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QT n. 2, febbraio 2013 Servizi

Il tormentato asilo di Cognola

Una gestione poco trasparente, difficili rapporti col personale, genitori preoccupati. E una vicenda finita in tribunale.

La Fondazione B. Kofler, scuola dell’infanzia equiparata di Cognola

La Fondazione B. Kofler, scuola dell’infanzia equiparata di Cognola, sembra nata sotto una cattiva stella. Sale infatti alla ribalta delle cronache molto più spesso di quanto non si addica ad un asilo. Ed è quasi sempre stata la singolare gestione della scuola a farne oggetto di interesse mediatico. È stato così nel 2007, quando il suo dinamico presidente, Roberto Avanzi, torinese, piastrellista fino all’assunzione del suo attuale ruolo, ha guidato una rivolta causando la scissione con la Federazione Trentina delle Scuole materne di un gruppo di 17 scuole parificate che si sono date una nuova organizzazione, Co.e.si (Comunità Educative Scuole Infanzia), organizzazione tuttora esistente, guidata dallo stesso Avanzi e spesso al centro di polemiche relative all’opacità della sua gestione: da tempo, infatti, i genitori chiedono di poter visionare i documenti relativi al bilancio e all’elenco dei soci, ma ottengono sempre risposte evasive. Né si trova lo statuto di Co.e.si.

I genitori si lamentano di frequente e pubblicamente. Sull’Adige del 21 dicembre lamentavano: “Ci sono troppi veli su questo asilo che per adesso non stiamo ad elencare e come genitori preoccupati vorremmo delle spiegazioni in merito a tante cose”. Tre giorni dopo un genitore accusa Avanzi di aver voluto dimostrare la sensibilità della propria gestione esibendo pubblicamente una bambina disabile. Ora la Fondazione Kofler e la sua gestione sono tornate alla ribalta anche nelle aule di tribunale.

Prima di tutto, i fatti. Una bambina racconta alla madre di non voler tornare a scuola a causa di una maestra manesca. La donna, preoccupata, ne parla a più persone, compreso il presidente Avanzi ed un’operatrice, che chiameremo O. La quale, poco dopo, riceve da Avanzi una contestazione disciplinare per “aver diffuso (…) notizie di gravi comportamenti violenti nei confronti di bambini che avrebbe commesso la maestra X”. Dopo di che viene licenziata perché “questi fatti di enorme gravità hanno gettato discredito sulla Scuola, sul legale rappresentante dell’Ente gestore e sull’insegnante X”. La colpa dell’operatrice è, in pratica, quella di non aver placato la preoccupazione della mamma, ma anzi di averne confermato i timori.

L’operatrice O. non ci sta e si oppone per via legale al licenziamento. Ne segue un’istruttoria, in cui vengono chiamate a testimoniare la madre preoccupata e una maestra, che chiameremo M. Costei cita nomi e cognomi di tre dipendenti della scuola che le avrebbero confermato le violenze, delle quali dichiara di aver avvisato anche O. ed Avanzi. Che, perciò, avrebbe dovuto sapere.

In ogni caso, il tribunale considera la frase dell’operatrice che avrebbe confermato le accuse insufficiente a gettare discredito sulla scuola (ci mancherebbe!) e ordina il reintegro di O.

A questo punto, cosa fa il presidente Avanzi? Accusa M. di falsa testimonianza e licenzia pure lei. Senza preavviso. Ma, per supportare l’affermazione di falsa testimonianza, è necessario dimostrarla. Cosa impossibile, secondo i sindacati, che glielo fanno notare. Tre giorni dopo, prima che inizi qualsiasi processo, Avanzi torna sui suoi passi e M. viene reintegrata.

Qualche tempo dopo le tre dipendenti che avrebbero assistito alle violenze, tutte assunte a tempo determinato, prendono le distanze da M. Riportiamo quasi integralmente una dichiarazione: “Io sottoscritto/a…, dipendente della Scuola Materna Fondazione B. Kofler, non ho mai visto la maestra X dare uno schiaffo ad un bambino. Non ho mai riferito di un episodio di violenza su un bambino all’interno della scuola materna Kofler alla maestra M. Non ho mai riferito di eventuali episodi di violenza al Presidente della Scuola Materna Fondazione Kofler Roberto Avanzi”.

Nel frattempo O., nonostante il giudice ne abbia ordinato il reintegro, non viene riammessa al lavoro, c’è una supplente al suo posto. Per cui Avanzi sta pagando, con soldi pubblici, due persone per l’effettivo lavoro di una sola; mentre la maestra accusata di violenze, che ha nel frattempo denunciato O. di diffamazione, non si vede più a scuola, ed è sostituita da una supplente.

I genitori, che da tempo chiedevano un’assemblea per discutere la vicenda, la ottengono solo dopo diversi mesi, il 2 gennaio scorso; Avanzi si presenta al confronto come portavoce dell’intero direttivo (la cui stragrande maggioranza non era a conoscenza di nulla).

Gli telefoniamo e gli chiediamo di poter avere lo Statuto di Co.e.si., che promette di inviarci (e non ci arriva). Gli chiediamo inoltre la sua versione dei fatti: “C’è un’inchiesta della magistratura in corso ed è una vicenda che deve risolvere la scuola al suo interno. I fatti riguardano solo l’Ente e nessun giornale dovrebbe occuparsene”.

Non sembrano intenzionati a lasciar perdere alcuni genitori. Emblematica è la lettera scritta da alcuni di loro agli altri genitori: “Noi del “Draghetto” (una sezione dell’asilo n.d.r.) potremmo dichiararci soddisfatti: M. tra qualche giorno tornerà al suo posto, ad O. ci penserà il Tribunale e la vicenda da parte nostra potrebbe chiudersi qui: ma, a discapito della soddisfazione prevale in noi lo sconcerto. Abbiamo scoperto presunte violenze, licenziamenti ‘con la mannaia’, un Tribunale che ipotizza un insabbiamento di fatti gravi, preoccupante carenza di dialogo nei riguardi delle famiglie, per non parlare – altri argomenti – del pastrocchio della ristrutturazione (ora infatti all’asilo sono in atto dei lavori e la sfortuna vuole che sabato 1° dicembre una bambina sia stata sfiorata da un pezzo di cartongesso staccatosi dal soffitto. n.d.r.) delle proteste sui giornali, di un clima difficilissimo all’interno della sede scolastica. A nostro parere ci sono elementi a sufficienza per sfiduciare l’attuale gestione ed è nostra intenzione riunirci tutti in assemblea pubblica per confrontarci in merito”.

In conclusione, c’è una maestra che maltratta i bambini di un asilo protetta dal suo capo? Sarebbe gravissimo, ma per ora non sembra dimostrabile. Ma, anche se così non fosse, il modo in cui il presidente della scuola ha usato il suo potere non appare il migliore per tutelare i bambini e difendere il buon nome della scuola.

Sembrano pensarlo, comprensibilmente preoccupati, anche alcuni genitori. Vedremo come andrà a finire.

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Commenti (2)

Sara

Il dato non manca: è stato detto che l'insegnante in questione ha denunciato l'inserviente per diffamazione. Si rilegga l'articolo.

Mauro

sono solo illazioni. Conosco l'insegnante nominata nell'articolo: è un'ottima insegnante e mai avrebbe fatto del male ai bambini. A me sembra l'esito di un chiacchericcio finito male, molto male. Manca un dato importante: l'inserviente è stata denunciata per diffamazione dall'insegnante in questione. andava detto
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