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QT n. 3, marzo 2019 Trentagiorni

Le ronde anti-lupo

Calata la preoccupazione per gli immigrati sì è trovato un nuovo bersaglio per l’azione di distrazione di massa, incuranti del fatto che negli ultimi 150 anni non si è mai registrato un attacco di lupi ad un uomo

Per capire meglio la questione delle ronde anti-lupo bisogna partire da un argomento totalmente diverso: i migranti. Che i numerosi sbarchi ed il notevole flusso di migranti siano stati funzionali al successo della Lega è questione fuori discussione. È successo pure in Trentino, dove peraltro la questione migranti è sempre stata davvero marginale; è successo perfino nelle valli dove gli immigrati bisogna cercarli con fatica e i pochi sono molto integrati.

Nel frattempo il numero dei migranti è ulteriormente calato ed anche il più abile regista avrebbe difficoltà a tenere alta l’attenzione, in questo caso meglio dire “la preoccupazione”, di fronte a numeri così risibili.

Ed è così che entra in gioco il lupo, un soggetto ideale per alimentare paure.

A dire il vero, il lupo aveva già fatto la sua comparsa da tempo in Trentino (il suo arrivo è del tutto naturale, malgrado continuino a girare le voci fasulle di un suo reinserimento) ed anche la precedente amministrazione, la Giunta di centrosinistra a guida Ugo Rossi si era agitata per questa presenza. Lo aveva fatto in particolare nei mesi precedenti le elezioni, alzando i toni del dibattito nel fallimentare tentativo di contrastare la Lega con i suoi stessi metodi e proponendo un disegno di legge che avrebbe consentito alla Provincia di avere carta bianca per gli abbattimenti. Una scelta fatta più per dare un segnale agli elettori che si stava facendo qualcosa, che per reale convincimento. Prova ne sia che, ora che sono all’opposizione, Rossi e Dallapiccola, l’assessore allora competente (?) in materia, tengono una linea molto più prudente e critica nei confronti della Lega che pur con modi molto più decisi ed aggressivi sta proseguendo sulla loro stessa strada.

Infatti, anche se non è accaduto praticamente nulla in questi ultimi mesi, la questione lupo continua ad essere montata ad arte e può quindi svolgere la sua azione di distrazione di massa. Scorrendo i giornali si ha facilmente la prova di quanto poco ci sia da dire sulle malefatte dei lupi. Uno dei fatti più gravi è descritto sul Trentino del 14 febbraio con il titolo: “Il lupo si avvicina a casa Fugatti” e nel sottotitolo: “...sbranata una capretta”. Leggendo l’articolo si scopre che la casa di cui si parla si trova ai masi di Borghetto, forse non proprio una realtà cittadina ad alta densità e la capretta sbranata si trovava ad alcune centinaia di metri da lì, nella tenuta San Leonardo. Insomma, non proprio una grande incursione, le volpi sanno fare di meglio.

Commuove poi questa usanza di riferirsi sempre agli animali uccisi da predatori, lupo o orso che siano, come “l’asinello”, “la capretta”, le “povere pecore”, al fine di destare la massima commozione per la loro triste fine, essendo notorio invece che l’uomo ha per gli animali d’allevamento il massimo rispetto: li alleva e li mantiene in condizioni ottimali e se è proprio costretto ad ucciderli non lo fa con mezzi crudeli.

Ma stiamo andando fuori tema. Dunque il lupo c’è, qualche problemino ogni tanto lo crea, ma non basta. Ecco allora il vero colpo di genio: spostare la mira (metaforicamente, in attesa di poterlo fare davvero) dai danni e dalle preoccupazioni degli allevatori a quelle ben più gravi dell’incolumità pubblica. Si prestano al gioco alcuni sindaci, preoccupatissimi, lo dichiarano a più riprese, per la sicurezza dei loro concittadini. Verrebbe subito da osservare: ma quegli stessi sindaci, quando in autunno parte la stagione della caccia, durante la quale i loro cittadini se girano nei boschi qualche rischio lo corrono davvero, quali azioni hanno mai intrapreso per evitare incidenti? L’anno scorso, dopo un incidente mortale di caccia in condizioni di scarsa visibilità, le associazioni presenti in Comitato Faunistico hanno chiesto di modificare la norma che consente ai cacciatori di sparare un’ora prima dell’alba ed un’ora dopo il tramonto: se avete dubbi su quanto rischiosa sia questa situazione, provate voi stessi, andate nel bosco, magari in una giornata nuvolosa di tardo autunno, un’ora dopo il tramonto e immaginate di dovere sparare a qualcosa che si muove nell’ombra.

Naturalmente la richiesta è caduta nel nulla e la norma è tuttora in vigore.

Tornando ai sindaci, Fugatti non perde l’occasione e viene convocato niente meno che il Comitato Provinciale per la Sicurezza e l’Ordine Pubblico. Non abbiamo informazioni di come siano andate le cose durante l’incontro, anche se ci piace pensare che almeno qualcuna delle figure istituzionali obbligate a presenziare, consapevole dell’esagerazione della cosa, abbia avanzato qualche riserva. Il risultato però è stato pienamente in linea con la linea voluta finora dalla Lega, ossia dare segnali forti ai cittadini impauriti. Ed è così che sono nate le ronde anti-lupo a cura delle forze di polizia, dei carabinieri, del corpo forestale.

Capire prima se si tratta di un vero problema o di paure immotivate in modo da procedere con una corretta informazione è una strada poco interessante di questi tempi. Tra l’altro, è tutto da dimostrare che fra i trentini si sia veramente diffusa la paura del lupo e non siano piuttosto altri i problemi che li assillano. Avanti dunque con le ronde!

Avranno una qualche utilità? Sicuramente no a detta dei maggiori esperti del settore. Che spiegano in diverse interviste come la presenza del lupo pone problemi nuovi, richiede attenzioni particolari agli allevatori, ma non può esser considerata motivo per allarmare la popolazione come invece si sta facendo.

Il rischio zero ovviamente non esiste: ma negli ultimi 150 anni mai si è registrato un attacco di lupi a un umano, i pericoli in montagna sono altri. La questione, insomma, andrebbe affrontata con serietà e scientificità, mentre invece l’assessora Giulia Zanotelli annulla l’annuale presentazione del rapporto del Servizio faunistico sui grandi predatori. Noi auspichiamo che siano gli esperti a stabilire le modalità per gestire questo (piccolo) problema.