrerà.
La storia di B132 e il suo destino, sono inusuali. Una lince non si sposta così tanto; eppure dovrebbe. B132 ha fatto la cosa giusta, che salverebbe, nelle Alpi, la sua specie. Ma è l’unico a farlo, è condannato alla solitudine; e il suo esempio non servirà.
Tutto questo lo abbiamo appreso in una bella serata al Muse, con la relazione di Anja Jobin, studiosa e coordinatrice di vari progetti sulla conservazione della lince nelle Alpi, anche in Italia. Infatti alcuni progetti hanno portato alla reintroduzione nell’arco alpino della lince - che è diffusa nell’Europa orientale (si calcolano 5.000 esemplari in Romania) e che oggi è presente nelle Alpi svizzere e in quelle sudorientali (soprattutto in Slovenia).
Le condizioni ambientali sono tornate più favorevoli ai grandi predatori: ci sono più boschi, e più prede, ad iniziare dai caprioli. C’è però sempre il predatore supremo, quello che si ritiene il padrone del globo, l’uomo, soprattutto nelle vesti di cacciatore. Ma di questo parleremo dopo.
B132 faceva parte del gruppo di linci delle Alpi svizzere. Che hanno un problema: la povertà genetica. Non sono tante, quindi si incrociano tra loro, e la razza decade. Allora diventano più gravi anche altre minacce, che una razza forte assorbe e trasforma in competizione. La competizione più serrata è con i lupi. Cane e gatto, si sa, non si amano e in tutto il mondo felini e canidi si contrastano. Il felino è più attrezzato, con le unghie retrattili e maggiore agilità, è una macchina da guerra; il canide risponde con il numero: vive e caccia in branco. Così nell’Asia sud-orientale i branchi di grossi cani selvatici fronteggiano le piccole tigri locali; mentre nel resto del continente sono le tigri che sistematicamente eliminano i lupi dal loro territorio; in Africa le iene insidiano i leoncini quando le madri sono a caccia, e in cambio i leoni adulti fanno fuori ogni iena che gli venga a tiro. E così la lince, che nel nord Europa ha nel menù la volpe, lì molto diffusa, mentre nelle Alpi subisce la concorrenza del lupo, perché entrambi puntano a caprioli, camosci e piccoli di cervo e muflone: nel confronto diretto il lupo non ha chance, ma quando è in branco, è la lince a dover fuggire. La lince delle Alpi, quindi, ha anche il lupo come competitore. Dovrebbe rinforzarsi e crescere in numero. Ma per farlo ha bisogno di rinsanguarsi, mescolandosi ad altre linci di altre popolazioni; pertanto singoli esemplari dovrebbero spostarsi, affrontando lunghi percorsi (come fanno peraltro i lupi, pur meno dotati, non riuscendo a scavalcare le barriere protettive).
È appunto quello che ha fatto B132. Ma purtroppo ad oggi è l’unico: ha dato l’esempio, ma nessuno l’ha seguito.
In questo contesto sta operando il progetto Life Lynx, con inserimenti di linci dell’Est europeo tra le linci alpine. Ma non sono operazioni semplici: per avere successo non devono trovare, tra gli ostacoli, anche il nemico numero uno, l’uomo. Anzitutto il cacciatore, che vede nel predatore un fastidioso concorrente ed è attirato dal bellissimo mantello maculato; poi l’allevatore, infastidito dalle trafile burocratiche per ottenere rimborsi per le (poco frequenti) predazioni di animali domestici; e in prospettiva il politico, pronto a inventarsi problemi di sicurezza - anche se mai una lince ha attaccato un uomo - se intravede la possibilità di lucrarvi voti.
Sarebbe tempo che l’uomo dismettesse la sua bulimia di potere sul resto della natura, che abbandonasse la capricciosa insensata pretesa di decidere sull’estinzione delle altre specie. Confidiamo che B132, con la sua coraggiosa, esemplare esistenza, aiuti noi, stupidi onnipotenti, ad imparare qualcosa.