Autostrade venete e odore di mafia
E la Valdastico?
Il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha dato il via libera alla costruzione del primo tratto della Valdastico Nord, 24 chilometri da Piovene fino a Lastebasse. Un successo della A4 Holding, la concessionaria autostradale presieduta da Attilio Schneck: si aprono così nuove chance per la società di vedersi rinnovata la concessione autostradale fino al 2026, il tratto della A4 Padova-Brescia. Infatti, senza il prolungamento verso Nord dell’ autostrada A31, la Holding perderebbe la concessione sul tratto autostradale più trafficato d’Italia, quindi quello che avrebbe garantito maggiori ricavi.
Dopo un simile passaggio burocratico è necessario che i politici trentini si chiedano con urgenza cosa possano ancora fare per difendere il nostro territorio dall’invasione di ulteriore traffico ed evitare lo sconvolgimento paesaggistico dei vigneti di Besenello. Stiamo parlando infatti di un’autostrada che si svilupperà per 27,8 km in galleria, 4,6 in viadotto e 6,7 in trincea e mezza costa. A quanto sembra, presso il Ministero le difese della terra trentina si sono ridotte. E ciò nonostante che il traffico sulla A4 sia in continua riduzione, un dato che comporterà a breve un nuovo consistente aumento del pedaggio.
Mentre accade questo, la stampa trentina mantiene il più assoluto silenzio su scandali che in Veneto travolgono grandi imprese di costruzioni stradali e immobiliari. A fine febbraio è stato arrestato l’ingegner Piergiorgio Baita, 64 anni, uomo già coinvolto nelle tangenti degli anni ’90 e che si era salvato per il rotto della cuffia. Uomo forte della corte di Galan, di Brunetta e dell’ex ministro Matteoli, ma sempre vicino anche ad esponenti veneti del centrosinistra e specialmente all’allora patriarca di Venezia Angelo Scola (un milione di euro versato al Centro Studi della Curia, il Marcianum), Baita è il re veneto del Project Financing, amministratore delegato della Mantovani Spa, vicepresidente di Adria Infrastrutture, socio della Serenissima e costruttore, per conto della Mantovani, di discusse opere pubbliche, come il passante di Mestre, il Mose di Venezia e l’ospedale di Mestre. Baita è anche vicepresidente dell’Autostrada Padova-Venezia, che a sua volta è socia di riferimento della Brescia-Padova.
Oggi Baita è chiuso in carcere in pieno isolamento, con 270 conti correnti a suo carico, o perlomeno referenti una sua firma, ma le fatturazioni ritrovate percorrono una strada lunga oltre 700 diversi conti. La Mantovani, ditta che oltre ai sopracitati impegni si sta interessando anche all’Expo di Milano per lavori di 160 milioni di euro, è la società aggiudicataria, con partner Pizzarotti, Cis e Cordioli, del Project Financing per la realizzazione e la gestione della Nuova Valsugana, la superstrada a pedaggio che da Castelfranco Veneto arriverà fino allo svincolo di San Martino, nell’innesto con la Statale 47 alle porte di Grigno (vedi QT del febbraio scorso). Un motivo più che sufficiente, dunque, per interessare la stampa trentina ed offrire ai cittadini informazioni preziose su fatti che stanno scuotendo il Veneto, dal mondo imprenditoriale, al palazzo regionale, a Venezia.
Baita è stato arrestato dalla Guardia di Finanza di Venezia in seguito ad una inchiesta su tangenti: l’accusa, pesante, è di associazione a delinquere finalizzata all’evasione delle imposte mediante emissione e utilizzo di fatture false per un importo accertato di 10 milioni di euro.
