La scuola di Ugo Rossi
Ecco finalmente la ricetta per la nuova scuola targata Rossi. Dalle prime sommarie avvisaglie sembra somigli molto a quella nefasta delle tre “I” berlusconiane che dovevano portare innovazione e hanno peggiorato la qualità del sistema scolastico.
La scuola trentina è tutta chiacchiere e distintivo. I docenti sarebbero ben lieti di sfruttare i 60 minuti di lezione senza essere costretti a recuperi forzati, utili solo a garantire corsi di sostegno a costo zero.
Generalizzare sui docenti che usufruiscono di ferie extralarge è come dire che i politici sono tutti ladri. Discorsi populisti che gettano fango su una categoria di lavoratori in prima linea contro l’ignoranza (che genera spesso maleducazione e supponenza) di giovani ed incolpevoli generazioni, a cui sono state scippate conoscenze e speranze di futuro.
I docenti sono già molto flessibili: quelli trentini, poi, lo sono in particolare, costretti come sono a misurarsi con la creatività dei vari assessori che aggiungono ad ogni mandato oneri senza onori.
E se si utilizzassero le risorse dell’autonomia per rimpinguare lo studio del Diritto e dell’Economia, della Storia dell’Arte e dell’Ortografia? E se le lingue straniere fossero insegnate, grazie alle risorse disponibili, attraverso soggiorni all’estero per i ragazzi, in modo massiccio e aperto a tutti? Invito il presidente Rossi a fare un giro di ricognizione nelle scuole, a far leggere ai nostri studenti delle superiori un semplice articolo di giornale: si accorgerebbe che il livello di comprensione è basso e che la povertà di linguaggio stringe il cuore.
Invece di innovare a spese dei docenti, e spero senza la complicità del sindacato, si pensi a restituire anche in Trentino sia lo scatto di anzianità 2013 (come nel resto del Paese) che la dignità dell’azione didattica, nonchè la libertà ed autonomia della valutazione.