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Pesticidi negli alimenti: la situazione e qualche consiglio

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Il recente rapporto di Legambiente “Stop Pesticidi” fornisce una panoramica delle analisi di residui di fitofarmaci negli alimenti provenienti dall’agricoltura tradizionale sia italiana che estera. In particolare, le analisi fanno riferimento a indagini condotte durante il 2015 da laboratori pubblici regionali.

Tra i risultati pubblicati trovano spazio anche alcuni di quelli prodotti dai laboratori della provincia di Trento. Purtroppo i campioni analizzati risultano davvero pochi: infatti, sono solo 27 i prodotti analizzati dall’APPA. Comunque i risultati evidenziano che complessivamente il 48,1% dei campioni analizzati presenta uno o più residui, percentuale che sale al 75% se si considera solo il comparto frutta. Il multiresiduo totale si attesa al 14,8%, ma nella frutta raggiunge il 37,5%.

Per quanto riguarda i prodotti trasformati, la presenza del multiresiduo è da attribuire a condimenti quali passate di pomodoro, concentrato di pomodoro e sughi al pomodoro. In altre verdure e in altri derivati, i campioni analizzati sono rispettivamente cetrioli e confetture.

Prima che venga dato il via libera per l’utilizzo di un fitofarmaco all’interno dell’Unione Europea, devono essere svolte numerose e attente analisi tossicologiche.

Tuttavia, non è ancora chiaro quale sia l’effetto di residui di molteplici pesticidi sulla salute. Si teme infatti che la combinazione di diverse di queste sostanze, seppur in quantità inferiori a quelle considerate irregolari, comporti un potenziamento dei loro effetti e di conseguenza un rischio maggiore.

In Italia, il 62,4% di tutti i campioni analizzati è risultato privo di residui di pesticidi, mentre il 16,5% presentava residui di un solo fitofarmaco (in quantità inferiori a quelle considerate irregolari) e il 19,9% trasportava residui multipli (ancora una volta in quantità inferiori al massimo consentito). L’1,2% dei campioni è risultato invece essere irregolare, presentando quantità di residui di pesticidi superiori a quelle consentite o residui di sostanze non autorizzate. Gli alimenti che con maggior frequenza violavano i limiti sono: gli ortaggi da foglia (3,1% dei campioni), le pere (2,9%), i peperoni (2,8%), i frutti di bosco e le pesche. Residui multipli (sotto i livelli massimi) sono stati poi riscontrati in particolare nell’uva (62,8%), nelle pere (58,1%) e nelle fragole (53,8%). Detentore del record per numero di pesticidi si è rivelato essere un campione di tè verde, in cui sono stati trovati residui di 21 diversi fitofarmaci.

Consigli per i consumatori:

prediligete verdura e frutta di stagione regionale; la verdura e la frutta da agricoltura biologica contengono raramente tracce di pesticidi; la merce contrassegnata da marchi di controllo viene sottoposta ad analisi con maggior frequenza; le verdure e i frutti andrebbero lavati in acqua corrente, per poi essere strofinati con un panno; andrebbero sbucciati solo i frutti la cui buccia non è commestibile, in modo da non perdere importanti elementi nutritivi; dopo aver sbucciato delle banane, degli agrumi o dei manghi, lavatevi le mani, in modo che i residui di pesticidi sulla buccia non vengano trasportati sulla polpa.

Se avete bisogno della buccia di arance o limoni, dovreste utilizzare prodotti biologici; le foglie esterne dell’insalata non dovrebbero essere utilizzate.; quelle interne contengono quantità inferiori di residui di pesticidi.

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