Valsugana: l’assessore negazionista
La cultura del “non disturbare l’inquinatore” non è circoscritta al maldestro sindaco di Borgo. Di un altro livello, l’assessore provinciale all’Ambiente Mauro Gilmozzi non cade nel ridicolo, ma evidenzia la stessa cultura. Lo vediamo, sempre a proposito del buco nero del Trentino, l’acciaieria di Borgo, rispondere a un’interrogazione di Filippo Degasperi (5 stelle) che riportava i risultati delle analisi di Legambiente sull’inquinamento da mercurio, che affibbiavano alla Valsugana la non invidiabile nona posizione nella classifica dei siti più inquinati d’Italia, per via di una dispersione in aria annua di 41,3 kg del pericoloso metallo, contro i 10 ammessi dalla normativa europea.
Gilmozzi non si dimostra preoccupato: minimizza, ridimensiona, tutto teso non a ridurre l’inquinamento, ma a dimostrare, anche con qualche spericolato esercizio di logica, che è poca cosa.
Infatti non contesta l’elenco di dati riportati da Legambiente ma puntualizza: “Sono solitamente dedotti da misure discontinue, estendendone la rappresentatività a tutto il periodo di funzionamento dell’impianto nell’arco annuale, senza tener conto della possibile variabilità delle emissioni”. In altre parole: per essere allarmati bisognerebbe avere più dati, fare più monitoraggi. Allora l’assessore ordina all’Agenzia Provinciale per l’Ambiente (Appa) di effettuare un monitoraggio in continuo? Macché, si accontenta di un rilevamento all’anno. Anche se proprio questo sporadico rilevamento è risultato positivo nel 2015, ma non nel 2016, quando - ammette l’assessore - è stato rilevato “un marcato superamento del limite”.
E ancora Gilmozzi non si preoccupa. Anzi, si lancia in una distinzione da Azzeccagarbugli, tra “i limiti all’emissione” e “la qualità dell’aria”. Bisogna considerare, dice ,“la direzione e intensità del vento, la conformazione e dimensione della vallata”, tutte cose che fanno “ragionevolmente ipotizzare” che i veleni emessi, prima di arrivare ai polmoni dei cittadini, subiscano una “diluizione dell’ordine di grandezza delle migliaia o delle decine di migliaia di volte”.
Forse Gilmozzi non si rende conto di quello che scrive. A livello europeo vengono fissati dei limiti all’emissione di inquinanti, ma lui li ritiene irrilevanti, perché quel che conta non è l‘inquinante che esce dal camino, ma quello che entra nel polmone o nel cibo; come se nel resto d’Europa fosse diverso, e i limiti posti alle emissioni non fossero stabiliti proprio perché quelle concentrazioni sono poi pericolose per i cittadini. Di più: invocare “i venti” e la “conformazione e dimensione della vallata” è un autogol: la Valsugana, proprio perché valle e per di più stretta, molto meno si presta della pianura all’effetto di diluizione nell’aria invocato dall’assessore.
Il quale finisce con una perla: dalle analisi del terreno non risulta una contaminazione da mercurio particolarmente preoccupante. E ci mancherebbe!
“Se fosse già stato superato il limite per kg di terreno saremmo dinanzi ad un disastro ambientale”- commenta il consigliere Degasperi, che aggiunge: “Sarebbe piuttosto da valutare la variazione dei valori di Hg attorno all’acciaieria e allontanandosi da essa”.
Abbiamo già detto come i negazionismi aprioristici come questo di Gilmozzi siano figli di una cultura, dominante nel ceto politico, per la quale ambiente e salute sono sacrificabili a fronte di un giro d’affari e ad un certo numero di posti di lavoro. Una cultura che contrappone lavoro e ambiente. I risultati si sono visti proprio a Borgo, dove attorno a un gazebo di denuncia dell’inquinamento è avvenuto un parapiglia, ad opera di un operaio dell’Acciaieria che imprecava: “Quello che esce dalla fonderia è vapore acqueo!”.