L’acqua di Trento
Avendo letto con interesse l’articolo “Trento: l’acqua viene ancora dai pozzi” sull’ultimo numero di Questotrentino, ringrazio l’ing. Nicola Salvati per aver puntato l’attenzione su un problema di così vitale importanza e per aver portato soluzioni migliorative del sistema idrico attuale. Unisco alcune considerazioni e precisazioni.
I pozzi in località Spini di Gardolo forniscono l’apporto più consistente all’acquedotto di Trento, circa il 70%. Essi sono localizzati non in zona industriale, ma in area agricola in sponda sinistra del fiume Avisio e pescano nel subalveo dell’Avisio, nel conoide formato da questo all’uscita dalla Val di Cembra. Pericolosa è la riduzione dell’area di rispetto, messa in atto per permettere insediamenti vari, ma ancor più temibile potrebbe essere la prevista realizzazione della ferrovia TAV o TAC, proprio all’interno del conoide dell’Avisio. Questa provocherebbe sicuramente dei danni irreversibili nella importantissima sorgente di Spino sopra Rovereto, poiché il previsto tracciato ci passa proprio sotto.
Infine l’ing. Salvati dà per acquisito il consumo di acqua potabile, pari a 350-400 litri per persona e per giorno; ma tale valore è, per esperienza diretta, assolutamente esagerato, pari all’utilizzo di almeno 2 persone al giorno. Esso trova origine nello spreco, nella diseducazione e nelle perdite, con conseguente enorme e ingiustificato consumo di energia e di risorse finanziarie.
In conclusione, un invito a conservare e salvaguardare le risorse che abbiamo, se per ora queste sono sufficienti per le nostre esigenze di vita, e a tenere alta l’attenzione sui pericoli che realisticamente ne potrebbero stravolgere l’equilibrio attuale.