Con vecchi schemi non si fa Qualcosadinuovo
Lo spirito era quello felice, ideale, solare che aleggia da sempre attorno ai vari mondi dell’impegno politico per la costruzione di un unico contenitore, con all’interno tutte le associazioni, i movimenti, i comitati referendari; ma già la parola “contenitore” doveva dare l’idea del confuso assemblaggio di tante piccole, antiche identità, con cui non si fanno certo rivoluzioni, ma neanche elezioni.
Si può fare magari un consigliere provinciale nel piccolo Trentino, ma persino per fare quello serviva partire con almeno un anno di lavoro alle spalle, e molte, forse troppe smussature di spigoli.
Per innovare davvero la politica è alle grandi realtà che bisogna guardare, alle praterie che le loro inettitudini hanno lasciato aperto, mentre investire sulla sommatoria dei piccoli partiti di testimonianza risulta un’operazione solo generosa.
“Qualcosadinuovo”, il gruppo fondato da Nicola Zuin, Marco Niro e Mattia Maistri, giovani ed appassionati intellettuali della sinistra trentina, ci ha provato a far dialogare Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Sel, i movimenti, i comitati, i ragazzi del Bruno, ed è stato l’ennesimo fallimento annunciato.
Si dice che i giovani non fanno tesoro delle esperienze passate, e la recente débacle di Rivoluzione Civile, il partito nazionale fondato in pochi giorni da Antonio Ingroia che assemblava IDV, Rifondazione Comunista, Verdi ed Ecologisti, Comunisti Italiani ed una galassia di altre realtà, dovrebbe aver insegnato che mettere insieme tante vecchie istanze non significa dar vita ad un grande progetto.
Questa volta ci si è arenati e separati su una questione di simboli, di falce e martello. Perché, se come hanno giustamente rivendicato Zuin, Niro e Maistri, i programmi e le istanze sono i medesimi, perché di fronte all’esigenza di mettere da parte vecchi arnesi politici, ormai fuori dal tempo e dalla storia, la risposta è sempre picche?
Forse perché la somma di tante “vecchie cose” non fà Qualcosadinuovo.