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QT n. 9, settembre 2017 L’editoriale

Conformismo

Sulla laurea honoris causa a Sergio Marchionne in Ingegneria Meccatronica abbiamo già scritto. E le cose ci sembrano molto chiare: il Senato Accademico della nostra Università ha deciso l’onorificenza, signorilmente sorvolando sulla sua totale incongruità (Marchionne in Meccatronica ha zero competenze e meriti, diversamente da gestione aziendale, o architetture finanziarie) per due – ahimè conclamati – motivi: la laurea honoris causa è una pagliacciata, già elargita a destra e manca; a Marchionne vale la spesa lisciare il pelo, può effettuare significativi investimenti proprio nel nascente polo di Meccatronica di Rovereto. Insomma, Parigi val bene una messa: una barca di milioni senz’altro valgono un pezzo di carta in cui non crede nessuno.

Questa posizione può essere condivisibile o meno (noi per esempio non riteniamo che l’Università debba svalutarsi da sola in questa maniera): ma è comprensibile.

Molto meno comprensibile, anzi francamente indisponente, è un velenoso attacco portato sul Corriere della Sera nazionale (inserto Economia) al professor Giovanni Pascuzzi di Giurisprudenza, reo di essersi opposto alla laurea a Marchionne. L’articolista, tal Raffaella Polato, descrive Pascuzzi più o meno come un disturbato, affetto da una sindrome che lo porta sempre al dissenso: si era dimesso da prorettore, ha scritto un libro dall’emblematico titolo “Università: diario di una svolta autoritaria”, l’anno scorso non ha votato il bilancio dell’ateneo, quest’anno ha votato contro e infine – colpa massima – si è opposto alla glorificazione di Marchionne. La Polato, ben nota negli ambienti giornalistici per gli sperticati elogi verso Fcs e il suo amministratore delegato, inorridisce di fronte ai dubbi di Pascuzzi sulle competenze meccatroniche del suo idolo, che sarebbero invece certificate dalla “rivoluzione nell’auto” intrapresa dal nostro, e da una quinta laurea, in Fisica (!), in arrivo.

A noi, a dire il vero, interessa poco che un’adulatrice veda “rivoluzioni” (l’auto digitale? L’auto ecologica?) dove ci sono state solo indovinate fusioni e operazioni finanziarie (oltre a compressioni dei diritti sindacali); interessa ancor meno che un manager si diletti nel collezionare lauree posticce. Preoccupa di più che una siffatta professionista della penna abbia spazio in un grande giornale; anche se sappiamo che non è una novità, ricordiamo la stucchevole venerazione di cui veniva circondato l’Avvocato (rigorosamente con la A maiuscola) proprietario della Fiat; e nel piccolo Trentino ricordiamo come un quotidiano avesse affidato gli articoli su una grande Cantina in difficoltà all’addetta stampa della stessa.

A preoccuparci invece sono le argomentazioni della solerte paladina di Marchionne: secondo le quali il prof. Pascuzzi non è credibile, anzi francamente ridicolo, in quanto in dissenso con l’attuale conduzione dell’Ateneo. Chi è contro il potere costituito – che sia la grande multinazionale oppure il rettore dell’università - chi osa criticare, e magari anche votare contro, deve avere problemi caratteriali.

Ora, pur senza rifarci agli esempi estremi dei dissidenti anticomunisti internati in manicomio, il discredito preventivo della critica ci sembra una tentazione estremamente pericolosa. Un invito – perentorio – al conformismo delle idee.

Scriviamo queste righe soprattutto perché ci ha avvilito la mancanza di significative solidarietà al prof. Pascuzzi. E allora il problema non è solo l’adulatrice, o il giornale grande ma meschino.

Il problema è la tendenza all’appiattimento sul potere.

Forse non ci si rende conto, innanzitutto che il conformismo è la tomba delle idee. E non se ne considerano le conseguenze proprio in questo periodo, in cui su Internet non viaggiano critiche argomentate, ma vomitevoli insulti. Perchè allora l’arrocco dei potenti entro le mura del conformismo protette dagli scherani dell’informazione, e più in generale il discredito riversato sulla critica, non fa altro che alimentare quello scollamento sociale e ideale che poi finisce con il manifestarsi brutalmente ogni giorno sulle pagine dei social media.

Derisa l’intelligenza, abolita la razionalità, non lamentiamoci se poi la gente si fa male da sola e fa male a tutti, votando Trump o Brexit o Virginia Raggi.

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Marchionne, io speriamo che me la cavo

Commenti (2)

conformismo antonio

il magnifico rettore, poteva laurearlo in ingegneria fiscale, ad onor del merito

Roma era diversa Carlo

"Derisa l’intelligenza, abolita la razionalità, non lamentiamoci se poi la gente si fa male da sola e fa male a tutti, votando Trump o Brexit o Virginia Raggi." Inserire anche la Raggi mi sembra fuori luogo! È stata votata perché non c'era nient'altro di meglio! Ettore, tu cosa avresti votato come sindaco di Roma?
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