Tutto è notte nera
Un romanzo contro la Valdastico. Umberto Matino, Edizioni Biblioteca dell’immagine, 2015, pp.399 €. 14.
“In quella serata buia l’unica cosa che gli appariva chiara ed evidente era il motivo per cui, nei tempi andati, quei paraggi erano stati chiamati ‘alle Elle’, dalla parola cimbra Hell, che significa inferno. Nell’immaginario degli abitanti del pedemonte vicentino l’inferno non era, evidentemente, un luogo avvolto dal fuoco e dalle fiamme. Il clima schifoso di quelle contrade li aveva indotti a credere che la casa del demonio fosse un anfratto flagellato dal gelo, dal vento e dalla tempesta. Per quei montanari todeschi il mondo degli inferi assomigliava in tutto e per tutto a quella valle, dove la pioggia perenne inzuppa i campi imputridendo i raccolti e un freddo umido e maledetto ghermisce le case di pietra”.
Questo breve passo iniziale dell’ultimo romanzo di Umberto Matino “Tutto è notte nera” spiega bene qual è il metodo di lavoro letterario di questo autore. Matino, di professione architetto, è un osservatore appassionato dell’ambiente delle prealpi vicentine, le valli che stanno a monte di Schio, Thiene, Valdagno, sul confine con il Trentino, e - letteralmente - le sviscera nei suoi romanzi. È ormai un particolarissimo caso letterario. I suoi tre romanzi della “trilogia cimbra” (“La valle dell’Orco” del 2007, e “L’ultima Anguàna” del 2011, oltre a quest’ultimo) si trovano in tutte le edicole, ma anche nei negozi di “generi misti”, dei paesi delle zone da Matino raccontate, ed hanno raggiunto le decine di migliaia di copie senza nessuna particolare campagna promozionale della Foschi, la piccola casa editrice che ha pubblicato i primi due volumi (ora l’autore è passato alla Biblioteca dell’Immagine, che ha una distribuzione un po’ migliore). Il fatto è che gli abitanti di queste zone, dove un tempo si parlava un dialetto germanico, si sono identificati completamente nei personaggi dei suoi romanzi e li hanno adottati come vicini di casa ed emblemi letterari della loro cultura. Ogni tanto, alle presentazioni dei suoi libri, salta fuori un assessore leghista che comincia a pontificare sulle radici della cultura veneta, ed allora Matino - che è stato consigliere comunale del PCI a Schio, e poi segretario della Lega Ambiente del Veneto - racconta divertito che lui è di origini pugliesi, figlio del classico carabiniere spedito a Schio. Proprio questo suo partire dall’esterno deve avergli dato la spinta per quella attenzione analitica e penetrante alla realtà locale che ora trasfonde nei suoi romanzi, nei quali assembla ad una trama gialla, destinata ad avvincere il lettore tenendolo incollato alla pagina, pezzi della realtà storico-antropologica dell’area ex-cimbra vicentina. Così nel primo romanzo la trama particolarmente gotica serve ad illustrare le radici germaniche delle antiche popolazioni della zona, mentre nel secondo racconta l’epopea della emigrazione degli anni ‘50 e la scomparsa del vecchio mondo contadino. Questo terzo romanzo ruota attorno al tema della penetrazione ‘eretica’ al tempo della riforma protestante, che aveva trovato nelle radici germaniche della popolazione un humus particolarmente accogliente. E poi, fra una pagina e l’altra, il lettore fresco di stampa di questa estate 2015, trova un tema d’attualità, che ha fatto da tormentone estivo imperversando sulle pagine dei giornali: il tema della autostrada della Valdastico: “Oggigiorno c’è invece certa gente che vorrebbe sbregare questa campagna con uno scasso largo sessanta metri e lungo chilometri - lo chiamano percorso autostradale in trincea - e perforare anche le rive rocciose dell’Astico, modellate dalle acque delle montagne, per costruire viadotti e gallerie di cemento. Vogliono gettare un manto di asfalto che va da qua, fino alla rocca del castello di Meda - la grande pietra che vedi laggiù con sopra la croce - per giungere poi alla Pieve di San Giorgio e quindi più su, più su, fino ad infilarsi dentro la valle. Secondo te chi sono i barbari? I Longobardi dalle lunghe barbe o certi Vicentini dai corti cervelli?”