Quale impresa?
Nel marasma dei partiti trentini, dispersi nella campagna elettorale (vedi "Alla fiera dei candidati" e "Dopo Dellai, il nulla"), di fronte allo spazio libero si sono fatti avanti altri soggetti. A iniziare dagli imprenditori.
Il primo è stato il patron di Diatec e Trentino Volley Diego Mosna, accasatosi come candidato leader di Progetto Trentino, la formazione di Silvano Grisenti. Il secondo è stato il presidente degli artigiani Roberto De Laurentis, sostenuto anche da Gianni Bort (Unione Commercio) e Loris Lombardini (Confesercenti).
A noi sembra molto indicativo che il suo nome sia al centro di grande attenzione.
De Laurentis infatti ha diversi pregi, a iniziare da grande energia, passione, impegno; e soprattutto una notevole, limpida chiarezza. E con questa ultima dote ha messo in tavola la sua visione della società. Che è fatta di produttori (il mondo del privato) e parassiti (quello del pubblico). A sua volta il privato è diviso in privato vero (il privato privato) e assistito (le cooperative). Il privato privato a sua volta è diviso in aziende autosufficienti (gli artigiani) e sovvenzionate (l’industria). Infine - questo non lo dice, ma lo pratica - anche gli artigiani si dividono, in buoni (quelli che seguono lui) e cattivi (quelli che non lo seguono).
È questa una visione della società adatta a un politico?
Per i nostri partiti sembra di sì, basta la targa di imprenditore e va tutto bene.
Alla fine De Laurentis non è stato cooptato, ma solo per un motivo: il personaggio è troppo ingombrante. In compenso, a lui, Bort e Lombardini sono state assicurate poltrone negli enti chiave. Come l’Agenzia del Lavoro, su cui in questi giorni si sono esercitati sparando a zero solenni sciocchezze.
Questa è la politica industriale della partitocrazia.