Il “sistema Baita”
Da questa vicenda emerge quello che in Veneto hanno definito “il sistema Baita”, un sistema ben oliato. Una indagine appena iniziata, riferisce il colonnello Renzo Risi della tributaria di Venezia, che si inserisce in un “disegno criminoso” più vasto. Da una strana e smentita latitanza in Jugoslavia è infatti ritornato il ragioniere Mirco Voltazza, che ha confessato al pubblico ministero Stefano Ancillotto di essersi trovato privo di lavori. Gli era stato suggerito un modo per uscirne: emettere fatture false a nome della ditta Mantovani per creare fondi neri. Circa 10 milioni, finiti allaBMC Broker di San Marino, attraverso piccole società fantasma. La società ha sede in un misero ufficio di 50 mq sul Monte Titano, con un solo dipendente, William Colombelli, di 49 anni, dichiarante da anni un reddito di 12.000 euro. Nella rete è caduta anche Claudia Minutillo, già collaboratrice dell’ex assessore Renato Chisso e influente assistente personale dell’ex ministro ed ex governatore del Veneto Giancarlo Galan (PdL). La Minutillo, soprannominata la “dogaressa”, è amministratore delegato di Adria Infrastrutture, una delle società legate al giro di fatturazioni false e all’invio di fondi all’estero: indagini riservate sono in corso in Svizzera, in Canada e in alcuni paradisi fiscali. Quanto ha riferito Voltazza è inquietante per la nostra democrazia. Baita, oltre al contratto con la società investigativa di Voltazza (Italia Service Spa) per un valore di un milione e 300 mila euro, soldi dati per anticipare e isolare “eventuali aggressioni da parte delle forze dell’ordine e della magistratura”, ha finanziato con 200 mila euro anche la rivista Il Punto, strettamente legata ai servizi segreti, e in casa sua sono stati ritrovati atti specifici sui magistrati inquirenti veneziani. Ma specialmente la perquisizione ha rivelato che Baita possedeva già gli atti istruttori relativi alla situazione giudiziaria, compreso l’atto di arresto.
Pochi giorni dopo anche l’Autostrada A27 finisce nel mirino della Guardia di Finanza. Due fatture da 300.000 euro sono al vaglio degli inquirenti, ancora su un progetto di Project Financing legato al prolungamento della Autostrada Alemagna da Pian de Vedoia a Caralte. Ed anche qui cadono nella rete uomini della società Mantovani legati alla società BMC Broker di San Marino. Sono fatture emesse - sembra - per lavori mai eseguiti, perché per ora siamo solo legati alla fase iniziale delle consulenze e della progettazione. Chi legge quel progetto di finanza rimane scandalizzato dai pesanti ricatti imposti agli amministratori dei comuni attraversati dalla prevista autostrada, temi resi pubblici in più incontri dai comitati locali come Per Altre Strade.
La Regione Veneto sta istituendo una commissione d’inchiesta sui fatti e non è casuale che il consigliere del PdL Danilo Bon, compagno di partito di Galan, definisca la commissione un palcoscenico utile solo a fare demagogia. E non è casuale che alcuni degli avvocati degli imputati siano avvocati della corte di Berlusconi, come Piero Longo.
Altre reazioni in Veneto? Veramente deboli nella società politica, superficiali da parte del sindacato. Parlano chiaro solo le associazioni ambientaliste e i comitati territoriali, compresa la Commissione Tutela Ambiente Montano del CAI, che denuncia il rischio, forse già avvenuto, di infiltrazioni mafiose nelle grandi opere. Infatti, a metà marzo alcune automobili della ditta Mantovani vengono trovate incendiate. Non è difficile leggere l’episodio come una intimidazione diretta.
In ogni caso queste grandi opere, dalle Autostrade alle superstrade, non sembrano finalizzate a rispondere alle esigenze del territorio, ma potrebbero piuttosto prefigurare una nuova tangentopoli avente come beneficiari alcuni partiti veneti.
Dal Veneto al Trentino
Questo insieme di accadimenti nel vicino Veneto, legati per lo più ad opere stradali, deve interrogarci sul perché determinate forze politiche in Trentino, in primis la Lega Nord, si ostinino a sostenere la conclusione della Valdastico e il potenziamento della Supervalsugana. Non certo perché questo partito sia interessato a tutelare la salute dei cittadini, viste le scelte operate dai suoi amministratori nelle Regioni da loro governate (inceneritori, TAV, superstrade, piani cave, collegamenti sciistici, privatizzazione dei demani pubblici). La Lega è un partito che ovunque governi non interviene nel potenziamento della mobilità pubblica e lascia che le linee ferroviarie vengano dismesse o portate allo sfascio.
Come ci ricordano gli inquirenti veneti, l’indagine è solo all’inizio ed ora, in attesa di altre confessioni dei tanti arrestati, ci si aspetta di veder coinvolti diversi politici: lo ricordiamo, il sospetto dei magistrati è che i tanti fondi neri creati nella miriade di piccole società, oltre a permettere alle varie mafie di riciclare denaro sporco, rappresentino una cassa di finanziamento diretto dei partiti. La Valdastico, qualora realizzata, oltre ai danni ambientali e all’aumento del traffico nell’Autobrennero, ci potrebbe portare a diretto contatto con i grandi poteri mafiosi che da tempo hanno invaso il Nord Italia e che in Veneto sono ben affermati.
Un motivo in più perché la stampa locale ci porti a conoscenza dei fatti che stanno travolgendo il sistema imprenditoriale veneto. ?