La LaVis del dopo Zanoni
Ci provano a riprendersi. Ma l'eredità è molto, molto pesante.
Come va la LaVis del nuovo presidente Pietro Patton? Confermata la consegna di tenere ben chiusi gli scheletri nell’armadio (nessuna azione di responsabilità verso le sciagurate gestioni precedenti, troppo ammanicate con la politica); incassati i milionari contributi appunto dalla politica, che hanno permesso di rifiatare, Patton ha esibito soprattutto un cambio di stile, che è anche, in parte, di sostanza. Dismessi i vani trionfalismi dell’era Zanoni e delle successive accuse al mondo intero di remargli contro, Patton in assemblea dice la verità: la Cantina è sempre in difficoltà, si sta remando per non affondare, se si tiene duro ci si salverà.
I dati infatti parlano chiaro. Il fatturato si è notevolmente ridotto, da 84 milioni a 76. Soprattutto perché si è rinunciato (a partire dalla controllata Casa Girelli) a commesse in perdita, che Zanoni assumeva per poter vantare dannosi incrementi di fatturato. Con questa scelta di buon senso, assieme a un contenimento dei coslti, si è finalmente passati a un risultato operativo con il segno più: 1,7 milioni, contro lo 0,9 di perdita dell’anno precedente. Questo è il vero dato positivo.
Anno | Q |
---|---|
2007 | 173.989 |
2008 | 165.938 |
2009 | 198.280 |
2010 | 175.595 |
2011 | 130.535 |
2012 | 150.864 |
2013 | 150.864 |
2014 | 129.389 |
2015 | 97.900 |
Poi gli accordi con le banche hanno dato respiro, spostando gli incombenti debiti a breve termine (41 milioni) sul medio e lungo periodo. Ma sempre rimangono, quasi 50 milioni sul groppone.
Si è anche iniziato a fare pulizia nei bilanci. Di tutta una serie di poste, da anni contestate dalla Vigilanza cooperativa, che per questo si prendeva i rimbrotti zanoniani, si è iniziato un riordino, limando l’entità delle cifre contestate. Così se nel 2015 i revisori contestavano 8 milioni di patrimonio, ritenuti improbabili, oggi sono 6,5. Un passetto avanti, come si vede; ridimensionato però dal permanere (e Patton lo ha ammesso in assemblea) di una sopravvalutazione del terreno di Casa Girelli, valutato 9.684.000 euro in base a una perizia del 2015, non aggiornata, che valutava l’area come edificabile, cosa che non esiste nella realtà e nemmeno nel Piano di risanamento approvato.
Insomma, i danni degli sconsiderati anni passati sono ancora lì.
E se ne continuano a pagare, pesantemente, gli effetti. Si consideri la tabella sui quintali di uva conferiti nel corso degli ultimi anni: come si vede, si è passati dai quasi 200.000 quintali degli anni d’oro a meno di 100.000 della vendemmia scorsa. Un dimezzamento brutale, effetto del fuggi fuggi dalla Cantina, e proprio da parte dei soci più professionali, di fronte alle arroganze e agli evidenti disastri delle gestioni Peratoner prima e Zanoni poi. Interessanti, in era zanoniana, i dati del 2012-2013: curiosamente identici al quintale, sembrano indicare una ripresa del conferito, tornato a 150.000 quintali. In realtà si trattava di una nuova fattispecie, i “quintali equivalenti”: la Cantina comperava vino (di quale qualità?) fuori dal Trentino, e lo trasformava, ai fini statistici, in quintali di uva.
Oggi questa pratica – statistica e anche industriale – è stata abbandonata. Ma se ne sono andati anche troppi soci. Il risultato è che LaVis sta in piedi grazie ai sacrifici dei soci rimasti: che si vedono remunerare con 88 euro a quintale, circa 11.000 euro ad ettaro. Quando (vedi articolo alla pagina seguente) nella vicina Mezzacorona si viaggia intorno ai 17.000 euro ad ettaro.
“Ci tocca lavorare per le banche” commentavano alcuni soci in assemblea.
È tristemente vero. Ma se per anni non sai gestire i tuoi (pessimi) amministratori, il risultato è inevitabile.