Un concerto alla Filarmonica
Rovereto ricorda Jan Novák
Pare esserci un legame profondo tra il compositore Jan Novak e la città di Rovereto. Nato nel1921 inMoravia, Novák ebbe dottissimi insegnanti di cultura greca e latina, che influenzeranno enormemente la sua poetica artistica. Lo studio in conservatorio gli permise di ottenere una borsa di studio di un anno negli Stati Uniti, dove poté studiare con quello che considerò sempre il suo maestro, Bohuslav Martin?. Ritornato in patria, vi rimase fino al 1968 quando, deluso dagli esiti della rivoluzione di Praga, viaggiò esule con la famiglia in Europa, approdando nel1969 aRovereto e rimanendovi fino al 1977. Qui trovò l’entusiasmo e la condivisione di amici, studiosi e letterati della sua estetica fortemente improntata al classicismo, dove i testi, la metrica e la ritmica delle opere di autori come Virgilio, Catullo ed Orazio si inseriscono nella sintassi musicale delle sue opere. E la città lo ricorda sempre con molto calore e partecipazione, appena se ne presenta l’occasione; questa volta, poi, l’appuntameno è particolarmente importante, visto che in cartellone ci sono le due figlie di Novák, Clara e Dora, rispettivamente al flauto e al pianoforte.
In programma, ovviamente, diversi brani del padre, composti proprio pensando a loro. Particolarmente interessanti sono le Choreae Vernales, fresco componimento in tre tempi ispirato alle liriche delle Stagioni di Orazio, nato per flauto e chitarra (quella di Mariano Andreoli, storico direttore artistico della Filarmonica e caro amico del compositore), che viene proposto nella versione con pianoforte. Spiccano il suono luminoso ed elegante del flauto e quello cesellato del pianoforte, ma talvolta l’impasto sonoro ci pare abbia mancato di definizione ed essere a tratti monotono, con dinamiche appiattite ed un’articolazione tecnicamente impeccabile, ma poco espressiva. La seconda parte del programma è un omaggio al maestro di Novák, Martin?: la sua Prima Sonata per flauto e pianoforte è un caposaldo della letteratura flautistica della prima metà del Novecento, dove i due strumenti sembrano quasi contendersi il ruolo di solista, in un continuo rubarsi la scena con frequenti momenti solistici e cadenzali. Il primo tempo ne è certo la sezione più riuscita, caratterizzata da una notevole ricchezza di inventiva melodica (vale la pena andare su You Tube a sentirlo - e, tra le tante versioni, ascoltare quella di Peter-Lucas Graf): l’ultimo tempo è certo quello che più diverte gli esecutori, per quanto in particolare Clara Novák ci sia sembrata piuttosto affaticata, complice forse anche l’emozione del ritorno in una città che quarant’anni fa accolse Jan Novák e la sua famiglia a braccia aperte e che ancora oggi lo ricorda con un folto pubblico in sala e una pregevole ristampa in cd dell’album, da tempo fuori catalogo, che introdusse il compositore a Rovereto: Inedita & Mimus Magicus.