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L’esibizionista seriale

Un ragazzo a Rimini filma un suo coetaneo, caduto dal motorino, mentre crepa. A Ravenna due stupratori si immortalano mentre svolgono a turno la loro attività muscolare su una povera ragazza. Sempre più frequenti pure i video autoprodotti da idioti per documentare al popolo di follower la propria incoscienza sulle strade: giovani a 200 all’ora che se la ridono infischiandosene dei rischi per loro e gli altri. Atteggiamenti estremi: il cinico che spettacolarizza la morte; la bestia che gode dei suoi scempi; il coglion-criminale che gioca alla roulette russa con l’automobile… Ma il tutto fa capo alla categoria in espansione dell’esibizionista seriale.

Che il posizionarsi al centro dell’attenzione per riscuotere ammirazione dalla comunità di affini rappresenti sempre di più il motore motivazionale per tanti, specialmente giovani, non è scoperta originale. Il fenomeno “Re per una notte” muove da un’ansia esistenziale figlia del sistema mediatico che ti incita all’emulazione delle star. Certo le dinamiche del web, specialmente nella loro declinazione “social”, hanno vieppiù catalizzato il processo psicotico-sociale che conduce all’esibizionismo seriale. A molti spiriti umani, deboli e traviati, la pubblicazione di qualcosa di cui sono protagonisti appare un atto di eroismo aggiornato ai miti attuali, il valore che ti qualifica la vita come degna di essere vissuta. E non conta un fico secco se alla base ci sono eventi violenti, letali o semplicemente stupidi e insensati. Conta che tu sei lì, mentre fai quello che fai, e che la tua opera d’arte rimbalza fino ai telefonini dei tuoi simili. Così beotamente ti convinci di essere una star.

Una star che però smette presto di brillare. Anche il più somaro tra i cineasti del nulla umano intuisce che la gloria ti dura un attimo, attimo subito rimpiazzato dall’opera di un altro genio come o più di te. Da cui il malessere, la frustrazione che ti spinge non tanto a piantarla con quel gioco insulso, ma a insistere, a rilanciare sempre più in alto la spettacolarizzazione del rischio e della violenza. D’altronde che altro potresti fare per ottenere gratificazioni, seppur effimere, così a buon mercato? Sei pigro, ignorante, incolto, allenato all’insensibilità, crogiolato nell’amoralità...

Sei irrimediabilmente una testa di cazzo, ormai assuefatto agli stimoli dei tuoi giochi ebeti, drogato dall’escalation di emozioni forti. Così ti dirigi stordito verso il punto di non ritorno.

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