Venezia 2018 / 2
Quattro film. “Roma”, “What youou gonna do when the World’s on Fire?”, “L’amica geniale”, “Suspiria”
“Roma”, di Alfonso Cuaron, è stato presentato in concorso, pur se prodotto da Netflix, compagnia di distribuzione Internet, per cui non ne è al momento programmata l’uscita in sala. Ma il Festival non se ne preoccupa. E fa bene, perché - va detto subito - questo è un capolavoro: cinema allo stato puro.
Anni Settanta, in una grande casa del quartiere Roma di Città del Messico vive una famiglia borghese: la madre Sofia con quattro figli e un marito dottore quasi sempre assente. Con loro la domestica Cleo e la sua collaboratrice Adela, entrambi di discendenza mixteca. Nella quotidianità di un anno si specchiano le vicende di Sofia che deve fare i conti con l’assenza del marito, e di Cleo che, rimasta incinta di un uomo che subito la ripudia, rischia di non poter più prendersi cura dei bambini che lei ama come se fossero i propri.
In un bianco e nero molto grigio che rende l’epoca in maniera superba, si compone un mosaico di vite, intimo e toccante, con figure femminili di classi diverse a confronto, sottolineate nella loro umanità e dignità; mentre esplicita, ma non recriminante, è la denuncia del diffuso machismo maschile.
Un film emozionante, ricco di tantissimi elementi e risvolti minimi che sommati ricostruiscono un’epoca, vicende, emozioni, visioni, situazioni, perfino colori e profumi. Un film personale, che sa mescolare in una stessa inquadratura dramma e speranza; come quando tutta la famiglia è abbattuta dalle varie vicende e si ritrova unita ma triste a mangiare un gelato in vacanza, mentre lì di fianco dei mariachi suonano per due sposi in festa.
Un film molto politico nella ricostruzione di un’epoca, una città, un popolo, le sue contraddizioni, i suoi conflitti, i suoi drammi. Un film che è anche tributo a molto cinema e a predecessori, tra i quali spicca Fellini. Ma più di tutto è un film di emozioni, spesso sottese, in un alternarsi di dramma e commedia, intimità, familiarità e apparenza. Fino alla tragedia, come tutta la sequenza del parto di Cleo. Critica positivamente unanime e meritato Leone d’Oro. Il cinema se ne va nella rete, ma questo film andrebbe visto anche in una grande sala.
Chissà se ci arriverà mai nelle sale invece “What youou gonna do when the World’s on Fire?”, ultimo documentario di Roberto Minervini (presentato in concorso), che prosegue le sue esplorazioni nel sud degli Stati Uniti. Nello specifico a Baton Rouge, dove il regista riprende e ricostruisce diversi frammenti di umanità: Judy che lavora nel suo bar e cerca di mantenere a galla la propria famiglia. Ronaldo e Titus, giovanissimi fratelli, che crescono in un quartiere violento e periferico, mentre il padre è in prigione. Kevin, Big Chief che prova a mantener via la tradizione indiana del Mardi Gras. Infine, il gruppo rivoluzionario delle Black Panthers, che organizza una protesta contro la brutalità della polizia.
Cercando di essere il meno invasivo possibile, il regista riesce a dissolversi e così a descrivere realisticamente vite e condizioni difficili, marginali, desolate. Uno studio etnografico in un bianco-nero molto contrastato, quasi a sottolineare le diversità di popolo e la realtà di un razzismo ancora molto presente.
Non ho letto i libri di Elena Ferrante, ma le prime due puntate della versione serie tv di “L’amica geniale”, per la regia di Saverio Costanzo, non mi sono sembrate niente di straordinario.
Memorie infantili in un microcosmo di case popolari nella periferia campana, inscenate piuttosto teatralmente e con uno sforzo di caratterizzazione dei personaggi (che probabilmente deriva direttamente dai libri) che li rende stucchevoli.
“Suspiria”, infine. Il regista Luca Guadagnino ci tiene molto a dire che non si tratta di un remake del film di Dario Argento. Infatti non lo è neanche un po’: questo è noiosissimo splatterume senza emozioni e senza senso. Bella la ricostruzione di Berlino ’77 e brave le interpreti, il resto insostenibile.