Eroe!
Philip Laroma Jezzi è un ricercatore dell’università di Firenze che si è rotto le balle di assistere al suk clientelare che instrada i flussi umani nei concorsi universitari. Così ha spifferato quello che sa ed è partita l’inchiesta della magistratura. Eroe! Sia ministro dell’Istruzione! La rete mediatica, financo i titoloni delle grandi testate, gli tributano onori quasi fosse Traiano che torna dalla Dacia. C’è poco da fare: l’Italia ha una costante fame di eroi. Non tanto per migliorare... Vedrete che, come sempre, nessuno infine pagherà e le cose continueranno a scorrere, business as usual. No, in Italia la celebrazione dell’eroe ha un solo scopo pratico: pacificare le coscienze. In questo caso coscienze di coloro che sapevano (praticamente tutti) e se ne fottevano.
Ci sono, tanto per dire, facoltà in giro per l’Italia che configurano imprese a conduzione familiare, tipo trattorie con cucina casalinga: papà alla cassa, mamma tra i fornelli, figlio maggiore caporale dei cadetti al servizio tavoli. In certe realtà accademiche cambiano le mansioni ma non l’organigramma parentale: dal nonno ai pronipoti, con escursioni tra i rami acquisiti, alé, tutti al calduccio sotto lo stesso tetto: nuore e generi. E, per consolidare risorse e alleanze patrimoniali tra i clan, i matrimoni combinati e gli scambi di parentela certo non guastano: tu assumi mio figlio che a sistemare tua sorella ci penso io. Ritorno al Neolitico.
Andiamo al nocciolo: ma se queste manifestazioni di nepotismo sono da tempo evidenti a tutti, se gli stessi attori dello spettacolo clientelare sono strafottenti al punto da farne, appunto, uno spettacolo... ci voleva proprio un “eroe” per denunciarlo? Perché fino a oggi nessuno tra magistrati, amministratori, politici, gli stessi docenti… pare essersi preoccupato di scavare in un sistema che mostra qua e là visibili effusioni purulente? Un sistema tra l’altro il cui valore formativo è certificato dalla impietosa graduatoria internazionale degli atenei, dove americani, inglesi, tedeschi, svedesi... ci stanno tutti davanti. E continueranno a starci, pure in parecchi altri campi, finché qui da noi sarà considerato compito esclusivo degli “eroi” combattere battaglie di civiltà.